Il Fatto Quotidiano

Israele, Lieberman stravolge la quasi vittoria di Bibi

Nuovo governo L’ex alleato di Netanyahu appoggia Gantz e dà l’ok alla legge che vieta agli inquisiti di essere premier

- » FABIO SCUTO

Q uel sorriso sornione è scomparso e il profumo della vittoria è svanito, in meno di due giorni. Il conteggio finale delle elezioni israeliane ha inchiodato l’Alleanza di destra guidata da Benjamin Netanyahu a 58 seggi invece dei 60 inizialmen­te attribuiti, mentre il variegato fronte dei suoi fieri oppositori guidato dall’ex generale Benny Gantz di Kahol Lavan potrebbe toccare quota 62 seggi alla Knesset. Una maggioranz­a di “scopo”, si ipotizza in questo weekend, in grado di varare una legge che impedisca a chi è in attesa di giudizio di essere eleggibile alla carica di primo ministro e che metta un limite agli incarichi da premier.

Per Netanyahu sarebbe un uppercut da cui è difficile rialzarsi. L’idea è del suo ex alleato Avigdor Lieberman, leader di Yisrael Beitenu (il partito di riferiment­o degli immigrati dall’Est), che già giovedì ai suoi durante una cena elettorale aveva annunciato di avere “una soluzione al problema”. In effetti è l’unica promessa che aveva fatto: essere determinan­te nella fine politica di Netanyahu, di cui negli anni è stato bodyguard, autista, segretario, assistente, consiglier­e, capo dello staff e infine più volte ministro. L’idea di Lieberman si presenta con un doppio vantaggio: accelerare l’addio di Bibi alla vita pubblica e prevenire una quarta elezione, visto lo stallo dei risultati delle urne.

I SUOI SETTE SEGGI spingerebb­ero Kahol Lavan (33) e i suoi alleati a sinistra (7), la United Arab List (15), oltre la soglia della maggioranz­a minima alla Knesset. Nella notte dello scrutinio elettorale mentre i coriandoli cadevano sulla testa di Netanyahu e signora alla festa del Likud e una musica trionfante saliva di molti decibel, Lieberman era stato bollato come un perdente, un giocatore d’azzardo fallito. Due giorni dopo, la ruota è girata ed è tornato a essere l’uomo chiave. Al momento “The Magician”, il Mago Netanyahu come lo chiamano i suoi ultras, non sembra trovare altri conigli nel suo cilindro. Ha percorso prima la sua solita strada, sminuire l’avversario anche nei suoi valori morali nella convinzion­e di poter trovare almeno 3 “voltagabba­na” nello schieramen­to avversario. Qualcuno che, piuttosto che passeggiar­e nei corridoi della Knesset per 4 anni fra i ranghi dell’opposizion­e, avrebbe preferito un ruolo da ambasciato­re, da presidente di un ente di Stato, e passare con lui. La manovra – due eletti di Kahol Lavan hanno dichiarato di essere già stati avvicinati da mediatori del Likud – al momento non ha funzionato. Ed ecco allora il partito di Netanyahu chiedere alla Commission­e elettorale il ri-conteggio delle schede sostenendo “errori nella registrazi­one dei risultati”, ma senza fornire prove. La richiesta è stata respinta. Benny Gantz teme un clima teso e rabbioso. Ha accusato Netanyahu di incitare alla violenza sulla scia del voto che lo ha visto di nuovo mancare la maggioranz­a per formare un governo. “L’istigazion­e alla violenza supera ogni limite. Se non ci svegliamo, il prossimo omicidio politico è dietro l’an g olo”, ha scritto su Facebook, poco dopo che un manifestan­te anti- Bibi era stato aggredito a Gerusalemm­e. Contrariam­ente alla precedente campagna elettorale, in cui non vi era quasi alcuna comunicazi­one tra Kahol Lavan e Yisrael Beitenu questa volta la linea è stata sempre aperta. Gantz e i suoi non sono stati sorpresi dall’annuncio di Lieberman. Lo stavano aspettando, con il respiro corto e le palpitazio­ni. Potrebbe essere la volta buona.

Alle strette

Il primo ministro va alla ricerca di voltagabba­na prima del processo vuole la maggioranz­a

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LaPresse Ribaltone Benjamin Netanyahu testa a testa con il generale rivale Benjamin Gantz
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