Il Fatto Quotidiano

“Denunciai gli appalti truccati: io demansiona­to, i colpevoli salvi”

Ex dipendente del Comune di Pavia, accusò funzionari pubblici e imprendito­ri: tutti prescritti

- » GIACOMO SALVINI

Ingegnere di formazione, di mestiere funzionari­o comunale prima a Pavia e oggi nel piccolo paese di Miradolo Terme. Eppure lui, con gli amici, si definisce ironicamen­te “Pres idente dell’Associazio­ne Rompicogli­oni Onlus”. Ed è proprio così che Vito Sabato, 61enne di origini calabresi, è stato visto per molto tempo nel Comune dove ha lavorato per anni. “Mi hanno distrutto la vita e anche la salute…”, dice oggi passando in un attimo dall’ironia alla malinconia.

La vicenda risale al 2006 quando Sabato, da funzionari­o dell’Ufficio traffico e mobilità del Comune di Pavia guidato dal centrosini­stra di Piera Capitelli, si accorge che nelle gare di appalto per i lavori stradali c’era qualcosa che non tornava: fermate degli autobus in mezzo al nulla, la stessa segnaletic­a stradale fatturata più volte, la manutenzio­ne su strade di un chilometro e mezzo quando in realtà erano lunghe un terzo. Poi i soldi pubblici, per un totale di quasi un milione di euro, che sparivano. Sabato non crede ai suoi occhi e decide di andare a denunciare tutto in Procura: “Andai pure a fare un giro di nascosto per le strade della città perché non volevo crederci – racconta oggi –. Molti dei lavori che erano attestati e fatturati, erano completame­nte inventati”.

LA PROCURA di Pavia apre un’indagine a vario titolo per falso, peculato, truffa e minacce nei confronti di cinque persone tra imprendito­ri e funzionari comunali: dopo il processo di primo grado, i giudici assolvono tre persone mentre vengono condannati a 4 anni Antonio Capone, ex dirigente dell’Ufficio traffico, e a 3 anni e 10 mesi l’imprendito­re Pier Giorgio Scagnelli. Nel 2013 la Corte di appello conferma le condanne pur riducendol­e, per intervenut­a prescrizio­ne su alcuni fatti: 3 anni a Capone e 2 anni e 11 mesi per Scagnelli. In Cassazione però, nonostante il risarcimen­to poi quantifica­to in 144 mila euro, il processo arriva già morto: è tutto prescritto. “Una vera ingiustizi­a, ma non è finita lì”.

Perché, cos’è successo? Subito dopo la mia denuncia sono stato trasferito all’ufficio Anagrafe, ufficialme­nte per ‘garantire la trasparenz­a dell’azione amministra­tiva e giudiziari­a’. In realtà volevano levarmi dall’uff icio mobilità per andare a non far niente.

Ovvero?

Dopo la mia denuncia in Procura sono stato completame­nte demansiona­to: andavo in ufficio, ma non avevo pratiche da gestire. Mi annoiavo a tal punto che ho iniziato a portarmi i dvd del Commissari­o Montalbano e mi guardavo tutte le puntate, in maniera provocator­ia. Tutti lo sapevano perché tenevo un diario personale su Facebook. Il mio superiore non ha potuto compilare la pagella di valutazion­e perché ‘non avevo attività da svolgere’.

Perché ha deciso di denunciare? Iniziando a spulciare le carte avevo trovato una serie di lavori pagati e mai fatti: strade che erano tre volte più lunghe di quelle reali, stessi interventi fatturati fino a tre volte e così via. Non solo: mi ero accorto che le gare erano vinte da ditte di Palermo, Taranto fino al Friuli- Venezia Giulia che però poi non venivano a Pavia a fare i lavori. E i soldi intanto sparivano.

Il Comune l’ha ringraziat­a?

No, pensavo che dopo la mia denuncia qualcuno mi chiamasse almeno per dimostrarm­i solidariet­à: d’altronde avevo difeso il Comune di Pavia che aveva perso molti soldi. Invece non mi hanno mai chiamato. Sono stato demansiona­to e nel 2014, quando è stato eletto il sindaco di centrosini­stra Massimo Depaoli, gli ho scritto una lettera ma anche lui non ha mai fatto niente. Ma soprattutt­o mi sono sentito molto solo: solo una collega mi ha sostenuto mentre tutti gli amici che mi stavano intorno nel tempo si sono defilati.

Eppure per la giustizia italiana non c’è alcun colpevole.

Esatto, per soli venti giorni. È una cosa assurda, con la prescrizio­ne non c’è giustizia.

Cosa propone?

La prescrizio­ne andrebbe bloccata dopo la sentenza di primo grado o anche dopo il rinvio a giudizio. Poi, certo, dipende dai reati ma quelli contro la pubblica amministra­zione non dovrebbero mai essere prescritti.

Denuncereb­be di nuovo? Siccome io sono testardo, lo farei ancora ma guardando a tutta la vicenda dall’esterno, chi è onesto in questi casi finisce sempre male. Sono talmente amareggiat­o e, scusi il termine, scoglionat­o che nonostante avessi diritto a un risarcimen­to non l’ho mai chiesto: ero troppo schifato da tutta questa storia.

Nel 2017 è entrata in vigore la legge che protegge chi denuncia, i whistleblo­wer. Sì, ma il rischio è sempre che l’anonimato non sia vero e proprio: se si continua a lavorare nell’ente, c’è sempre la possibilit­à di ritorsioni. Io proporrei il trasferime­nto con l’assegnazio­ne di un lavoro in altro ente pubblico.

Oggi cosa fa, signor Sabato?

Due anni fa, dopo l’inferno che ho vissuto, sono stato chiamato dalla segretaria comunale di un comune vicino a Pavia, Miradolo Terme, che mi ha chiesto di andare a lavorare con lei perché aveva letto la mia storia e mi conosceva come un bravo funzionari­o. Adesso sono qui, finalmente.

SPARITO UN MILIONE DI EURO

Ho trovato una serie di lavori pagati e mai fatti: strade che erano tre volte più lunghe di quelle reali, stessi interventi fatturati fino a tre volte

Dopo l’esposto sono stato messo da parte: andavo in ufficio, ma non avevo pratiche da gestire

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A sinistra, il Comune di Pavia; in basso il 61enne di origine calabrese Vito Sabato
Il comune A sinistra, il Comune di Pavia; in basso il 61enne di origine calabrese Vito Sabato
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