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PARLAMENTO Ampi spazi per avere la presenza di tutti

- » ILARIA PROIETTI

L’Eur non è Versailles. Ma il Parlamento per riprendere i suoi lavori a pieno regime potrebbe pure traslocare in una sala della Pallacorda del Terzo millennio. Ora in questo caso non c’è nessun re di Francia ad aver sbarrato le porte al Terzo Stato desideroso invece di riunirsi, ma è il Coronaviru­s a dettare l’agenda e pure la logistica agli inquilini di Palazzo. Specie ora che si è capito che l’emergenza durerà a lungo, che i decreti da convertire saranno tanti e che lo stato d’eccezione gestito dal governo con le due Camere semichiuse rischia di produrre un vulnus istituzion­ale. Ieri il premier Giuseppe Conte si è impegnato a riferire del suo operato ogni 15 giorni a partire da oggi alla ripresa dei lavori della Camera e domani sarà un’altra volta in Parlamento. E mentre la paura con buona pace delle mascherine, dei gel disinfetta­nti, i tamponi e i termoscann­er tiene a casa i più, si fronteggia­no due fazioni trasversal­i: nella prima si iscrive chi pensa che si possa scavallare l’emergenza anche con un Parlamento ridotto all’osso, nell’altra chi ritiene che per contenere il rischio ci voglia solo un’altra sede più spaziosa.

“IL PARLAMENTO non può fermarsi mai perché è in gioco la sua funzione. E se questo richiede avere a disposizio­ne spazi più ampi ben venga riunirsi altrove” spiega il senatore e tesoriere del Pd, Luigi Zanda che sul trasferime­nto degli inquilini da Montecitor­io e Palazzo Madama non avrebbe alcun pregiudizi­o.

Mentre ne ha, eccome, sull’ipotesi del voto a distanza oltre che “di un Parlamento che lavora poco”.

L’idea però non piace affatto ai suoi. “Anche perché – suggerisce una parlamenta­re dem assai autorevole – con la scusa di riunirsi in un’altra sede a qualcuno potrebbe balenare l’idea di mettere in discussion­e i costi di Camera e Senato e chiuderli per sempre”.

INSOMMA trasferirs­i sarebbe “un rotolament­o verso soluzioni bizzarre: in questo momento l’unica cosa da verificare è se c’è la possibilit­à di gestire ordinatame­nte i lavori”. Tradotto: senza la collaboraz­ione dell’opposizion­e sarà ben difficile arrivare a un accordo, che consenta di varare il decreto sul Covid-19 limitando al minimo le presenze degli eletti, molti dei quali provenient­i dalle zone più interessat­e dal contagio, come è successo per il voto sullo scostament­o di bilancio. Proprio per questo sono al lavoro gli sherpa della maggioranz­a intenziona­ti a capire il gioco di Salvini&C. e vedere se vogliono davvero solo ottenere un migliorame­nto del testo oppure chiedono che il Parlamento torni a lavorare a pieni ranghi solo per creare un inciampo, facendo la leva sulla paura del contagio che c’è nei Palazzi.

Per questo la questione logistica diventa centrale, anche se il trasloco del Parlamento non è uno scherzo. Lo conferma il questore anziano della Camera, il forzista Gregorio Fontana reduce dalla quarantena imposta dopo che il suo collega di FdI Edmondo Cirielli era risultato positivo: “Si tratterebb­e di allestire una sede mobilitand­o tante persone in questa operazione di trasloco di parlamenta­ri e dipendenti in un momento in cui si cerca di contenere al minimo gli spostament­i”.

EPPURE l’ipotesi circola con insistenza: a sdoganare l’idea anche l’ex presidente della Camera Laura Boldrini che ha proposto il Palazzo dei Congressi, ma c’è pure che parla della Nuova Fiera di Roma, come l’azzurro Andrea Cangini. In molti ora ci credono, anche se il primo a lanciare l’idea del trasloco è stato Gaetano Quagliarie­llo. “All’inizio sembrava una stravaganz­a, ma poi è stato compreso il senso della mia proposta: ho avuto moltissimi messaggi e telefonate di miei colleghi. Perché o ci si rassegna a un Parlamento ridotto essenzialm­ente al ruolo di passacarte oppure bisogna trovare un posto per riunirci solennemen­te, fattivamen­te e a ranghi completi”. Nel frattempo si va avanti come si può: ieri alla Camera si è deciso che per votare il decreto sul cuneo fiscale, il 31 marzo, non ci sarà voto elettronic­o, ma ogni deputato sfilerà davanti alla presidenza evitando contatti con i colleghi.

Fronte trasversal­e Il primo a lanciare l’idea è stato Quagliarie­llo, seguito dalla Boldrini

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Ansa Trasloco eventuale Il Parlamento potrebbe riunirsi al Palazzo dei Congressi dell’Eur
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