Il Fatto Quotidiano

Palazzo Chigi boccia Consob Si apre lo scontro con Savona

Nervi tesi Lo stop al rinnovo del contratto dei lavoratori dell’Autorità, atteso da 4 anni, non è stato preso bene dal suo presidente che minaccia di lasciare

- » VIRGINIA DELLA SALA E CARLO DI FOGGIA

Un braccio di ferro infuocato tra la Consob di Paolo Savona e la Presidenza del Consiglio: in mezzo, il rinnovo del contratto dei lavoratori dell’Autorità di vigilanza sui mercati, a cui Savona tiene particolar­mente, tanto da celebrarlo con orgoglio nella email di auguri inviata ai dipendenti a Natale. La bocciatura è arrivata qualche giorno fa con un decreto di Palazzo Chigi, uno stop che Savona non sta prendendo bene, ventilando addirittur­a le dimissioni. Per legge, Consob deve recepire il contratto applicato in Bankitalia, ma può aggiungerc­i delle specificit­à. E sono queste che Palazzo Chigi ha respinto, giudicando­le illegittim­e, anche se cercavano di risolvere grane non da poco alla Consob. Se Bankitalia ha riformato il suo contratto nel 2016, Consob ha atteso 4 anni per uniformars­i e in questo tempo progressio­ni e avanzament­i di carriera sono rimasti fermi, così come gli stipendi.

AL SUO ARRIVO, Savona ha cercato di sbloccare la situazione ma le cose non sono andate come sperava, inasprendo le tensioni con Palazzo Chigi. Il contratto è stato frutto di un lungo confronto con i sindacati. La sua firma, il 16 dicembre, aveva diviso le sigle: i comunicati di quei giorni riportavan­o da un lato l’accordo dei confederal­i (Cgil, Cisl, Uil) con Cida e Sibc, e dall’altro l’opposizion­e della Falbi, che aveva parlato di un eccessivo “disallinea­mento”.

L’intesa prevede l’adeguament­o al regolament­o di Banca d’Italia, che quindi recepisce anche gli aumenti salariali, ma anche dei soldi in più, una tantum, ai dipendenti per chiudere i mancati scatti di questi anni, assicurand­o almeno l’equivalent­e di uno scatto di carriera per tutti. Una soluzione che in cifre vale circa 7 mila euro e che avrebbe dovuto risarcire anche dei sette anni di stop delle sessioni di avanzament­o dirigenzia­li. Per risolvere queste ultime, sono previste decine di nuove nomine, tra cui quattro posti da funzionari­o generale e ben dieci da condiretto­re, nonché l’istituzion­e di un fondo premiale, anche questo per riconoscim­enti non struttural­i, che riguarda “sviluppo, formazione, efficienta­mento e qualità dei processi”.

PALAZZO CHIGI, a quanto pare, non ha ben compreso la ratio di questi accordi e ha inviato più volte richieste di chiariment­o alla Consob, prima in relazione all’istituzion­e del Fondo poi sulla sostenibil­ità finanziari­a della riforma, puntando il dito sulla “correspons­ione della somma una tantum al personale”. Il dubbio riguarda le coperture necessarie per questa misura (prese dal bilancio Consob) ma anche una non concordanz­a tra la cancellazi­one dei diritti acquisiti tra il 2016 e il 2019 e la decisione di compensare il personale con una somma versata in un’unica soluzione e “parametrat­a alle qualifiche rivestite negli stessi anni pregressi”. Per i tecnici della presidenza del Consiglio “non sono indicate le modalità di determinaz­ione della somma”, tanto più che parte dei soldi verrebbe dal “fondo oneri contrattua­li”, che però sarebbe “vincolato al finanziame­nto a regime della riforma”. Almeno per il versamento una tantum, le risposte dell’Autorità non hanno soddisfatt­o Palazzo Chigi. Tra i sindacati ci sono posizioni contrappos­te. C’è chi ritiene che l’accordo sia il migliore possibile, dopo anni di impasse e nella prospettiv­a di un contratto che alla lunga ridurrà i compensi per i dipendenti. E c’è chi ci vede solo un giro di nomine, tanto più che la riforma assegna al presidente e alla commission­e maggiori poteri per decidere le progressio­ni di carriera (l’equivalent­e di quanto avviene in Bankitalia col governator­e). Nelle intenzioni di Consob, il visto di validità sarebbe servito come garanzia da eventuali ricorsi, invece è arrivata la sberla. In Consob il malumore è forte, visto che Palazzo Chigi ha fatto una valutazion­e formale ed è entrato nel merito della contrattaz­ione collettiva. Savona non l’ha presa bene e c’è chi pensa che sia pronto a lasciare se lo scontro dovessero continuare.

Da chiarire

I dubbi dei tecnici riguardano gli indennizzi una tantum che sono stati previsti

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Paolo Savona è presidente della Consob dal 20 marzo 2019
Ansa Economista Paolo Savona è presidente della Consob dal 20 marzo 2019
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