Virus, rimpatrio aereo “E poi la quarantena”
Pronto un volo civile Sarà dato l’ok alle partenze dopo il via libera dei sanitari italiani inviati nella Repubblica popolare
Non rientreranno tutti. Qualcuno ha deciso di restare. Sono dieci su 70, forse meno. Per gli altri il piano è pronto. A riportare a casa gli italiani di Wuhan sarà un aereo civile la cui partenza è attesa per oggi alla volta del lo scalo militare della metropoli cinese incubatrice del virus 2019-nCoV. Che oltre la Grande Muraglia ha ucciso almeno 130 persone.
È stato comunicato in serata il risultato del tavolo di coordinamento cui lavorano rappresentati dell’Unità di crisi del ministero degli Esteri, Stato maggiore della Difesa e Comando Operativo Interforze di viale XX Settembre ed esponenti del dicastero della Salute. Il volo sarà di tipo civile, ma sarà operato dalla Difesa, avrà a bordo personale medico ed è stato organizzato dai ministeri con l’Istituto Nazionale per le malattie Infettive “Lazzaro Spallanzani”. Allo stato, il rientro è previsto entro venerdì, ma non ci sono certezze. “Non si sa ancora se ripartirà il giorno stesso o il successivo”, facevano sapere fonti vicine al dossier. “Sono in corso valutazioni, deciderà la task force”, chiosa in serata il ministro della Salute, Roberto Speranza.
IL TUTTO condizionato all’ok a operare il volo atteso dalle autorità di Pechino. “Noi – assicurava a metà giornata Stefano Verrecchia, capo dell’unità di crisi della Farnesina – stiamo lavorando con la nostra ambasciata in Cina per ottenere queste autorizzazioni che sono complesse”. Al punto che in serata l’interrogativo restava aperto.
Dal tavolo interministeriale erano attese indicazioni precise circa il protocollo da seguire per gestire al meglio gli italiani rimpatriati. L'ipotesi circolata attorno alle 19 è che in caso di quarantena, i connazionali potrebbero trascorrere gli eventuali 14 giorni di sorveglianza sanitaria necessaria per monitorare un’eventuale incubazione in una struttura militare. A dare per certo il periodo di isolamento era in serata Pierpaolo Sileri, viceministro della Salute. Sarà il suo dicastero a decidere la struttura che ospiterà i connazionali e la scelta dipenderà dalle loro condizioni e necessità.
A disposizione ci sarebbero le caserme, il che escluderebbe l’eventualità che gli evacuati possano essere ospitati in strutture sanitarie o che facciano rientro a casa, dove risulterebbe difficoltosa la sorveglianza quotidiana da parte delle Asl. Nel centro prescelto sarà servito ovviamente anche cibo ma è escluso che le persone possano condividere i pasti: in quel caso infatti dovrebbero togliersi la mascherina interrompendo l'isolamento e mettendo a rischio la procedura di sorveglianza. La certezza, al momento, è una: da Wuhan i cittadini italiani potranno partire solo dopo visita medica che escluda problemi, quindi solo se sani. Ma “non abbiamo ancora tutti gli elementi, dagli orari al numero di persone, non escludiamo niente”, spiegava Speranza.
IL VIRUS spaventa – oltre 6.000 i contagi in Cina, 68 nel resto del mondo – e i dirigenti scolastici chiedono lumi. L’Associazione Nazionale Presidi ha chiesto all’Iss un protocollo su come comportarsi in caso di rientro a scuola di studenti in arrivo dal Paese del Dragone. “Ci sono attualmente circa 600 cittadini Ue che intendono lasciare laCina e ora non possono farlo”, ha detto il commissario europeo alla Gestione delle crisi Janez Lenarcic, in conferenza stampa a Bruxelles. Tra questi non ci saranno alcuni degli italiani che vivono nella metropoli focolaio del Coronavirus. Alcuni potrebbero decidere di restare per motivi “familiari o personali”, si apprende da fonti della comunità italiana. Secondo Sileri “saranno una cinquantina quelli che torneranno”.
In serata, intanto, è partito il primo volo per la Francia, dove si è registrato il quinto contagio. Oggi, ha annunciato il premier Boris Johnson, potranno rientrare nel Regno Unito coloro che tra i 200 britannici residenti a Wuhan decideranno di farlo.