“Decisive queste 3 settimane e poi Brescia come Wuhan”
STRATEGIE Nel primo epicentro Il bilancio del sindaco che oggi ha zero nuovi contagi Il professore Galli: “Decisive le prossime tre settimane”
■Il primario dell’ospedale Sacco di Milano: “Distanziamento sociale unico rimedio. La chiave: riconoscere un infetto entro i 5 giorni. In alcune zone servirà il controllo porta a porta”. Nel focolaio 0 nessun nuovo contagio
“Servono responsabilità condivise, ricette magiche non ce ne sono”. Il sindaco di Codogno, Francesco Passerini, per primo ha vissuto la devastazione di SarsCov2. A 33 giorni da quel 21 febbraio, la sua città ieri è arrivata al traguardo di zero nuovi contagi in 24 ore. Dopo Wuhan, ecco il modello Codogno per dare sostanza alle politiche di contenimento del virus. Perché oggi la vera e unica terapia possibile è il contenimento. Altro non c’è, né farmaci né vaccino. La ricerca prosegue, ma i morti aumentano. E in certe zone della Lombardia come Brescia si pensa a un controllo strada per strada, per tentare di scovare più infetti possibili e metterli in quarantena. Stile Wuhan insomma. Il governo italiano prevede distanze siderali per uscire dall’emergenza. Addirittura il 31 luglio come termine ultimo per poter ribadire le misure. “Sono date poco affidabili – spiega il professor Massimo Galli dell’ospedale Sacco di Milano –, quello che è certo è che il tempo minimo è da qui alle prossime tre settimane”. Fissato il periodo la scommessa per ridurre i contagi è “il distanziamento sociale”. Questa, spiega Galli, “è la madre di tutte le battaglie”. In Lombardia, ma soprattutto nelle aree italiane dove il virus ha colpito meno.
IL SUD, dunque. “Se qui i cittadini rispetteranno le distanze, il virus potrà essere sconfitto prima”. Ecco allora le “responsabilità condivise” evocate dal sindaco di Codogno. Con lui andiamo alla mattina del 21 febbraio, quando i Covid positivi in poche ore salgono a quasi 20. In mano il sindaco non aveva linee guida né indicazioni a livello nazionale. “Abbiamo subito chiuso tutto – dice –, per 14 giorni sono rimaste aperte solo le farmacie e i supermercati. Niente trasporti pubblici, 3.400 industrie del Basso lodigiano chiuse e alle 18 del 21 febbraio avevamo già tracciato oltre 400 contatti di persone che potevano aver contratto il virus”. Eccola la ricetta costruita sul campo e che ha dato al “focolaio zero” di Codogno solo 248 contagi in un mese. I contatti restano un punto decisivo anche per il professor Galli. “Prima di tutto – spiega – dobbiamo essere più veloci a riconoscere l’infetto”. L’obiettivo è scendere sotto i cinque giorni, soglia che secondo uno studio cinese è in grado di ridurre di oltre due volte la diffusione del contagio. Rapidità diagnostica che permette anche una velocità nel tracciamento dei contatti, così come successo a Codogno. Un particolare fondamentale per evitare nuovi contagi. “Bisogna – aggiunge Galli – seguirli per evitare che chi è stato in contatto con un infetto prosegua il contagio”. In questo modo si abbassa l’R0 dall’attuale 4 all’1%, ovvero un infetto può contagiare solo un’altra persona come avviene con l’influenza. E se al sud il distanziamento sociale è la soluzione, in Lombardia, dove ieri i positivi hanno superato quota 30mila, c’è il rischio di adottare misure più drastiche. “Qui – spiega il professor Galli – in certe zone molto colpite dovremmo utilizzare il metodo del porta a porta”.
PRATICA UTILEper monitorare i malati domiciliari. Sappiamo che l’80% della diffusione avviene in famiglia. “Dobbiamo trovare il modo di quarantenare queste persone che vivono in case di due locali e non da sole”. Un’altra ricetta del contenimento è quella del controllo sanitario territoriale che, spiega Galli, “si è dimostrato in ritardo e poco efficiente” anche perché la prima risposta è stata quella ospedaliera. Ora la Regione Lombardia ha aperto un portale digitale per i medici di base imponendo un rapporto più forte con i malati che stanno a casa. Questo, come spiegato dall’assessore Regionale Gallera, ha prodotto l’emersione di 2.000 nuovi infetti sull’area di Milano. Un numero che non sorprende visto che gli esperti sono concordi nel dire che le cifre ufficiali dei sintomatici vanno quintuplicate per avere un quadro reale della situazione. Un recente studio dell’Imperial College di Londra prevede l’uscita dal contagio in diversi mesi utilizzando i contenimenti evocati dal professor Galli e ipotizzando un andamento con maglie sempre più larghe ma pronte a essere ristrette se il sistema sanitario tornasse in sofferenza. Questa la prospettiva che ancora non riguarda l’Italia. Ecco che ricette magiche non ce ne sono, ma ci sono le “responsabilità condivise” del sindaco di Codogno a capo di una comunità che oggi, dopo il primo giorno di contagi zero, continua a vivere quasi reclusa come anche Wuhan quattro mesi dopo l’inizio dell’epidemia, perché sconfitto il virus non è escluso il ritorno di una seconda terribile ondata.