Il Fatto Quotidiano

Riecco Crimi e Lombardi, i “traghettat­ori”

Dallo streaming con Bersani alla “reggenza” dei 5Stelle

- » PAOLA ZANCA

Aonor

del vero, nessuno li aveva dimenticat­i. Vito Crimi e Roberta Lombardi sono di diritto la pietra fondante dell’immaginari­o collettivo, quando si parla di Cinque Stelle. Il loro streaming con Pier Luigi Bersani – concluso con la definitiva sentenza: “Non siamo a Ballarò” – spiegò meglio di qualsiasi comizio che erano arrivati e niente sarebbe stato più come prima. Barbari o visionari, dipende da chi li guarda. Ma certo, a quei due, fu caricata una responsabi­lità che andava ben oltre la larghezza delle spalle individual­i. Crimi, siciliano trapiantat­o a Brescia, è sempre stato il filo diretto con i Casaleggio, padre prima e figlio ora. Lombardi, romana, è una delle poche che ha ancora la possibilit­à di alzare il telefono ed essere sicura che Beppe Grillo e il capo di Rousseau le rispondera­nno.

Non è un caso dunque che, usciti dai radar degli esordi, siano finiti nel Comitato di garanzia previsto dallo statuto

M5S. E che adesso siano loro, insieme a Giancarlo Cancelleri in rappresent­anza della “lobby siciliana”, a dover gestire la fase di traghettam­ento che porterà al nuovo capo politico, o come si chiamerà.

Spariti di scena, a dirla tutta, non lo sono stati mai. Uno è viceminist­ro, posto di compensazi­one dopo che il nuovo corso governista, quello col Pd, imponeva un cambio di guardia sul fronte del rapporto tra Stato ed editoria. Rapporto che Crimi, da sottosegre­tario del governo gialloverd­e, interpretò con una certa tempra, tanto da guadagnars­i il titolo di “gerarca minor e”, per volere del compianto Massimo Bordin, la voce di Radio Radicale che fu il bersaglio più grosso della stagione di tagli di Crimi. Lei, invece, ha perso la prima fila a Roma: non è rientrata in Parlamento perché nel 2018 ha tentato, invano, di sfidare Nicola Zingaretti alla guida della regione Lazio. Eppure, da capogruppo alla Pisana, ha menato ogni volta che ha potuto. Contro Di Maio e la gestione verticisti­ca del Movimento. E contro chi, di nuovo Di Maio, si opponeva alla nascita del governo con i dem. Lei ci ha creduto al punto da tentare, di nuovo invano, di legare le sorti dell’esecutivo al soccorso del fragile equilibrio numerico che il segretario Pd aveva in Regione.

Oggi si ritrovano sulla stessa barca, di nuovo in tempesta. E come allora si presero la briga di condiziona­re le trattative del governo mai nato di Bersani, oggi tocca a loro orientare la transizion­e del M5S cresciuto in fretta di Luigi Di Maio. Sono passati sette anni. Di solito, è quello della crisi di coppia. Vito e Roberta, invece, tornano insieme.

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Gli allora capigruppo M5S con Pier Luigi Bersani
Nel 2013 Gli allora capigruppo M5S con Pier Luigi Bersani

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