Quei sindaci senza soldi né notizie su chi è contagiato
La crisi di liquidità dei Comuni e i servizi a rischio. Ma pure la mancanza di informazioni sull’identità degli ammalati, che mette tutti in pericolo
Li vediamo aggirarsi nei parchi in versione “sceriffo”, alle prese con quelli che non hanno capito che è il momento di restare a casa. Li sentiamo parlare in dialetto davanti alle telecamere, per far arrivare via social il messaggio anche ai più anziani che magari – fuori dalla formalità dell’italiano – afferrano meglio il concetto. La trincea dei sindaci, anche con il coronavirus, è quella che si trova più a stretto contatto con i problemi e i paradossi dell’emergenza. Di ordine pubblico, innanzitutto. Ma pure economici e sanitari, perché è su di loro che per primi ricadono gli oneri della strategia di contenimento. Così, ieri, il presidente dell’Anci, Antonio Decaro, primo cittadino a Bari, ha scritto al premier Giuseppe Conte e al ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, spiegando che “la tenuta funzionale e organizzativa dei Comuni” è “messa a dura prova”. Non ci sono i soldi, le entrate sono crollate (basti pensare al sistema di trasporto pubblico locale rimasto quasi senza passeggeri, alle rette scolastiche congelate, etc), l’erogazione dei servizi pubblici è a rischio. Tradotto: “Il Paese rischia il collasso dell’unica istituzione di prossimità sul territorio nazionale”. Chiede liquidità, Decaro, e avanza una serie di proposte al Tesoro. Le stesse che la sindaca di Roma Virginia Raggi traduce in un decreto “cura Comuni”, quanto mai urgente perché “se non riusciamo a ottenere risposte sarà un grossissimo problema per tutti”. Ma è chiaro che in queste ore – ancor prima della preoccupazione per le casse vuote – gli amministratori hanno l’esigenza e la responsabilità di evitare che i casi di positività Covid-19 aumentino nel territorio in cui amministrano. Non esattamente un compito facile se molti di loro non hanno nemmeno contezza di chi siano e dove risiedano i malati.
A Cerveteri (Rm) “Non abbiamo indirizzi né generalità dei casi positivi. Ma siamo l’autorità sanitaria”
UN DATO estremamente sensibile, certo. Che però nel tentativo di contenere la pandemia diventa fondamentale: “A molti sindaci – spiega il primo cittadino di Cerveteri, Alessio Pascucci – non vengono fornite le generalità e neanche gli indirizzi delle persone che contraggono il virus Covid-19 o che vengono messe in quarantena preventiva. E questo nonostante il nostro ordinamento individui nel sindaco l’autorità sanitaria locale. È una cosa inaudita”. Un’informazione che – secondo quanto denuncia Pascucci, che sul tema si è confrontato anche con molti colleghi nelle sue stesse condizioni – non è in possesso nemmeno delle forze dell’ordine: “Se un soggetto contagiato, inopinatamente, decidesse di uscire e di infrangere le limitazioni imposte dalla sua condizione, chi potrebbe controllarlo?”. La questione è tanto più paradossale se confrontata con le richieste che arrivano dall’Istituto superiore di Sanità, che ha chiesto agli stessi sindaci di trattare in maniera differenziata i rifiuti provenienti dalle abitazioni in cui risiedono contagiati o sospetti tali.