Scuola online, tra verifiche al telefono e prof. “assenti”
Alcuni docenti non lavorano, ma il ministero dice: didattica e valutazioni obbligatorie I criteri però non sono chiari C’è chi mette i voti, altri no Ed è impossibile impedire agli studenti a casa di copiare
La scuola prosegue su internet finché dura l’emergenza e la maturità inizia il 17 giugno: per il resto, studenti e prof navigano al buio. Ad esempio, l’esame finale: ci sarà la seconda prova? Gli studenti saranno tutti ammessi? Il dicastero dell’Istruzione dice: forse sì, forse no, vedremo. La didattica a distanza “è un imperativo categorico”, per la ministra Lucia Azzolina. Ma molti prof. s’imboscano e smettono di fare lezione. Certi fanno l’appello e segnano le presenze, altri no. Alcuni interrogano e segnano voti sul registro, ma c’è chi non lo fa. Risultato: la scuola nazionale è uno spezzatino. Si capisce la prudenza del ministero ad imporre regole e strumenti: la libertà d’insegnamento è un principio costituzionale, mica siamo in Cina. Sono in corso i monitoraggi, ma i dati sono in elaborazione, dicono a viale Trastevere. Quanti prof. fanno lezione? Non si sa. Al sindacato degli insegnanti, il Gilda, non piace l’occhio indagatore: “Non è il momento di stressare i docenti”, dice il segretario Rino Di Meglio.
DOVEVA ARRIVARE il naufragio del Coronavirus, perché gli insegnanti provassero a nuotare nel mare del web. E quasi tutti annaspano. “Certi, con la scusa del ‘non vogliamo stressare voi studenti’, sono spariti”: Arianna si prepara per la maturità al liceo Gargallo di Siracusa. “Nella mia classe 2 insegnanti hanno smesso di fare lezione - dice la studentessa - ma i docenti ‘fantasma’sono in tutta la scuola”.
Se risaliamo lo Stivale fino a Milano, liceo Einstein, stessa solfa. “2 dei miei prof. non fanno più didattica – dice Ludovico, studente al 4º anno -, ma ad altri va peggio. In alcune classi 4 insegnanti su 10 si sono dati alla macchia”. Per fortuna la preside Alessandra Condito li ha tirati per un orecchio davanti al computer. “Ora si stanno organizzando”, dice Ludovico. Ci tiene a lodare la dirigente scolastica. Ma i presidi hanno armi spuntate per convincere i docenti: se uno decide di non fare lezione online, chi può obbligarlo? Nessuno. “Il preside può fare moral suasion ma non ci sono sanzioni”, dice Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione dei dirigenti scolastici. Li ha investiti di una missione epica, il ministro Azzolina: “Siete i comandanti della nave con la responsabilità di garantire la didattica a distanza, è un obbligo”. Ma l’insegnamento digitale non è nel contratto e il governo, del resto, il 4 e il 9 marzo ha decreto la “so s pe ns i on e della didattica ordinaria”. Un “liberi tutti”, per qualcuno. Il gruppo Facebook della “Classe capovolta” conta 73 mila iscritti e ha fatto una domanda: “Quante ore di didattica a distanza ha fatto tuo figlio negli ultimi due giorni?”. Hanno risposto più di mille. “Il 40% ha detto zero”, dice Maurizio Maglioni. Insegna Chimica a Roma ed è un alfiere della scuola digitale. Segue il metodo della Flipped classroom: la lezione è un video da vedere a casa, i compiti si fanno in gruppo. Su internet sguazza, il prof Maglioni, ma è pessimista sui colleghi: “Molti dicono: ‘non farò mai didattica online, tanto i ragazzi accendono il pc, spengono la webcam e se ne vanno a giocare a Fortnite n el l ’ altra stanza”. La scusa non tiene: basta fare domande agli studenti in videoconferenza, per capire se ci sono, pure con la webcam spenta. La verità è un’altra, secondo Maglioni: “Gli insegnanti hanno sempre rifiutato il digitale, nemmeno 1 su 10 sa usarlo davvero per l’insegnamento e ora si deve improvvisare ”. L astima trova sponda nell’Associazione nazionale dei presidi: “Solo il 10% delle scuole ha già sperimentato la didattica a distanza, la formazione digitale per i docenti non è mai stata obbligatoria ”, dice Giannelli. In teoria la Buona Scuola, con la Carta del docente, aveva dato 500 euro l’anno ai prof. per i corsi d’aggiornamento. Ma solo un quarto è stato speso per la formazione. Il resto per pc e tablet, teatro, cinema, concerti, musei.
Se fai notare a Maurizio Maglioni che secondo IlSole24OreeSkuola.net 9 prof su 10 fanno didattica online, lui risponde: “Certo, perché includono chi dà solo i compiti, senza nessun dialogo con gli alunni”. Ma Azzolina è stato chiara: le lezioni devono essere interattive. Il ministero, sul sito, suggerisce programmi informatici e link ai documenti. I software più gettonati sono quelli di Google e Microsoft. Ma alcuni prof. preferiscono Zoom, Skype, WeSchool, Edmodo. Si va in ordine sparso, a discapito degli studenti. “In classe mia ogni docente ha scelto piattaforme diverse - dice Arianna, del Gargallo a Siracusa - così aumenta il caos e capita di non trovare i file online”.
ALL’EINSTEIN di Milano, invece, la preside ha accolto la richiesta degli studenti: un’unica piattaforma digitale per classe. Ma è un caso virtuoso, perché altrove ogni docente fa a modo suo. Alcuni filmano le spiegazioni con video selfie da condividere sui gruppi Whatsapp dei genitori, o su Facebook e Youtube. Altri registrano solo l’audio e la lezione diventa un messaggio vocale sullo smartphone. Ma l’imprevisto, nella giungla digitale, è dietro l’angolo. Su Skype e Hangout possono spegnere il microfono al prof. che fa lezione, gli studenti. E condividere disegni sconci durante la spiegazione, con Zoom: è accaduto anche questo. Bisogna conoscere le opzioni avanzate dei software, per scongiurare inconvenienti. Piazzare la webcam, poi, mica è facile: impagabile, per gli studenti, seguire lezioni con la fronte del prof. a tutto schermo. Serve tempo per imparare, ai docenti, e per capire come fare interrogazioni e dare voti.
Una cosa è certa: a distanza, durante le verifiche, barare col suggeritore o gli appunti vicino al pc è facilissimo. Impossibile scoprire il trucco, quindi ci si arrangia. “Alcuni telefonano a sorpresa per interrogare, ma dopo un po’ gli studenti smettono di rispondere”, racconta Maglioni. Perciò all’Einstein, fino ad ora, niente voti sul registro: si fanno esercitazioni e si commentano gli errori, stop. La valutazione è obbligatoria, per il ministero, ma non spiega i criteri. Così molti segnano voti che faranno media, scatenando il panico tra gli studenti. “Non sappiamo quanto peseranno, anche se sono voti ‘falsati’”, dice Arianna. In attesa della maturità, speriamo non a distanza.
NESSUNA SANZIONE
L’insegnamento su internet non è nel contratto collettivo Il preside fa “moral suasion”, ma l’obbligo è inesistente
IN ATTESA DEI DATI DEL GOVERNO
Secondo un “sondaggio” su Facebook (più di mille partecipanti) 4 ragazzi su 10 non ricevono lezioni in rete