Istruzioni per la paura
Siccome per qualche settimana il contagio da coronavirus continuerà a raddoppiare ogni tre giorni, è fondamentale ascoltare gli esperti per leggere correttamente i dati e i numeri e chiamare le cose con il giusto nome.
Positivi e malati. L’errore fondamentale, anche nelle comunicazioni della Protezione civile, non è tanto l’eccesso di tamponi, quanto la mancata distinzione fra i “positivi” (gli infetti da coronavirus a prescindere dai sintomi) e i “malati” (gli infetti con sintomi), che sono molti meno di chi ha contratto il virus (incluso chi non lo sa) e poco più della metà dei positivi al test del tampone. Tutti gli altri non hanno sintomi e potrebbero stare a casa in quarantena e “guarire” senza bisogno di cure, anche se magari ora sono in ospedale per precauzione.
Malati e rianimati. Non tutti i sintomatici, cioè i malati, finiscono in rianimazione per la terapia intensiva (che non è sempre “intubamento”: ci sono anche trattamenti più lievi). Ci finisce meno del 10% dei positivi (anche troppi). Il restante 90% non ha sintomi (e spesso non sa neppure di avere il virus), o ne ha di lievi, tipo tosse o raffreddore, e può essere curato nei reparti normali, pur isolato. Morti per o con coronavirus. Quasi nessuna delle 197 vittime fin qui censite (tante, siamo un paese vecchio) è morta “per” coronavirus: ma tutte “con” coronavirus. E non è una distinzione da poco: sappiamo che erano tutti positivi al morbo, ma non che siano morti per quello. Erano infatti persone di età media di 81 anni, quasi sempre affette da tre o più patologie croniche concomitanti (ipertensione, cardiopatie ischemiche, diabete mellito, malattie respiratorie e tumori). Quasi tutte sarebbero morte anche per l’influenza stagionale (che colpisce 5 milioni di italiani l’anno e ne uccide, almeno come concausa, 8-10 mila) o per un colpo d’aria. Solo il 2,8% dei morti “con” coronavirus aveva meno di 60 anni, nessuno meno di 50. La media dei positivi è invece di 60 anni, ma chi è sotto quell’età ed è in buona salute guarisce sempre. Virus e influenza. Il coronavirus è molto peggio di un’influenza, ma le somiglia per la platea delle vittime che può provocare. Chi sta bene o benino non rischia pressoché nulla. Chi sta malissimo rischia di più, ma pressappoco quanto per l’influenza: il tasso di mortalità “con” coronavirus (ora al 3,8%) supera quello “con” influenza (1,5-2%), ma anche perché il coronavirus è in gran parte asintomatico e sfugge alle statistiche molto più dell’influenza. Quindi preoccupiamoci il giusto per la nostra vita, seguiamo alla lettera le prescrizioni del governo, ma non esageriamo con la paura.