MA MUSEI E MOSTRE NON CHIUDONO, ANZI
Da Roma a Firenze le scuole sono chiuse, ma i musei restano incredibilmente aper ti
Le
aule di Firenze o di Roma dove si insegna la Storia dell’arte restano chiuse: ma, a pochi metri, le grandi mostre sono apertissime.
Il Quirinale ha twittato il video del capo dello Stato che, martedì 3, inaugura la mostra del cinquecentenario di Raffaello alle Scuderie del Quirinale: vi si vede benissimo che il presidente, il suo seguito, il ministro Franceschini e i curatori non osservano affatto la distanza di un metro. Come potrebbero, del resto, negli spazi della mostra, davanti ai quadri: e, a maggior ragione, come potranno i comuni visitatori, per quanto il loro numero sia stato ridotto?
Una risibile retorica afferma, in queste ore, che tenendo aperto il carrozzone raffaellesco l’arte vincerebbe sulla paura: una strepitosa baggianata, che ha gran spazio sul giornale che, certo per puro caso, è anche lo sponsor tecnico per la comunicazione della mostra in questione. E qui si arriva al punto: le mostre sono ormai solo un affare economico, e uno strumento della politica. Con l’aggravante che il presunto movente “culturale” tutto lava, e tutto giustifica. I curatori di Raffaello criticano aspramente, in privato, la riforma Franceschini dei musei: ma ne approfittano per farsi prestare anche quadri che non dovrebbero viaggiare. La legge proibisce che le imprese del gioco d’azzardo si facciano pubblicità, ma Lottomatica restaura un Raffaello e il ministro la ringrazia in conferenza stampa. Si celebra il Raffaello padre della tutela costituzionale di patrimonio e paesaggio, ma con una mostra il cui main sponsor è Salini Impregilo, signore della cementificazione globale. Si saluta in Raffaello il “primo soprintendente”: ma in una mostra organizzata da Ales, braccio imprenditoriale del Mibact funzionale alla precarizzazione del lavoro dei Raffaello di oggi.
E si potrebbe continuare a sgranare il rosario delle contraddizioni. Figuriamoci, dunque, se il virus poteva fermare questa macchina, efficientissima nell’usare la bellezza di Raffaello per ripulire reputazioni e costruire carriere.
LO STESSO vale per i musei: incredibilmente aperti. Dario Nardella aveva annunciato l’ingresso gratuito ai musei fiorentini, beccandosi la (giusta, stavolta) intemerata di Burioni, che ha commentato: “Il virus ringrazia”. L’incauto sindaco aveva replicato che i musei civici sono innocui per i loro piccoli numeri, aggiungendo “non sono mica gli Uf fizi ”. Una chiosa surreale, perché gli Uffizi sono spalancati (e, fino a poche ora fa, anche gremitissimi), per la stessa ragione per cui lo show delle mostre deve andare avanti: i biglietti, gli incassi, i quattrini. Ieri un altro genio, il sindaco leghista di Ferrara, ha annunciato la tariffa dimezzata dei suoi musei cittadini “per rilanciare i settori più colpiti”: se qualcuno ancora si chiede a cosa servono musei e mostre...
Il governo Conte ha motivato la sofferta e difficile decisione di chiudere scuole e università con il dovere di seguire il principio della massima precauzione possibile. Ineccepibile: ma perché quel principio non vale anche per musei e mostre? È incomprensibile, perché un eventuale contagio tra frequentatori anonimi e casuali di un’esposizione d’arte sarebbe assai più difficilmente tracciabile che non tra i noti allievi di una scuola: ma, soprattutto, perché la scuola è in cima alla gerarchia delle funzioni vitali di una democrazia, e quando si arriva a chiuderla si dovrebbe chiudere proprio tutto.
Evidentemente la macchina delle mostre conta molto, ma molto, di più della scuola e dell’università: chissà se da questo virus riusciremo a guarire.