Il Fatto Quotidiano

Haftar fa il prezioso, Conte: “Fondamenta­le il ruolo Usa”

Il generale sarà alla Conferenza di Berlino. L’Italia per una missione, ma solo di pace

- » SALVATORE CANNAVÒ

Chi pensava che il vertice a Mosca, presenti Khalifa Haftar e Fayez al Serraj sotto la tutela interessat­a di Russia e Turchia fosse il punto di svolta, ieri mattina, si è dovuto ricredere. Vladimir Putin non ha ancora messo le mani sul “mare nostrum”, ma ha dovuto invece prendere atto della partenza da Mosca del generale libico indisponib­ile a firmare l’accordo del Cremlino.

Haftar non si è tirato ancora fuori dalle trattative prendendos­i due giorni per decidere se firmare la tregua e assicurand­o che sarà presente alla Conferenza di Berlino domenica prossima. La Germania ha reso noto ieri la lista dei presenti composta da Usa, Russia, Gran Bretagna, Francia, Cina, Emirati arabi, Turchia, Repubblica del Congo, Italia, Egitto, Algeria, le Nazioni Unite, l’Unione europea, l'Unione africana e la Lega araba.

MA ANCHE se Haftar non ha smesso di trattare, fonti militari legate al governo di Sarraj hanno riferito ieri che veicoli militari e cannoni degli Emirati arabi uniti sono giunti nel quartier generale del generale per un possibile nuovo attacco a Tripoli. Gli Eau e l’Arabia saudita sostengono attivament­e il generale, che ieri è andato ad Amman in Giordania, e la linea di frattura che vede contrappos­ti quegli Stati alla Turchia aiuta a cogliere il nodo principale.

Non a caso ieri il presidente turco ha dichiarato che “la Libia può apparire lontana nella mappa, ma per noi è un luogo importante. In quel Paese abbiamo fratelli che non accettano il golpista Haftar. Haftar vuole eliminarli e compiere una pulizia etnica”. Se accadrà, lui, Erdogan, è disposto “a dare una lezione” al generale.

Poi c’è l’Egitto dove ieri si è recato il presidente del Consiglio per continuare a tessere una tela di compromess­o e di “facilitazi­one” della pace. L’idea di Conte resta quella di farsi garante per entrambi gli

Il leader della Cirenaica non ha ancora firmato l’accordo proposto al Cremlino

La Germania ha reso nota la lista dei partecipan­ti alla conferenza di Berlino: tutte le potenze e molto Mediterran­eo

apre all’idea di una missione di peacekeepi­ng schieramen­ti e in questo gioco di contrappos­izioni a cerchi concentric­i – le fazioni libiche, gli alleati arabi, poi la Turchia, la Russia e, ancora, l’Unione europea – il gioco italiano può risultare velleitari­o. Oppure vincente, se alla fine gli scontri incrociati dovessero determinar­e un’impasse.

ANCHE PER QUESTO il premier ha aperto, in modo sempre più netto, al possibile invio di militari in Libia. Non una missione di guerra italiana, ma una chiara missione di peacekeepi­ng possibile solo dopo la sigla di una tregua e finalizzat­a al mantenimen­to della pace. Sul modello del Libano, ma non necessaria­mente sotto il cappello dell’Onu bensì dell’Ue. Cosa che eviterebbe il coinvolgim­ento della Russia. E su questo c’è un gioco di sponda con Haftar che ha fatto sapere in ogni modo che non vuole assolutame­nte la presenza turca. Ma ieri Conte lo ha sottolinea­to con forza, “rimane fondamenta­le la consultazi­one con gli Stati Uniti”

Sulla missione c’è l’intesa con Luigi Di Maio: “Sul modello Unifil in Libano” spiega il responsabi­le della Farnesina che, intervenut­o a #Cartabianc­a, chiude all’idea di Marco Minniti come “inviato della Ue”: “Semmai dovremmo avere un inviato italiano”.

Anche Conte sottolinea che se soldati saranno inviati sarà solo in condizioni “di massima sicurezza”. E ieri sera il premier ha convocato i capigruppo di maggioranz­a e opposizion­e per informare tutti dei viaggi compiuti finora. La Lega non ha inviato il suo e dal fronte delle opposizion­i solo Fratelli d’Italia ha espresso qualche apprezzame­nto per una missione militare, mentre Forza Italia è tornata ad accu

I punti

Verso il 19 gennaio

La Germania rende nota la lista dei Paesi della Conferenza. Pesa il ruolo della Turchia

sare il premier di dilettanti­smo. “Ho incontrato più volte Haftar – ha detto Conte – allorché mi informò della iniziativa militare, gli dissi subito che stava commettend­o un grave errore”. “L’Italia ha fatto una scelta ben precisa: siamo disponibil­i a investire tutto il nostro capitale per indirizzar­e gli attori libici e la comunità internazio­nale verso una soluzione politica, ma non siamo disponibil­i a fornire armi o militari per alimentare un conflitto armato”.

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Il premier italiano all’incontro avuto con Haftar a Roma. A fianco, al-Serraj
Tessiture Il premier italiano all’incontro avuto con Haftar a Roma. A fianco, al-Serraj

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