Se il virus farà rinviare Tokyo 2020, Malagò&C. salveranno le poltrone
La proroga delle presidenze di Coni e federazioni
Il
Coronavirus ha bloccato tornei e competizioni d’ogni tipo, solo le Olimpiadi resistono. Per ora: si moltiplicano le voci che chiedono un rinvio, gettando nello sconforto atleti, allenatori, organizzatori, tutti o quasi. Ciò che per il mondo dello sport sarebbe una catastrofe, per qualche capo dello sport italiano rappresenta un’occasione. Il buco normativo creato da un paio di statuti scritti con superficialità e una situazione senza precedenti, mette in dubbio le elezioni: lo sport italiano vota dopo i Giochi, ma se i Giochi non si fanno? Non si vota? Tutti i presidenti da Malagò in giù resterebbero in carica più a lungo.
È ancora presto ma pure Tokyo 2020 (24 luglio- 9 agosto) è a rischio. Si comincia a valutare alternative, fine agosto, ottobre, ma potrebbe non bastare. Perciò non si può escludere il rinvio al
2021 ( ma ci sono troppi mondiali) o 2022, senza arrivare a ll ’ a nn ul la me nt o. Così il passaggio nello statuto Coni che regola l’elezione del presidente e a cascata degli altri rappresentanti, diventa cruciale: “Il consiglio è convocato entro il 31 dicembre dell’anno in cui si sono svolti i Giochi estivi”.
È sempre stato così e doveva esserlo anche nel 2020: le grandi manovre nelle Federazioni erano già cominciate. Un dubbio, un’opportunità si è però affacciata nella testa di qualche presidente, dei più preoccupati per la rielezione: “Fe rmi tutti, se per il Coronavirus non si fanno le Olimpiadi magari non si vota!”.
LA QUESTIONE è complessa. Lo statuto è chiaro per il Coni, meno per le Federazioni, per cui si parla solo di “quadriennio” (e non si è mai visto un quadriennio di 6 anni). Poi ci sono gli statuti federali, chi cita i Giochi, chi no. C’è pure una legge dello Stato, che taglia la testa al toro e indica 4 anni per tutti, però è una norma sul limite dei mandati. Il pasticcio resta. Con queste regole, per convocare le elezioni Malagò dovrebbe fare una forzatura, e non è uomo da forzature (specie su se stesso): chiederà un’interpretazione al Ministero.
Ma a beneficiarne non sarebbe tanto lui (confida di essere rieletto nel 2021 come nel 2022), quanto i presidenti che le urne preferirebbero evitarle. Dal calcio (dove l’elezione è un terno al lotto) all’atletica (unica ad avere un tetto di due mandati), dal ciclismo al basket al rugby, sono tanti gli sport in bilico dove gli attuali n.1 guadagnerebbero uno o due anni di mandato. Per questo nel caso servirà l’intervento del governo, che dovrà riallineare Coni e Federazioni, decidendo se e quando mandare tutti al voto.