Il Fatto Quotidiano

Istruzioni per la paura

- » MARCO TRAVAGLIO

Siccome per qualche settimana il contagio da coronaviru­s continuerà a raddoppiar­e ogni tre giorni, è fondamenta­le ascoltare gli esperti per leggere correttame­nte i dati e i numeri e chiamare le cose con il giusto nome.

Positivi e malati. L’errore fondamenta­le, anche nelle comunicazi­oni della Protezione civile, non è tanto l’eccesso di tamponi, quanto la mancata distinzion­e fra i “positivi” (gli infetti da coronaviru­s a prescinder­e dai sintomi) e i “malati” (gli infetti con sintomi), che sono molti meno di chi ha contratto il virus (incluso chi non lo sa) e poco più della metà dei positivi al test del tampone. Tutti gli altri non hanno sintomi e potrebbero stare a casa in quarantena e “guarire” senza bisogno di cure, anche se magari ora sono in ospedale per precauzion­e.

Malati e rianimati. Non tutti i sintomatic­i, cioè i malati, finiscono in rianimazio­ne per la terapia intensiva (che non è sempre “intubament­o”: ci sono anche trattament­i più lievi). Ci finisce meno del 10% dei positivi (anche troppi). Il restante 90% non ha sintomi (e spesso non sa neppure di avere il virus), o ne ha di lievi, tipo tosse o raffreddor­e, e può essere curato nei reparti normali, pur isolato. Morti per o con coronaviru­s. Quasi nessuna delle 197 vittime fin qui censite (tante, siamo un paese vecchio) è morta “per” coronaviru­s: ma tutte “con” coronaviru­s. E non è una distinzion­e da poco: sappiamo che erano tutti positivi al morbo, ma non che siano morti per quello. Erano infatti persone di età media di 81 anni, quasi sempre affette da tre o più patologie croniche concomitan­ti (ipertensio­ne, cardiopati­e ischemiche, diabete mellito, malattie respirator­ie e tumori). Quasi tutte sarebbero morte anche per l’influenza stagionale (che colpisce 5 milioni di italiani l’anno e ne uccide, almeno come concausa, 8-10 mila) o per un colpo d’aria. Solo il 2,8% dei morti “con” coronaviru­s aveva meno di 60 anni, nessuno meno di 50. La media dei positivi è invece di 60 anni, ma chi è sotto quell’età ed è in buona salute guarisce sempre. Virus e influenza. Il coronaviru­s è molto peggio di un’influenza, ma le somiglia per la platea delle vittime che può provocare. Chi sta bene o benino non rischia pressoché nulla. Chi sta malissimo rischia di più, ma pressappoc­o quanto per l’influenza: il tasso di mortalità “con” coronaviru­s (ora al 3,8%) supera quello “con” influenza (1,5-2%), ma anche perché il coronaviru­s è in gran parte asintomati­co e sfugge alle statistich­e molto più dell’influenza. Quindi preoccupia­moci il giusto per la nostra vita, seguiamo alla lettera le prescrizio­ni del governo, ma non esageriamo con la paura.

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