Coronavirus, la Cina riscopre la trasparenza “a orologeria”
Aquasi un mese dal caso zero, 291 contagiati, 6 morti e casi di infezione in altri paesi – Thailandia, Giappone, Corea del Sud, Australia, Hong Kong e Taiwan e ultimo il malato di Washington, Stati Uniti, il coronavirus partito il 31 dicembre a Wuahan, prima di allarmare il mondo, aveva già destato forti preoccupazioni ad Hong Kong. Era il 5 gennaio, da poco le autorità avevano superato il grande Capodanno di proteste anti-cinesi che aveva portato in piazza un milione di persone, quando Abc news titolava “Hong Kong intensifica la risposta alle malattie misteriose dalla Cina”. Si parlava dell’attivazione, da parte del sistema sanitario dell’ex colonia britannica di un livello di “risposta seria”, mentre si diffondeva la paura che riportava alla memoria i contagi della Sars, dell’aviaria e dell’influenza suina.
I CASI ACCERTATI di virus “misterioso” erano tre: due donne e un uomo che avevano viaggiato a Wuhan e avevano avuto febbre, infezione respiratoria o sintomi di polmonite. La leader contestatissima, Carrie Lam, abbandonata la guerra ai manifestanti, visitava stazioni ferroviarie per rivedere le misure di prevenzione sanitaria, esortando i viaggiatori che avessero sviluppato sintomi respiratori a indossare mascherine, consultare il proprio medico indicargli i propri spostamenti. “La maggior parte dei casi è stata rintracciata nel mercato alimentare della città del pesce della Cina meridionale nella periferia del tentacolare Wuhan, dove si dice che le offerte includano animali selvatici che possono trasportare virus pericolosi per l'uomo”, riportavano i quotidiani. “La commissione ha dichiarato che il mercato è stato disinfettato”, concludevano. Una solerzia che nei commentatori internazionali che seguivano le agitazioni hongkonghesi aveva destato il sospetto di voler spostare l’attenzione dai problemi politici a un’allerta sanitaria che in altri casi – ricordavano – era al contrario stata tenuta bassa proprio dalla comunicazione governativa. Un mese dopo, individuata la malattia “misteriosa” a mostrarsi a volto scoperto al mondo è la Cina, che per la prima volta, dopo il 2003, non si fa trovare impreparata. E, soprattutto, collabora da subito con l’Organizzazione mondiale della sanità, dove oggi arriverà la delegazione cinese e si valuteranno i dati del coronarovirus. “Non sottovalutate i sintomi”, esortano i leader politici cinesi, affinché fin dal primo dubbio di un possibile contagio, ci si rechi dal medico. “Non tacete sulle condizioni dei pazienti”, è l’appello che gli stessi lanciano ai dottori. “Si tratta di fermare l’epidemia perché non si trasformi in pandemia”, avvertono. “Stiamo facendo le cose giuste, nel modo giusto e al tempo giusto. Anche perché rispetto alla Sars le autorità cinesi sono state più tempestive e anche più sincere nel comunicare questo allarme”, riconosce anche il professor Walter Ricciardi, già presidente dell’Istituto Superiore di Sanità e presidente del “Mission Board for Cancer” della Commissione europea. Mentre il Centro europeo per il Controllo delle Malattie (Ecdc) ha alzato a moderato da basso il rischio che si verifichino in Europa casi del coronavirus cinese. Il Centro ricorda come “la fonte dell’infezione sia sconosciuta, e potrebbe essere ancora attiva, mentre la trasmissione da uomo a uomo è stata confermata, ma servono più informazioni per valutarne la piena portata. Tutto questo, mentre a Wahuan, dove tutto è partito, è stato aperto il centro per il coordinamento, il controllo e il trattamento dell’epidemia (2019-nCoV).
LA STRUTTURA, guidata dal sindaco, Zhou Xianwang, supervisiona anche la circolazione degli animali selvatici, la chiusura dei mercati correlati e controlli della temperatura corporea delle persone negli aeroporti, nelle stazioni ferroviarie e nei porti. Il quartier generale ha poi il compito di divulgare le ultime informazioni sul virus. Al contempo sono state prese strette misure di sicurezza, anche in vista dei festeggiamenti del Capodanno cinese che cade il 25 febbraio e che attira turisti da ogni latitudine. Tutta un’altra storia rispetto alle epidemie precedenti, sottolineata anche da Xi JinPing: “È assolutamente cruciale fare un buon lavoro di prevenzione e controllo epidemiologico, la sicurezza e la salute della popolazione sono la priorità massima”, ha fatto sapere il presidente che ha richiamato i funzionari alla “massima trasparenza”. La stessa a cui si era già appellato per la Via della Seta, appunto.
È assolutamente cruciale fare un buon lavoro di prevenzione e controllo epidemiologico La salute della popolazione è la priorità
XI JINPING
Rischio pandemia Sei morti e il primo infetto negli Usa: Pechino non nasconde le notizie e stavolta non si parla di repressione