LA FIERA DI MILANO DIVENTA OSPEDALE
LA LOMBARDIA PIÙ CHE MAI EPICENTRO DI CONTAGI E MORTI: SOLUZIONE “ALLA WUHAN” PER EVITARE IL COLLASSO DEI REPARTI DI RIANIMAZIONE
1.
TERAPIE INTENSIVE: VIAGGIO A BRESCIA
“Ogni mezz’ora c’è un intubato”
2.
IL PUNTO SULLE FORNITURE SANITARIE
Nuovi ventilatori, non mascherine
3.
QUELLI CHE VIOLANO IL NUOVO DECRETO
Chi se ne frega: 2mila i denunciati
4.
IL SINDACO CHE DICE E CONTRADDICE TUTTO
Addio Sala, sommerso dalle gaffe
La pandemia non è solo una dichiarazione dell’Organizzazione mondiale della sanità, il contagio da nuovo coronavirus si estende in gran parte del mondo occidentale. Di fronte a 328 casi di cui 47 in ospedale, ieri il sindaco di New York Bill de Blasio ha dichiarato lo stato d’emergenza. Francia, Germania e Spagna hanno superato i duemila casi ciascuna, così Emmanuel Macron ha ordinato la chiusura di scuole e università e la cancelliera Angela Merkel era a un passo dal farlo. Ha chiesto di “evitare il più possibile i contatti sociali”, ha disposto l’annullamento delle manifestazione anche sotto i mille partecipanti e ha promesso altre misure per oggi. Del resto, secondo i grafici del professor Henrik Enderlein, economista e direttore della Hertie School e del Centro Jacques Delors di Berlino, l’andamento dei contagi in Germani dal 4 all’8 marzo è quasi perfettamente sovrapponibile ai dati registrati in Italia dal 25 al 29 febbraio, da poco più di 200 casi a oltre 800. E la tendenza è proseguita, con gli stessi tempi, fino ai 2.400 di ieri (l’agenzia Dpa ne conta oltre 900 nel Nordreno-Westfalia, almeno 900 casi in
Baviera con almeno 500 e più di 300 nel Baden-Württemberg). I morti accertati sono cinque.
IN ITALIA, NEL FRATTEMPO, l’epidemia è andata avanti. Il bollettino quotidiano della Protezione civile contava ieri altri 189 morti di cui 127 nella sola Lombardia. Erano stati 196 il giorno prima e 168 da lunedì a martedì. Siamo a quota 1.016 decessi (con tutte le precisazioni ormai note sulle cause di morte ancora da stabilire) ed è presto, secondo gli esperti, per dire che il dato si va stabilizzando. L’effetto delle misure disposte mercoledì sera si vedrà solo in due settimane. Anche il numero dei contagi non conforta: sono 15.113 contro i 12.452 di mercoledì, 2.661 (21,3%) in più: c’è un incremento sostanzialmente costante, con oscillazioni di 3-4 punti percentuali, almeno dal 2 marzo.
I casi positivi attuali che gravano sul Servizio sanitario nazionale, al netto cioè dei decessi e delle 1.258 guarigioni, ieri sera erano 10.590: poco più di un terzo (3.724) in isolamento domiciliare, 6.650 in ospedale (+13,9% in un giorno) e 1.153 in terapia intensiva (+12%). La Lombardia, in particolare le province di Bergano e Brescia, vive la situazione più drammatica: 4.247 pazienti in ospedale (395 in più in un giorno), 605 in terapia intensiva (45 in più): con questo andamento, se il governo non accelererà l’acquisto dei ventilatori, si rischia il collasso. Ma anche l’Emilia-Romagna è in difficoltà con 112 pazienti in terapia intensiva (+8), in Veneto sono 85 (+17), in Piemonte 97 (+22), nelle Marche 76 (+10). I numeri relativamente bassi non devono trarre in inganno, le terapie intensive non servono solo per i malati di Covid-19 e in genere si tengono libere per il 30 per cento per le emergenze. Perfino a Roma (20 in terapia intensiva) l’istituto specializzato Spallanzani ha già esaurito i posti disponibili e i pazienti più gravi sono in altri ospedali.
L’epidemia cresce anche in altre regioni, a riprova dell’opportunità di estendere le restrizioni a tutto il Paese. In quattro giorni, da lunedì 9 marzo, i contagi totali sono poco meno che raddoppiati in Toscana (da 208 a 364, 86 a Firenze), in Friuli-Venezia Giulia (da 93 a 167) e in Val d’Aosta (da 15 a 27); più che raddoppiati in Liguria (da 109 a 274, 92 a Genova), nel Lazio (da 102 a 215, con un aumento che ora si concentra a Roma, 62 in città e 64 in provincia, dopo l’apparente contenimento dei casi di Pomezia e Fondi in provincia di Latina), in Puglia (da 50 a 104), in Sicilia (da 54 a 115), in Umbria (da 28 a 64), in Sardegna (da 19 a 39); quasi triplicati in Trentino (da 33 a 107) e in Abruzzo (da 30 a 84); triplicati in Calabria (da 11 a 33) e più che decuplicati in Alto Adige (da 9 a 104). Crescono più lentamente in Campania (da 120 a 179 in quattro giorni), in Molise (da 14 a 16) e in Basilicata (da 5 a 8).
Le tendenze Francia, Spagna e Germania oltre i 2.000 casi L’epidemia cresce anche nel Centro-Sud