Lodo prescrizione nel Milleproroghe (con sospensione)
Accordo La nuova norma per la legge Bonafede inserita in un emendamento per disinnescare la protesta dei renziani
Tramonta l’ipotesi di un decreto legge per modificare la blocca-prescrizione di Alfonso Bonafede, previsto al Consiglio dei ministri di domani. La via dell’emendamento al Milleproroghe è praticamente certa anche se fino a sera la concitazione regnava assoluta tra le forze della maggioranza e in via Arenula, dove ha sede a Roma il ministero della Giustizia.
Ma M5S, Pd e LeU sono per una volta graniticamente compatti e vogliono tutti insieme, d’accordo con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, disinnescare Matteo Renzi e le sue minacce politiche che hanno l’obiettivo di condizionare il governo, con la conseguenza di uno stallo diventato insopportabile per il resto della maggioranza.
ECCO PERCHÉ il decreto legge che era la strada privilegiata pure al ministero della Giustizia, subito dopo l’accordo di giovedì sera sulla prescrizione, ha ceduto il passo all’emendamento dentro al Milleproroghe. Solo così si evita che Renzi possa ancora blandire la clava della crisi di governo e dell’appoggio esterno. Anche se l’ex premier ha ritrattato perché in realtà non vuole andare a elezioni, essendo da un lato consapevole dei sondaggi a lui sfavorevoli e dall’altro desideroso di pesare nella partita succulenta delle prossime nomine. Insomma, è per dare un brusco colpo di freno a Italia Viva che M5S, Pd e LeU non vogliono andare al Consiglio dei ministri per approvare un decreto legge con l’assenza plateale dei ministri renziani, come annunciato dal senatore fiorentino. Per arrivare però alla scelta de ll ’ emendamento, maturata solo nella serata di ieri, ci sono stati confronti serrati con i tecnici parlamentari e del ministero della Giustizia per superare lo scoglio dell’ammissibilità. Infatti la Bonafede, che blocca la prescrizione per tutti dopo il primo grado è una legge in vigore quindi non si può votare una proroga com’è accaduto per tre volte - su proposta proprio dell’attuale Guardasigilli - alla riforma Orlando sulle intercettazioni, approvata ai tempi del governo Renzi ma non entrata in vigore e stoppata fino all’accordo di dicembre giallorosa.
DUNQUE, poiché è certamente impossibile modificare il codice penale con un emendamento, la soluzione, che qualcuno nella maggioranza, con una battuta, ha chiamato all’italiana, sarebbe questa: emendamento con una sorta di sospensione tecnica, brevissima, della legge Bonafede che porta con sé il cosiddetto lodo Conte 2 venuto fuori dall’intesa M5S-Pd-LeU, senza Iv, giovedì. Il lodo sarebbe così approvato con il Milleproroghe, in discussione alla Camera, dove la maggioranza ha i numeri al netto dei renziani. A quel punto, resterà il blocco della prescrizione per i condannati in primo grado e in appello mentre per gli assolti la prescrizione continuerà a correre.
Il piano M5S, Pd e LeU prevede l’approvazione dell’emendamento, che blinda l’intesa di giovedì e mette all’angolo i renziani, in contemporanea alla riforma penale di Bonafede, quella accorcia processi, al Consiglio dei ministri. Il primo giorno utile è martedì ma è più probabile che sia più in là. “Ma non troppo”, ci dicono ambienti vicini a via Arenula.
La via del Milleproroghe è come prendere due piccioni con una fava: azzera pure l’emendamento allo stesso provvedimento, di Lucia Annibali, Iv, che chiede la sospensione della Bonafede (versione attuale) fino al 2021 e rende innocuo il voto del 24 alla Camera del ddl di Enrico Costa, FI, che prevede l’abolizione della Bonafede. Certo, i renziani potrebbero vendicarsi in Senato, dove la maggioranza senza di loro non ha i numeri: mercoledì la commissione Giustizia esamina il decreto intercettazioni, cioè la riforma Orlando modificata. Ma la tenuta del resto della maggioranza su lodo Conte 2 e riforma penale fa ritenere a diversi esponenti di governo che alla fine sarà Renzi a dover cambiare atteggiamento. Anche perché sono ben 400 le nomine da fare.
Piano di riserva
Il Guardasigilli voleva un decreto: adesso una pausa brevissima per l’approvazione