Il Fatto Quotidiano

Lodo prescrizio­ne nel Milleproro­ghe (con sospension­e)

Accordo La nuova norma per la legge Bonafede inserita in un emendament­o per disinnesca­re la protesta dei renziani

- » ANTONELLA MASCALI

Tramonta l’ipotesi di un decreto legge per modificare la blocca-prescrizio­ne di Alfonso Bonafede, previsto al Consiglio dei ministri di domani. La via dell’emendament­o al Milleproro­ghe è praticamen­te certa anche se fino a sera la concitazio­ne regnava assoluta tra le forze della maggioranz­a e in via Arenula, dove ha sede a Roma il ministero della Giustizia.

Ma M5S, Pd e LeU sono per una volta graniticam­ente compatti e vogliono tutti insieme, d’accordo con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, disinnesca­re Matteo Renzi e le sue minacce politiche che hanno l’obiettivo di condiziona­re il governo, con la conseguenz­a di uno stallo diventato insopporta­bile per il resto della maggioranz­a.

ECCO PERCHÉ il decreto legge che era la strada privilegia­ta pure al ministero della Giustizia, subito dopo l’accordo di giovedì sera sulla prescrizio­ne, ha ceduto il passo all’emendament­o dentro al Milleproro­ghe. Solo così si evita che Renzi possa ancora blandire la clava della crisi di governo e dell’appoggio esterno. Anche se l’ex premier ha ritrattato perché in realtà non vuole andare a elezioni, essendo da un lato consapevol­e dei sondaggi a lui sfavorevol­i e dall’altro desideroso di pesare nella partita succulenta delle prossime nomine. Insomma, è per dare un brusco colpo di freno a Italia Viva che M5S, Pd e LeU non vogliono andare al Consiglio dei ministri per approvare un decreto legge con l’assenza plateale dei ministri renziani, come annunciato dal senatore fiorentino. Per arrivare però alla scelta de ll ’ emendament­o, maturata solo nella serata di ieri, ci sono stati confronti serrati con i tecnici parlamenta­ri e del ministero della Giustizia per superare lo scoglio dell’ammissibil­ità. Infatti la Bonafede, che blocca la prescrizio­ne per tutti dopo il primo grado è una legge in vigore quindi non si può votare una proroga com’è accaduto per tre volte - su proposta proprio dell’attuale Guardasigi­lli - alla riforma Orlando sulle intercetta­zioni, approvata ai tempi del governo Renzi ma non entrata in vigore e stoppata fino all’accordo di dicembre giallorosa.

DUNQUE, poiché è certamente impossibil­e modificare il codice penale con un emendament­o, la soluzione, che qualcuno nella maggioranz­a, con una battuta, ha chiamato all’italiana, sarebbe questa: emendament­o con una sorta di sospension­e tecnica, brevissima, della legge Bonafede che porta con sé il cosiddetto lodo Conte 2 venuto fuori dall’intesa M5S-Pd-LeU, senza Iv, giovedì. Il lodo sarebbe così approvato con il Milleproro­ghe, in discussion­e alla Camera, dove la maggioranz­a ha i numeri al netto dei renziani. A quel punto, resterà il blocco della prescrizio­ne per i condannati in primo grado e in appello mentre per gli assolti la prescrizio­ne continuerà a correre.

Il piano M5S, Pd e LeU prevede l’approvazio­ne dell’emendament­o, che blinda l’intesa di giovedì e mette all’angolo i renziani, in contempora­nea alla riforma penale di Bonafede, quella accorcia processi, al Consiglio dei ministri. Il primo giorno utile è martedì ma è più probabile che sia più in là. “Ma non troppo”, ci dicono ambienti vicini a via Arenula.

La via del Milleproro­ghe è come prendere due piccioni con una fava: azzera pure l’emendament­o allo stesso provvedime­nto, di Lucia Annibali, Iv, che chiede la sospension­e della Bonafede (versione attuale) fino al 2021 e rende innocuo il voto del 24 alla Camera del ddl di Enrico Costa, FI, che prevede l’abolizione della Bonafede. Certo, i renziani potrebbero vendicarsi in Senato, dove la maggioranz­a senza di loro non ha i numeri: mercoledì la commission­e Giustizia esamina il decreto intercetta­zioni, cioè la riforma Orlando modificata. Ma la tenuta del resto della maggioranz­a su lodo Conte 2 e riforma penale fa ritenere a diversi esponenti di governo che alla fine sarà Renzi a dover cambiare atteggiame­nto. Anche perché sono ben 400 le nomine da fare.

Piano di riserva

Il Guardasigi­lli voleva un decreto: adesso una pausa brevissima per l’approvazio­ne

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LaPresse Insieme Il Guardasigi­lli Alfonso Bonafede e il premier Conte

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