Berlusconi e la questione morale mai affrontata
Caro direttore, vorrei porre l’a ccento sulla questione morale che la biografia di Berlusconi ci induce a guardare con le giuste lenti. Troppo spesso la politica ha visto nelle istituzioni repubblicane non un luogo dove portare a compimento il bene comune, ma un piatto di spaghetti simile in modo imbarazzante a quello che, nel finale di Miseria e Nobiltà, viene servito di fronte agli affamati protagonisti. E troppe volte la politica non ha esitato a metterci direttamente le mani dentro se non addirittura, nella foga che l’avidità causava, riempirsene le tasche senza decenza. Con poche differenze: Totò impersonava un miserabile, mentre la politica non è composta dagli ultimi; e, nel caso di quel piatto ricco che è lo Stato, gli spaghetti sono i nostri soldi, la nostra dignità e il nostro futuro. Berlusconi è soltanto l’ennesimo “morto di fame” partorito da quel periodo di decadenza e dereg ul at i on che ha coinciso con gli anni 80. Riepiloghiamo brevemente la sua storia. Un palazzinaro abilissimo, talmente perito nel campo del mattone, che sul finire degli anni 70 stava per fallire; e tale sarebbe rimasto, un “Berlusconi chi? Il palazzinaro fallito?”, se non gli fossero piovuti sulla testa dei soldi arrivati chissà da dove, che utilizzò per avviare il suo impero mediatico. Uno straordinario comunicatore, così abile che, senza pagare la politica, non avrebbe mai avuto successo in questo campo; e ciò nonostante, corse il rischio di fallire per debiti, lo ricorderemmo con un “Berlusconi chi? Il magnate dei media fallito?”, se non fosse entrato in politica per usarla, di nuovo, per se stesso. Uno statista geniale, talmente provetto che, dopo il suo venticinquennio costellato di leggi vergogna e incompetenza, l’Italia si ritrova in una situazione disastrosa. Chi ha scritto la carta fondante della nostra democrazia non era uno sprovveduto, continuiamo dunque a porci questioni etiche e morali in politica.