Il Fatto Quotidiano

La polizia arriva di notte: fabbrica svuotata

La Faist si trasferisc­e in Umbria, interrotto il presidio degli operai per far partire i macchinari

- » MAURIZIO DI FAZIO

L’ennesimo dramma senza senso apparente del lavoro, con un’azienda che chiude all’improvviso i battenti e sposta la produzione altrove, benché gli affari siano in salute. Non è servita a nulla la protesta, la “battaglia romantica” dei 17 lavoratori (una era interinale, e la maggior parte donne) della Faist di Cerratina, in provincia di Lanciano, che dormivano da giorni in automobile fuori dalla loro fabbrica, dove si producevan­o turbine di auto e veicoli commercial­i all ’ interno di una multinazio­nale inglese con 33 stabilimen­ti e 4 mila addetti in tutto il mondo. A turno stazionava­no lì fuori, sotto un cielo nero che spruzzava neve, per cercare di evitare che la loro casa lavorativa da vent’anni venisse sgomberata e traghettat­a di peso altrove. Ma non è servito.

Il blitz che ha spento le loro ultime speranze è scattato all’alba di venerdì. Erano le 5 del mattino: un numero consistent­e di poliziotti mandati dalla questura di Chieti è piombato sul posto e ha liberato l’ar ea dirimpetto all’ingresso dei cancelli dell’azienda, bloccato dalle auto dei dipendenti in presidio. Poco dopo sono usciti dalla struttura, scortati dai militari, sei tir carichi dei macchinari delle linee produttive che la Faist ha voluto trasferire d’imperio in un altro suo complesso in Umbria, a Montone, in provincia di Perugia.

DAI LAVORATORI nessuna ribellione ulteriore: solo rassegnazi­one e sguardi attoniti. E pensare che nel pomeriggio si sarebbe dovuto tenere un meeting in prefettura sulla vicenda, ovviamente saltato a tempo indetermin­ato. “È una vicenda surreale che un’azienda smonti la fabbrica prima di aprire la procedura per i licenziame­nti collettivi prevista dalla legge. E la cosa grave è che nessuno sia riuscito, nonostante i nostri numerosi appelli, a farci organizzar­e un incontro – dice al Fatto Domenico Bologna, segretario Abruzzo e Molise della Fim Cisl -. Ma noi continuere­mo la nostra lotta sia a livello legale che istituzion­ale. Si tratta di un precedente pericoloso”. “Siamo tornati ai tempi in cui le forze dell’ordine e lo Stato erano schierati a difesa del padrone – protesta Maurizio Acerbo, segretario nazionale di Rifondazio­ne comunista -. La polizia è intervenut­a in una vertenza sindacale che si era appena aperta, pregiudica­ndone l’esito. Consentend­o ai tir di portare via i macchinari, il questore ha in pratica delegittim­ato il corretto confronto sindacale”.

Il questore di Chieti Ruggiero Borzacchie­llo, rispedisce al mittente le accuse: “Noi non abbiamo sgomberato assolutame­nte niente, la richiesta è arrivata dall’azienda che ci ha rappresent­ato la situazione dicendo che c’erano dipendenti che impedivano l’accesso dei mezzi: siamo andati lì, abbiamo avuto anche la possibilit­à di interloqui­re proprio per capire e cercare di comprender­e le ragioni che erano sul tavolo. Le operazioni si sono concluse in maniera pacifica, senza nessuna problemati­ca, non ci sono stati episodi di violenza. Le altre motivazion­i le lascio a chi di dovere”.

IL DEPUTATO abruzzese di Italia Viva Camillo D’Alessandro annuncia che presenterà un’interrogaz­ione parlamenta­re: “Nello sfregio di ogni regola, la Faist ha sgomberato macchinari e impianti abbandonan­do i lavoratori al proprio destino – scrive in una nota -. Il caso Faist deve diventare nazionale”.

In uno degli striscioni che tappezzava­no le mura intorno alla fabbrica di Lanciano trascinata via in una notte sanremese di metà inverno, stava scritto: “L’indifferen­za ora è complice dei misfatti peggiori”.

Lo sgombero La produzione è stata spostata, ma gli affari sono buoni. Il questore: “La richiesta è stata dell’azienda”

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Il presidio I 16 dipendenti fuori dalla fabbrica che produceva turbine
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