“Il Regeni egiziano arrestato al Cairo e subito torturato”
Era a Bologna con l’Erasmus, catturato al rientro al Cairo: accusato di terrorismo per i post contro il regime. La sua associazione accusa: “Ha subito l’elettroshock”
Uno studente egiziano, in Italia all’Università di Bologna con il progetto Erasmus, è stato fermato dai servizi di sicurezza e arrestato venerdì mattina all’aeroporto internazionale del Cairo. Su di lui pesanti accuse, addirittura di terrorismo, dopo la pubblicazione di alcuni post anti-regime sui social network nei mesi scorsi. Poche ore prima aveva lasciato il nostro Paese per tornare in visita alla famiglia a Mansoura, 130 chilometri a nord della capitale.
PATRICK GEORGE ZAKI, 27 anni, è iscritto alla facoltà di Lingue moderne dell’ateneo bolognese e frequenta il corso in studi di genere del Dipartimento di letteratura internazionale attraverso il programma Erasmus “Gemma”. Nell’agosto scorso Zaki è arrivato a Bologna per il suo corso di studi dopo aver ottenuto una laurea in Farmacia. Poche settimane dopo, il 20 settembre, al Cairo e in altre città dell’Egitto è scoppiata una protesta anti-regime che ha portato in strada decine di migliaia di persone, suscitando la violenza reazione del governo guidato da Abdel Fattah al-Sisi. La pubblicazione dei suoi post su quell’evento potrebbe essere alla base del suo arresto appena uscito dal terminal 2 dell’aeroporto cairota: “Lui è un nostro attivista – spiegano dall’Eipr, una delle tante associazioni egiziane che si occupano di diritti umani – e l’aver mostrato il suo punto di vista su quelle proteste ha sicuramente giocato un ruolo decisivo. Siamo attenti all’evolversi della situazione, ma dopo essere scomparso per un giorno dal momento del suo arrivo, siamo riusciti a sapere che adesso si trova in una prigione della sua città d’origine, Mansoura. Zaki ha subìto torture e violenze, gli hanno applicato l’elettroshock, è stato minacciato e interrogato su cosa facesse in Italia”.
L’INTELLIGENCE egiziana è sicura che Patrick George Zaki non abbia svolto un normale periodo di studio a Bologna, quanto messo in piedi una rete anti-governativa estera volta a rovesciare il governo di al-Sisi. Una sorta di presunta “cellula” italiana collegata all’ex attore e imprenditore Mohamed Ali, esiliato in Spagna da cinque anni e anima della protesta scatenata sei mesi fa nel Paese In realtà il 27enne, membro della rete internazionale Lgbt, fino all’altro giorno ha frequentato il corso universitario a Bologna. Venerdì è salito sull’aereo per tornare a casa per qualche giorno. Era la prima volta dall’agosto 2019. Al momento risulta abbastanza difficile prevedere cosa accadrà nei suoi confronti ed è difficile ipotizzare un suo imminente ritorno in Italia per proseguire il corso di studi. Ieri pomeriggio il procuratore di Mansoura gli ha rinnovato la detenzione per quindici giorni.
Fino alla notizia dell’arresto Zaki era uno sconosciuto per le autorità italiane, alle quali l’Egitto non l’ha mai segnalato. Dalla Farnesina fanno sapere che il Ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, segue l’evolversi del quadro in contatto con la nostra ambasciata al Cairo. Il presidente dell’Emilia-Romagna, il neo-riconfermato Stefano Bonaccini si auspica di “avere presto notizie del giovane ricercatore egiziano” mentre il sindaco di Bologna, Virginio Merola si dice preoccupato: “Dal balcone del nostro Comune sventola lo striscione giallo per Giulio Regeni, per questo non possiamo essere indifferenti a quanto accaduto”, ha commentato. Il Pd chiede al governo di intervenire. Infine Erasmo Palazzotto: “Come si fa a considerare ancora l’Egitto un luogo sicuro. Il governo italiano non può continuare a far finta di niente nelle relazioni con un Paese che continua a violare i diritti umani”, ha twittato il presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte di Giulio Regeni. Dal settembre scorso il governo egiziano ha arrestato migliaia di persone ritenute ostili e pericolose per la sicurezza nazionale. Attivisti, professionisti, giornalisti, tutti da mesi in attesa di giudizio e sottoposti a torture e vessazioni.
In Italia
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