Virus forte e anziani deboli
Gli scienziati a confronto sul “puzzle di fattori negativi” che può aver inciso sulla presunta specificità della regione
Aun mese dall’emergenza Covid, la Lombardia con i suoi dieci milioni di abitanti ha raggiunto picchi di contagio superiori in proporzione anche alla regione cinese dell’Hubei che ha una popolazione simile a quella dell’Italia, circa 60 milioni. Aumentano gli infetti, aumentano i morti. Il sabato nero di ieri ha fissato cifre impensabili trenta giorni fa. Tanto più che il numero dei 25.515 contagi va quintuplicato per poter aggiungere gli asintomatici. Di tutte le province preoccupa quella di Milano arrivata a 4.672, con l’incremento record ieri di 868 casi: il quadro è drammatico. La sproporzione con le altre regioni italiane interroga i ricercatori. In Lombardia il virus è diventato più cattivo? Le domande sono tante, le risposte poco certe. Si formulano ipotesi di lavoro, non robuste teorie, perché i dati sono pochi.
La virologa Ilaria Capua, in uno studio condiviso con altri ricercatori americani, avverte: “La nostra analisi mostra gravi limiti nei dati attuali, alla luce dei quali qualsiasi scoperta dovrebbe essere considerata preliminare”. Il riferimento è allo studio delle sequenze complete del virus che in tutto il mondo sono 367. Ancora poche per individuare “un tracciamento molecolare” di SarsCov2. Di certo, spiega Capua sui giornali internazionali, “di fronte alla catastrofe in Lombardia è urgente porsi la domanda. Che cos’è successo?”. Si cercano indizi, magari legati “a ll e strutture ospedaliere”, condotte dell’aria vecchie come già successo con Sars1 “circolato attraverso l’a er azione dell’Hotel M a Hong Kong”.
LA RICERCA di una specificità lombarda sarebbe utile anche per non prevedere uno sviluppo simile nelle grandi metropoli europee. “Ma se il punto debole fossero solamente gli ospedali – spiega la professoressa Maria Rita Gismondo – avremmo numeri inferiori. Moltissimi si ammalano a casa”. Ragionamento al quale si allinea il professor Massimo Galli, sempre dell’ospedale Sacco: “Gli ospedali, come quelli di Codogno e Alzano sono vettori del contagio accidentali, anche se è vero che nel 2015 un caso di Mers all’ospedale di Seul provocò 33 morti e 16mila contagi”. Il bollettino nero della Lombardia così potrebbe arrivare da un virus che si è modificato. Di certo una “deriva genetica” e quindi la capacità di replicarsi con ceppi differenti, è stata rilevata dall’ultimo studio dell’equipe coordinata dal professor Galli. La professoressa Gismondo va oltre e ipotizza “una mutazione del virus” più aggressiva. “Il virus – spiega – in Lombardia uccide di più, la deriva genetica è evidente, dobbiamo, però, capire come questa eventuale mutazione influisce sul paziente”. Uno studio indiano ha individuato sulle glicoproteine S (i famosi spikes) “quattro inserimenti unici” che si trovano solo su SarsCov2. Questi inserimenti hanno “residui di ammi noacidi” del primo virus dell’Hiv. È un dato importante perché ci spiega una parte di quel 15% del virus che si differenzia dalla prima Sars. “L’ipotesi indiana ha un senso – spiega Gismondo – perché con antiretrovirali possiamo abbassare la viralità ma non eliminarla. Il virus ha altri elementi patogeni a noi sconosciuti. Sappiamo che la polmonite è l’infiammazione più evidente, ma ancora non abbiamo trovato una molecole per inibirla. Anche per questo se vogliamo arrivare a qualche certezza dobbiamo collaborare a livello internazionale lasciando da parte le vanità personali”.
AL DI LÀ della mutazione del virus, anche Gismondo, come Capua, ipotizza “un puzzle di fattori negativi”. Tra questi, “i dati di comorbità”. Quanti morti da Covid-19 erano ipertesi? E quanti usavano gli Ace inibitori e non i betabloccanti? “È emerso da alcuni studi come gli Ace inibitori – spiega la professoressa Gismondo – facilitino l’infezione da Cov id ”. Nel “pu z zl e ”, Gismondo mette il fatto che la Lombardia ha una popolazione anziana. Una generazione di “grandi vecchi” nata negli anni Trenta è, per il professor Galli, la spiegazione dell’accelerazione lombarda. “Anche perché non abbiamo evidenza che SarsCov2 – spiega – si sia modificato verso una maggiore virulenza”. Sulla “mortalità” abbiamo “un denominatore fatto da persone seriamente malate: in Cina la percentuale di mortalità di chi arrivava negli ospedali era del 14%. In Lombardia i malati gravi sono tutti tra 70 e 80 anni, molti sono maschi, fumatori o ex fumatori”. E aggiunge: “Abbiamo moltissimi anziani arrivati a essere grandi vecchi grazie al nostro sistema sanitario che li ha sostenuti con le cure, ma restano pur sempre individui fragili, che non resistono a questo virus”. Sono loro “ad aver fatto da incubatori. Non a caso i luoghi dove il virus si è propagato sono bar di provincia frequentati da anziani”, che poi hanno diffuso il Covid in famiglia, frequentando mogli, figli e nipoti.
Una delle ragioni dell’accelerazione è da ricercare nella generazione di anziani nati negli anni 30: fin qui sono stati sostenuti dal sistema sanitario Ma restano deboli