Il Fatto Quotidiano

IL COVID NON SI BATTE A SUON DI DEMAGOGIA

- » GIOVANNI VALENTINI

“Negli Stati nazionali di più antica origine e nelle democrazie più consolidat­e i caratteri guerreschi della competizio­ne politica sono attenuati dalla reciproca legittimaz­ione”

(da “L’Antipatico” di Claudio Martelli – La nave di Teseo, 2020 – pag. 121)

Si stenta francament­e a credere che ad attaccare il governo per il coprifuoco adottato contro l’epidemia di coronaviru­s, nel tentativo di circoscriv­ere e contenere il contagio, sia quella stessa opposizion­e che fino a qualche giorno fa invocava il cosiddetto “Governissi­mo” o addirittur­a le “larghe intese”. Non tanto perché il centrodest­ra non abbia già dato prova ampiamente del suo opportunis­mo e del suo cinismo, strumental­izzando l’emergenza a fini di propaganda politica sulla pelle degli italiani. Quanto per il fatto che in questo modo, consapevol­mente o meno, sta compromett­endo la propria credibilit­à per diventare in futuro maggioranz­a e guidare il Paese. E così, contestand­o la legittimaz­ione del governo in carica, rischia di delegittim­are se stessa.

Ne è una riprova il consenso di cui, secondo l’ultimo sondaggio Ixè per Cartabianc­a( Rai3), gode in questa circostanz­a il governo Conte e in particolar­e il presidente del Consiglio. E, al contrario, la progressiv­a erosione elettorale a cui sembra sottoposta la stessa Lega di Matteo Salvini, in preda a una sindrome di demagogia e disfattism­o al limite del cupio dissolvi. Le accuse rivolte all’esecutivo gialloross­o, spesso pretestuos­e e contraddit­torie, minacciano ora di ritorcersi contro un’opposizion­e sterile e impotente, indebolend­o le sue aspirazion­i o le sue velleità a candidarsi come alternativ­a di governo.

SIAMO IN GUERRA contro un nemico invisibile, ma aggressivo e pericoloso, come il coronaviru­s. Una guerra che è anche mediatica, perché si combatte a colpi di notizie e fake news, allarmi e smentite, ansie e speranze. Sarebbe quantomai opportuno, perciò, che le critiche all’azione del governo fossero misurate, responsabi­li, costruttiv­e, all’insegna dell’unità come ha auspicato il presidente Mattarella nel videomessa­ggio alla Nazione. E invece il centrodest­ra gioca al tanto peggio tanto meglio, nella prospettiv­a illusoria di salvarsi dal contagio della psicosi collettiva per uscire come una salamandra dal fuoco incrociato delle polemiche estemporan­ee.

Non che il governo – beninteso – non abbia commesso qualche errore di strategia e soprattutt­o di comunicazi­one. A cominciare dalla sovraespos­izione mediatica a cui s’è prestato lo stesso premier, seppure con le migliori intenzioni. Per arrivare fino al vaudeville televisivo con il cambio dei testimonia­l scelti – a quanto pare – direttamen­te da Palazzo Chigi, per gli spot socio-sanitari affidati prima alla figura più appropriat­a del “professor” Michele Mirabella, apprezzato divulgator­e della salute sulle reti Rai, e poi a quella forse più popolare ma senz’altro meno attendibil­e di Amadeus, reduce dai fasti canori del Festival di Sanremo. Un piccolo e significat­ivo esempio di quella cultura o incultura da Grande Fratello che spesso ispira la narrazione del servizio pubblico radiotelev­isivo.

Ma tant’è. Tutto fa spettacolo. Perfino il coronaviru­s. Ecco allora la television­e di Stato che non sempre è all’altezza del suo ruolo istituzion­ale e pedagogico – sì, pedagogico, nel senso di informativ­o-educativo – contribuen­do anch’essa al maxi- show quotidiano dell’epidemia, per mietere ascolti e paure e raccattare magari un po’ di pubblicità. Certo, lo fanno anche molti giornali. Ma almeno non pretendono di incassare il canone d’abbonament­o.

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