“Il gruista è morto per le gravi carenze Mittal sulla sicurezza”
Le dure accuse dei commissari di governo in Tribunale
■ Il 10 luglio Cosimo Massaro morì in un incidente per “omissioni nella manutenzione dei macchinari”. Depositate 86 pagine: “L’azienda fa capitalismo d’assalto”
L’incidente
mortale in cui ha perso la vita il 10 luglio il gruista dell’ex Ilva, Cosimo Massaro, è “ascrivibile a gravi carenze organizzative di sicurezza” di ArcelorMittal. È forse la più grave accusa dei Commissari straordinari Ilva ai vertici della multinazionale che al giudice milanese Claudio Marangoni ha presentato nei mesi scorsi istanza di recesso del contratto di gestione dello stabilimento siderurgico di Taranto. È l’ultima di una lunga lista contenuta nelle 86 pagine depositate martedì al tribunale civile Milano. Per i commissari, la caduta in mare della gru per il tornado che si scatenò su Taranto “oltre alla gravissima perdita umana” ha anche “seriamente danneggiato la produzione dello stabilimento” per colpa del gruppo franco indiano. Tanto che nel procedimento penale sono contestate “ipotesi di reato fondate – scrivono i commissari – su omissioni nelle attività di manutenzione dei macchinari” sotto il loro “diretto ed esclusivo
controllo”.
EMERGE la difficoltà di dialogo tra la struttura commissariale e i vertici di Arcelor, che mentre si lanciano accuse cercano un nuovo accordo per la permanenza della multinazionale a Taranto. Una trattativa su cui c’è il più stretto riserbo ma che, leggendo i documenti presentati da entrambe le parti, non sembra vicina a un accordo. Nel documento, poi, ArcelorMittal è accusata di propalare “falsità” sull’immunità penale, utilizzata come grimaldello per giustificare la fuga da Taranto dove hanno eseguito azioni frutto di un “capitalismo d’assalto”. L’azienda non avrebbe rispettato gli obblighi imposti dal contratto e quelli dettati dal piano ambientale: “A rc el o rM it ta l non ha portato avanti la realizzazione del Piano nei tempi e con gli investimenti programmati” e non avrebbe “eseguito il programma di manutenzione concordato nell’ambito del Contratto in modo coerente alle migliori pratiche di esercizio”. Non solo. ArcelorMittal “risulta poi gravemente inadempiente a obblighi economici” non avendo pagato 85 milioni per l’acquisto, quasi un anno fa, dei cosiddetti “beni esclusi”, cioè che non facevano parte del contratto di gestione, e perché “alla scadenza prevista per novembre 2019 non ha proceduto a versare il canone trimestrale contrattualmente dovuto nella misura di Euro 45 milioni trimestrali”. Difficile quindi ipotizzare che entro il 7 febbraio, giorno in cui il giudice dovrà decidere
Inadempiente ”L’azienda fa capitalismo d’assalto Troppe analogie con Romania e Belgio”
sull’istanza, si trovi una soluzione con i negoziati. Per i commissari il gruppo vuole ripetere quanto già fatto, ci sarebbero “inquietanti e sinistre analogie con l’operazione di acquisizione dell’azienda siderurgica di Hunedoara compiuta in Romania una quindicina di anni fa, e che si era risolta in una devastante deindustrializzazione dell’area” e con l’esperienza di Liegi dove alle “trionfalistiche dichiarazioni di ammodernamento e riconversione” è seguito “un processo di progressiva dismissione che ha cancellato lo stabilimento”.