La guerra della banda larga costa a Telecom 116 milioni
L’Antitrust stanga il colosso per aver sabotato i bandi per le aree “a fallimento di mercato”. Li ha vinti la pubblica Open Fiber, che però è in enorme ritardo
La guerra della banda ultralarga per ora costa cara a Tim. Ieri l’Antitrust ha inflitto all’ex monopolista una multa storica: 116 milioni per aver abusato della propria posizione dominante al fine di “ostacolare lo sviluppo degli investimenti in infrastrutture di rete in fibra ottica”, quella che dovrebbe far viaggiare la connessione internet velocissima. Dietro la stangata si cela lo scontro di potere che si trascina dal 2016, da quanto Matteo Renzi costrinse l’Enel di Francesco Starace e la Cassa depositi e prestiti a mettere in piedi Open Fiber per sfidare Tim, accusata di non aver fatto gli investimenti necessari sulla rete.
L’AGENDA digitale europea pianifica entro il 2025 la cosiddetta “Gigabyte society”, ma a leggere le cronache degli ultimi giorni e le 200 pagine di istruttoria dell’Antitrust si capisce che l’obiettivo non sarà centrato. L’ indagine dell’Authority è partita a maggio 2017 da una segnalazione di Infratel, società in house del ministero dello Sviluppo incaricata di bandire le gare per realizzare la rete nelle “aree bianche”, quelle “a fallimento di mercato” in cui nessun privato avrebbe portato la rete veloce perché non conveniente. I nuovi bandi partono nel 2016. Tim partecipa ma - svela l’indagine - in realtà si muove con l’unico scopo di sabotare i bandi e ostacolare la società controllata da Enel e Cdp. Come? Chiedendo a gara in corso una modifica non profittevole dei piani di copertura delle aree; avviando ricorsi a raffica; e soprattutto cambiando strategia improvvisamente, scegliendo di investire da sola nelle aree bianche. È il cosiddetto progetto “Cassiopea”, approvato a marzo 2017 dal cda di Tim guidato da Flavio Cattaneo (che lascerà quattro mesi dopo). L’Antitrust contesta al colosso di aver cambiato idea rispetto a quanto dichiarava fino a un anno prima, e nonostante le analisi di redditività commissionate dal management considerassero antieconomico investire nelle aree bianche. Tanto più che il progetto prevedeva di portare la fibra fino agli armadi di strada e non alle case, come previsto dai bandi Infratel. Tim avrebbe anche avviato un’offerta a tappeto di servizi di accesso alla rete in fibra ottica su tutto il territorio nazionale per prosciugare preventivamente il bacino di domanda degli operatori offrendo prezzi insostenibili. La multa sarebbe stata ben più alta, oltre i 400 milioni, se non fosse che Tim dopo l’avvio dell’i s tr u tt o ri a ha archiviato Cassiopea e ha collaborato.
Ieri l’ex monopolista ha annunciato ricorso, dicendosi stupito di “ricevere una sanzione per aver ipotizzato di investire risorse private nell’ammodernamento del Paese”. Poi l’annotazione beffarda: “La principale contestazione fa riferimento a un progetto di investimento nelle aree a fallimento di mercato considerato dall’Antitrust abusivo nei confronti di Open Fiber che, in tali aree, dovrebbe costruire con soldi pubblici un’infrastruttura in fibra che arrivi nelle case, cosa che invece non è avvenuta”.
A differenza dei vecchi bandi Infratel - in cui lo Stato si accollava parte del costo ma l’infrastruttura rimaneva all’operatore - quelli partiti dal 2016 prevedono che la rete resti in mano pubblica, gestita in concessione per 20 anni dal privato, che la costruisce con i soldi pubblici. Tutti quelli banditi (tre in totale, per 7400 comuni) li ha vinti Open Fiber, cioè una società pubblica, e con ribassi assai pesanti. I lavori dovevano terminare nel 2020, ma la società è così in ritardo che nelle ultime riunioni del Comitato governativo è emerso che il nuovo orizzonte è ormai il 2023, cosa che mette a rischio l’uso dei fondi europei e probabilmente farà scattare le penali previste dai bandi Infratel. “Purtroppo, gli unici danneggiati in questa vicenda sono gli abitanti delle Aree Bianche che ancora non sono collegati alla rete in fibra”, ha attaccato ieri Tim. La multa arriva proprio mentre il colosso è in guerra con Enel per cercare di creare una società separata della rete in cui fondere Open Fiber, visto che il progetto renziano non sembra mai essere davvero decollato.
La reazione
L’ex monopolista attacca: “Multano noi, ma i nostri concorrenti la rete non l’hanno mai realizzata...”