Contro i pogrom all’amatriciana: in emergenza serve il dissenso
Bisogna stare a casa e questo dovrebbe essere chiaro. Gli stronzi non mancano, non sono mai mancati d’altronde, però dai balconi fisici e da quelli virtuali, ivi compresi molti media, tira un’arietta di pogrom all’amatriciana contro i nuovi untori, i reprobi camminatori o corridori, gli affollatori di metro (ma come ci devono andare a lavorare?) che finisce non si sa quanto involontariamente per coprire le responsabilità più grandi: chi e perché, per dire, ha sguarnito il Ssn dimezzando i posti letto in trent’anni? Per questo abbiamo apprezzato ieri, in un’intervista su Repubblica, le risposte di Gustavo Zagrebelsky e un po’meno le domande: Qual è il suo stato d’animo rispetto a questa peste del 2020? “In questo momento mi pare che si debba fare attenzione alle parole”; Quindi lei è tranquillo? “Tutt’altro. Ma penso che si debba reagire ragionando e non delirando”. Tra le cose che vorremmo far nostre c’è soprattutto questa: “È essenziale, proprio perché siamo in emergenza e in presenza di misure eccezionali, che il Parlamento sia in piena efficienza nella sua funzione di controllo”, l’invito all’unità “non esclude né la pluralità delle proposte, né il diritto al dissenso”. Benedetto chi dibatte, chi si oppone, chi critica, specie in stato d’emergenza (e specie in Parlamento): non si sa se loro sarà il regno dei cieli, ma intanto li ringraziamo ovunque siano, perché stanno salvando un pezzo di libertà non formali anche per quelli che non bisogna disturbare il manovratore (e ai quali, in definitiva, il dibattito dà fastidio pure senza emergenza).