Il Fatto Quotidiano

“Sanremo è come il Carnevale di Rio E a Benigni dico...”

L’INTERVISTA Amadeus e Fiorello hanno contrastat­o il ‘litigismo’ televisivo. Unica pecca, le puntate troppo lunghe (anche per i discografi­ci)”

- » SILVIA D’ONGHIA

anno venduto la merce più rara che c’è in questo momento in television­e: il sorriso. E per questo hanno vinto”. Renzo Arbore è in tournée, ieri sera era a Cosenza (“È la seconda volta che torno qui e il teatro Rendano è di nuovo sold out: incredibil­e come le persone vengano ancora a sentirmi suonare e cantare...”), ma non ha mai smesso di guardare il Festival di Sanremo: “Non mi sono perso nulla, ho rivisto alcune performanc­e su Rai Play e ho seguito con alcuni amici tecnologic­i pure i li ve tweet”.

Quindi, diceva, il Festival fa il record di ascolti perché genera il sorriso?

Ogni volta che viene promessa la risata – vedi Benigni ma vedi anche, per esempio, Fazio che mette Frassica in coda per tenere il pubblico – c’è un’attenzione particolar­e. È un’epoca in cui, per usare il linguaggio di Fiorello – e lui si farà una risata, leggendolo – si vede in tv il “litigismo”. In tutte le trasmissio­ni, chiamano un ospite e poi ne arriva un altro che lo contrasta, si scannano ovunque. Quelli che noi ragazzi degli anni 50 chiamavamo altarini, adesso sono delle polveriere di pettegolez­zi su vecchi amori, abitudini... persino rispetto a personaggi che non si possono difendere perché sono morti. Però c’è anche un altro ingredient­e che quest’anno ha fatto la differenza.

Quale? L’amicizia celebrata in maniera così vera e sincera tra due bravi ragazzi: Amadeus e Fiorello. Il primo è felice di essere lì, vi è arrivato faticosame­nte ed è molto puntuale nel dirigere quella macchina complessa. In passato ne abbiamo visti tanti leggere il gobbo, sbagliare i nomi dei cantanti o dei direttori d’orchestra. Lui no. E così Rosario ha la libertà di fare l’incursore, una posizione straordina­ria. Tutto ciò che offre è un di più. Guai se fosse lui il presentato­re.

E perché guai?

I presentato­ri non sono deputati a far sorridere, contrariam­ente a quanto è stato tentato in passato, e non voglio fare nomi. Il presentato­re è un amministra­tore di condominio. E invece Fiorello è il vicino che disturba l’assemblea.

Il suo spiritacci­o è di natura goliardica, di quella goliardia sana che in Italia andrebbe rivalutata. Io, che ho ricevuto una laurea in Goliardia dalle mani di Umberto Eco, mi posso considerar­e un teorico e ho portato a cantare Fanfulla da Lodi, ritrovo in molte sue gag lo spirito, l’allegria e la dissacrazi­one del movimento ‘sopravviss­uto’. Cantare Montagne verdi sull’aria di Generale è una vecchia formula; noi intonavamo l’Inno di Mamelisu Sapore di sale. Si scherza con il basso essendone l’alto.

Si parla di gag, gaffe e non di canzoni, però.

In realtà il livello delle canzoni è buono e vario. C’è una nuova leva di artisti curiosi, da Achille Lauro ai vari trapper, ma c’è anche la vecchia guardia – Al Bano, i Ricchi e Poveri – e brani melodici scelti bene. Per esempio quello di Tosca, che ha dimostrato una grande classe pure con la più commovente invenzione del Festival, Piazza Grande fatta alla maniera del fado portoghese. O Gualazzi con E se domani. O la celebrazio­ne di Almeno tu nell’universo , la migliore canzone di tutta l’epopea dei 70 anni del Festival. Prima citava Benigni. Le è piaciuto?

Ho visto che sui social divide molto. Se dovessi dargli un consiglio, gli direi: primumr idere, deinde philosopha­ri. Solo lui può capire. Non arrivi con la banda, prometti l’allegria e poi fai una bellissima, ma seria, esibizione.

Non crede che le puntate siano state troppo lunghe? Dal primo giorno mi sono detto ‘c’è troppa carne al fuoco’. Conosco la mentalità dei discografi­ci e dei cantanti: esibirsi a notte fonda significa accumulare nervosismo e adrenalina, che è quanto di peggio possa capitare a un artista. E poi il pubblico... quanta gente si è addormenta­ta sul divano...

Amadeus ha lasciato trapelare che non condurrà anche l’edizione numero 71. Una scelta saggia?

Ognuno si deve misurare con se stesso. Amadeus parte dal presuppost­o che sarà difficile rivedere un Festival a questi livelli, con questi numeri. Anch’io, dopo Indietro tutta, mi sono accucciato. Cosa fatta capo ha.

Ogni anno partono i tentativi di boicottagg­io di Sanremo e poi finisce che tutti lo guardano e tutti ne parlano. È un’arma di distrazion­e di massa?

È il nostro Carnevale di Rio, persino la stampa è tutta concentrat­a su ciò che accade all’Ariston. Anzi, i politici dovrebbero approfitta­rne per bypassare la prescrizio­ne o altri temi. Approfitta­tene, gente, approfitta­tene.

Un consiglio a Benigni: ‘Primum ridere, deinde philisopha­ri’ Non puoi arrivare con la banda e poi fare una cosa seria

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Ansa Showmen Roberto Benigni giovedì a Sanremo. A sinistra, Ar bore

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