Renzi & Boschi rivogliono l’impunità e fermano la legge accelera-processi
Sulla prescrizione
La bestia nera della prescrizione blocca ancora una volta la riforma del processo penale. Nulla di fatto al vertice sulla Giustizia, il secondo in 12 giorni. “Malgrado numerose convergenze sulle misure per abbreviare i tempi – ha dichiarato il Guardasigilli Alfonso Bonafede dopo la riunione – rimangono alcune distanze sulla prescrizione. Per me e il M5S resta prioritario garantire la certezza della pena”.
PROTAG O NI STA del vento contrario è sempre Matteo Renzi, che a vertice in corso faceva campagna elettorale dai microfoni di Zapping, su Radio1: “Un processo senza fine è la fine della giustizia”. E bolla come “incostituzionale” il lodo Conte, avanzato dal premier il 9 gennaio: blocco per tutti i condannati in primo grado – come prevede già la legge Bonafede – e per gli assolti vale ciò che avrebbe voluto per tutti il Pd: blocco della prescrizione solo se l’appello si celebra entro due anni, altrimenti ricomincia a decorrere (in termini tecnici, si chiama “prescrizione processuale”).
Con la testa alle elezioni di domenica in Emilia Romagna e Calabria e soprattutto con il timore per la tenuta del governo, Zingaretti attacca Renzi: “C’è una maggioranza da tutelare. I partiti di maggioranza che votano con l’opposizione la indeboliscono”. Il riferimento è al voto dello scorso 15 gennaio in commissione Giustizia di Italia Viva a favore del ddl Costa (Forza Italia), che avrebbe abolito la legge Bonafede sulla prescrizione: la maggioranza non è andata sotto per un solo voto. E lunedì, quando lo scenario politico sarà determinato dall’esito del voto in Emilia Romagna, lo stesso ddl Costa approda in Aula. Italia Viva finora ha minacciato gli alleati di govenro di votare definitivamente con Fi, Lega e FdI. E se il Pd dovesse perdere le regionali, ragionano i dem, Renzi potrebbe passare ai fatti, per regolare i conti con il suo ex partito, gettando il governo sul precipizio dele elezioni anticipate.
Al vertice di ieri, però, Maria Elena Boschi e Lucia Annibali hanno lasciato intendere che difficilmente lo faranno. Iv potrebbe cedere in cambio del “lodo Conte 2”: quando i condannati in primo grado vengono assolti in appello, anche per loro si applica la prescrizione processuale. Annibali con i cronisti è possibilista: “Vedremo, ci sarà un aggiornamento”, un altro vertice prima del voto di martedì.
A Renzi ha risposto a muso duro pure Bonafede: “La distinzione fra assolti e condannati non è la mia proposta di partenza ma ricordo che questa distinzione è stata già introdotta nella scorsa legislatura da qualcuno che adesso solleva profili di incostituzionalità (legge Orlando del governo Renzi, ndr). Secondo Walter Verini, responsabile Giustizia dle Pd, “è una proposta con dignità e ragionevolezza”. Piero Grasso, leader di Leu ed ex magistrato, aveva rilevato da subito “qualche perplessità, ma c’è un pragmatismo di governo che spinge a trovare una soluzione”.
VENENDO al merito della riforma, la proposta Bonafede è che il processo duri complessivamente 4 anni: 12 mesi in primo grado, due anni in appello e un anno per la Cassazione. Nessun limite, però, per mafia e terrorismo e più tempo per altri reati gravi. Cade l’obbligo di ripartire da zero per i processi in cui cambia anche solo un giudice del collegio. Per l’appello, ci potranno essere processi con giudici monocratici, l’avvocato potrà presentare appello solo se ha un mandato ufficiale del suo assistito. Se non c’è sentenza entro due anni, le parti possono pretenderla, con possibili conseguenze disciplinari per i
La stizza
Zingaretti se la prende con l’ex segretario: “Tuteli la maggioranza invece di indebolirla”
giudici che non rispettano i tempi. Cambierebbe anche il Csm: i togati passerebbero da 16 a 20 e i laici da 8 a 10. I togati sarebbero eletti in 19 collegi, 3 le preferenze possibili. Se non c’è un vincitore al primo turno si va al ballottaggio tra i due candidati che hanno preso più voti.