“Sullo scambio intervento urgente e non ordinario”
Lodi Inchiesta sul deragliamento del Frecciarossa. Interrogatorio fiume per gli operai Rfi indagati. Sulla stessa tratta altre 3 manutenzioni quella notte
Ilavori sul deviatoio 5 di Livraga erano non ordinari e gli operai nelle ore precedenti avevano già fatto tre interventi sulla stessa tratta. Questo emerge da ll’inchiesta sul deragliamento del Frecciarossa avvenuto giovedì alle 5:34 e che ha provocato la morte dei due macchinisti. Vi era dunque un’emergenza e la necessità di fare in fretta. I lavori come recita il fonogramma inviato alla centrale operativa di Bologna terminano alle 4,45, e cioè 25 minuti prima che il treno parta dalla stazione centrale di Milano. Ieri negli uffici della Polfer di Piacenza si sono tenuti gli interrogatori dei cinque indagati e cioè tutta la squadra dei manutentori di Rfi che ha lavorato sullo scambio. I cinque lavoratori hanno spiegato la loro posizione. Gli interrogatori sono andati avanti fino a tarda sera alla presenza del pm Giulia Aragno e degli investigatori del Nucleo operativo incidenti ferroviari.
L’ISCRIZIONE nel registro degli indagati dei cinque lavoratori, si legge nell’avviso di garanzia, è dovuta al fatto che tutti, secondo la Procura di Lodi, “non avrebbero svolto l’attività in modo adeguato”. I cinque sono accusati di omicidio colposo, disastro colposo e lesioni colpose. Al centro dei verbali quello scambio rimasto in deviata (aperto) e che invece doveva essere chiuso e posto nel “g i us t o tracciato”, come scritto nel fonogramma, per permettere il passaggio del treno. Capire perché si trovasse in quella posizione è il cuore dell’indagine coordinata dalla Procura di Lodi. La Polfer ha sequestrato tre hard disk contenenti alcuni video importan
TRA LE IPOTESI si valuta un calo di pressione del sistema per mancanza di olio o per infiltrazioni di aria che hanno fatto riaprire lo scambio ti. Si tratta di una telecamera posta nella carrozza tre e di alcune riprese fatte dalle telecamere di sicurezza della palazzina attrezzi di Livraga. La prossima settimana sono previsti i primi accertamenti irripetibili. Anche per questo è stata necessaria l’iscrizione dei lavoratori, per permettere ai loro legali di partecipare agli accertamenti.
L’incarico ai consulenti sarà dato già domani. Le analisi tecniche si svolgeranno sulle carrozze e sullo scambio. Il fatto che lo scambio fosse aperto, secondo la Procura, è da legarsi a un errore umano. Ora quale errore e se sia realmente umano è ancora da capire. Di certo quel giorno la squadra di manutentori aveva già operato tre interventi precedenti su altri scambi. La notte di giovedì il deviatoio 5 presentava due problemi: uno meccanico e uno elettrico. Il primo riguardava il meccanismo che apre e chiude lo scambio. Meccanismo composto da tre elementi. Gli operai hanno sostituito il primo, quello più importante. E nonostante ciò il problema è continuato sotto il profilo elettrico. Per questo si è scelto di riportare lo scambio nel “giusto tracciato”, ovvero in posizione dritta rispetto al senso di marcia del treno e lo si è fatto dalla centralina presente nella palazzina di Livraga. Dopodiché è stata tolta la corrente. Un particolare di non poco conto perché la disalimentazione del deviatoio lo ha cancellato dalla rete informatica dell’alta velocità.
IN QUEL MOMENTOla centrale operativa di Bologna non lo ha più visto. Fosse stato collegato avrebbe prodotto un alert tale da far rallentare il treno in modo da prendere alla giusta velocità la curva prodotta dalla deviata. Rimanendo alla versione dei manutentori, l’operazione si è conclusa bene, tanto che il fonogramma lo dimostra. Cosa succede dopo? Secondo procedura, rimesso a posto lo scambio è stato vistato dal capo squadra. Lo scambio, però, è gestito da un sistema oleodinamico. Impossibile aprirlo e chiuderlo a mano. Tra le ipotesi si valuta anche un calo di pressione del sistema per mancanza di olio o per infiltrazioni di aria che hanno fatto riaprire lo scambio. La Polfer ha sequestrato, oltre alle due scatole nere, anche il libretto statistico della manutenzione con le annotazioni fatte fino a giovedì mattina e il modello della corrispondenza telefonica. Gli indagati restano cinque, ma l’indagine punta a ricostruire la catena di comando, fino a valutare il coinvolgimento della società Rfi (ancora non indagata) e dell’ad secondo la legge 231 sulla responsabilità penale degli enti.
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