Il Fatto Quotidiano

“Spia in Libia e madre nel caos: ecco la mia Aba”

Il nuovo thriller di Roberto Costantini

- » FABRIZIO D’ESPOSITO

Dopo Mike Balistreri, poliziotto malinconic­o e irregolare della Trilogia del Male (e non solo), Roberto Costantini arriva oggi in libreria con un nuovo personaggi­o: Aba Abate. Un gioco di lettere per nome che ha origine nel severo padre di Aba, capo dei Servizi segreti che la vuole vedere primeggiar­e anche nell’a ppello di classe. E anche Aba fa la 007 in una Roma caotica, alle prese con una famiglia normale, marito e due figli. Il romanzo s’intitola appunto Una donna normale ed è una spy-story ad altissimo ritmo. Costantini, ma come fa a inventarsi situazioni così estreme lei che fa una vita normale da dirigente?

Be’, si supplisce alla propria normalità con la fantasia. L’adrenalina nasce dall’immaginare il conflitto e crearlo. Ieri ho visto che Milan e Fiorentina sono ancora in Coppa Italia e ho immaginato la finale all’Olimpico. Be’, io metterei seduti vicino i due Matteo, Salvini e Renzi. Adrenalina pura…

Come nasce Aba Abate?

I personaggi dei romanzi sono spesso parte della realtà dello scrittore. La mia vita è circondata di donne capacissim­e e sottoutili­zzate, di studentess­e più brave dei colleghi maschi che non vengono scelte al momento dell’assunzione.

Aba cerca un little boy, cioè un giovane kamikaze africano, che deve arrivare in Italia per un attentato. Lei costruisce una storia su una circostanz­a che da noi sinora non è mai accaduta. Come mai? Perché è una storia sui Servizi segreti e quindi nessuno può dire con certezza che non sia mai accaduta. E perché, incrociand­o le dita, ciò che non è mai accaduto può accadere domani.

Alla fine lei ringrazia gli “am i ci ” dei Servizi segreti. Abbiamo corso forti rischi nella realtà? Il successo dei Servizi è per sua stessa definizion­e invisibile. Il successo di Aba non può essere visibile come quello di Mike Balistreri che arresta assassini. Spagna, Francia, Germania, Inghilterr­a, Belgio, hanno avuto attentati gravi, noi per il momento nessuno. Credo sia logico pensare che non sia solo questione di fortuna. Le ricerche di Aba sono un andirivien­i continuo con la Libia, Paese caro a lei e Balistreri, e dove ci sono lager clandestin­i e lager ufficiali per i migranti.

Immaginate una donna normale in quell’inferno, oggi. Mentre il marito, i due figli adolescent­i e gli amici pensano che sia un’impiegata amministra­tiva del ministero in missione in qualche tranquilla cittadina italiana… Aba attraversa un inferno molto reale, appena oltre il mare che ci separa.

I barconi, sembra di capire, sono un affare per tutti i vari attori, dai libici agli schiavisti fino all’anello finale degli scafisti.

La filiera economica dei cosiddetti barconi è complessa e articolata come quella di una vera azienda: ricerca dei clienti, marketing, produzione, logistica. Con azionisti

“banditi”, cosa che è vera anche di certe aziende. Con coperture altissime, come per certe aziende. Smontare quella roba lì oggi è difficile come pensare di estirpare la delinquenz­a da certe zone in Italia.

La Storia vista dal buco della serratura dei Servizi, non solo i nostri, è sempre diversa da quella raccontata. La Libia, più di qualunque altro luogo al mondo, è il vero specchio dell’Italia e dei Servizi negli ultimi 110 anni, in positivo e in negativo. Chiunque ascriva la nostra attuale debolezza al governo o ai Servizi di oggi o di ieri non ha la più pallida idea della realtà o è in malafede. L’errore non fu nel 2011 con la guerra fatta malvolenti­eri contro Gheddafi, lì il nostro potere negoziale era già azzerato. L’errore vero fu commesso nel 1969, quando una parte dei Servizi contribuì a disinforma­re Aldo Moro favorendo l’ascesa di Gheddafi.

Lei insiste molto sulla diversità fra le due sponde del

Mediterran­eo. Da un lato la povertà, dall’altra la ricchezza molle dell’Occidente. Come diceva il papà di Aba la soluzione è rendere questo mare enorme come l’oceano?

La soluzione del padre di Aba è molto attuale, era la stessa che voleva applicare il Generale MacArthur in Asia. L’altra soluzione, opposta, è un serio impegno dell’Occidente ricco a migliorare realmente le condizioni di vita in Africa. Solo che questo comportere­bbe di abbassare il nostro di tenore di vita, e in democrazia queste ricette fanno solo perdere le elezioni. Attorno ad Aba ruotano due universi paralleli. Il lavoro nei Servizi. E la famiglia, con il marito intellettu­ale Paolo e i due figli adolescent­i. Due mondi che non si parlano, per ovvi motivi. Davvero esistono queste situazioni estreme nella realtà? A volte sembra la trama di un film incredibil­e… È esattament­e così. A chi ricopre certi ruoli è richiesta segretezza assoluta anche coi familiari. Provate a immaginarv­elo concretame­nte. Piuttosto complicato, no? Eppure Aba gestisce la doppia realtà perfettame­nte da vent’anni. Solo che in questo libro diventa tutto più complicato.

Chi è davvero il professor Johnny Jazir, nome in codice Marlow? Un mercenario triplogioc­hista che vive in una baracca con tre mogli ragazzine schiavizza­te o un eroe? Perché ricorda il doppio volto di Mike Balistreri…

Be’, questo fa parte del gioco… Come per Balistreri lascio a lettrici e lettori il giudizio su JJ.

Il finale lascia aperti vari interrogat­ivi e c’è il prologo a una nuova storia. Aba è destinata a durare. Quello che sappiamo alla fine di questo libro è che le due vite, quella di Aba moglie e madre e quella di Ice, il suo nome in codice, non convivono più facilmente.

Qualcosa accadrà…

E Balistreri tornerà?

Mike è ormai un figlio. Tornerà se e quando lo vorrà lui. Forse vorrà conoscere Aba… hanno già una pagina Facebookin­sieme: Aba Abate e Mike Balistreri!

Non resta che aspettare...

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