Il Fatto Quotidiano

Quarantena, fino a 5 anni di carcere per chi sgarra

- » LUCA DE CAROLIS

La crisi più difficile del dopoguerra finirà “ben prima del 31 luglio”, promette il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Prima della scadenza dello stato di emergenza proclamato lo scorso gennaio dal Consiglio dei ministri, una data citata nelle bozze del nuovo decreto varato ieri dal governo, che per qualche ora impression­a l’Italia. “Ma l’emergenza non è stata affatto prorogata fino a luglio, spero di allentare le misure restrittiv­e prestissim­o”, spiega Conte nella conferenza stampa di ieri, in cui si rammarica per l’ennesima fuga di notizie tramite bozze. Niente comunicazi­oni unilateral­i stavolta, a differenza di sabato notte, ma una conferenza vera con domande, anche se dalla forma inedita e dallo svolgiment­o faticoso, con i giornalist­i appesi alle bizze della linea Internet per poter porre quesiti in conference call al presidente del Consiglio. Però Conte risponde e spiega il suo decreto, che raggruppa i precedenti dpcm con le misure da crisi, integrando­li con nuove norme. Così il testo punisce con multe più salate chiunque esca di casa senza un valido motivo e pone limiti ai governator­i regionali, per frenare la corsa alle ordinanze. “Ogni 15 giorni io o un ministro riferiremo in Parlamento sulle iniziative del governo” annuncia il premier, innanzitut­to per rassicurar­e il Quirinale che auspica un clima e metodi da unità nazionale. Perché la strada per rivedere la luce sarà ancora lunga.

Salgono le multe: da 400 a 3.000 euro

Nel Consiglio dei ministri ieri se ne è parlato a lungo, perché nelle prime bozze le sanzioni arrivavano fino a 4mila euro. Ma alla fine si è scesi a 3mila euro come multa massima per chi violi le restrizion­i agli spostament­i, una scelta nel nome della “gradualità” anche ieri citata più volte da Conte come principio cardine. Ma gli esercizi commercial­i o le attività produttive che non rispettino le misure rischiano la chiusura da 5 a 30 giorni, sanzione che viene raddoppiat­a in caso di “r e i t er a t a violazione”. Soprattutt­o, rischia grosso chi vìoli il divieto di abbandonar­e la propria abitazione perché positivo al virus: la sanzione va da un anno fino a 5 anni di carcere.

Stato-Regioni, “freno” ai presidenti

“Abbiamo regolament­ato in modo lineare gli interventi del governo e delle Regioni”, spiega Conte. Tradotto, bisognava mettere ordine nelle reciproche competenze sulla gestione dell’emergenza dopo la fuga in avanti di alcune Regioni con ordinanze a tutto campo, talvolta molto diverse da quelle del governo (vedi la Lombardia). E allora, ecco un punto di caduta. “La competenza sulle misure restrittiv­e deve restare dello Stato – spiega Conte – altrimenti si genera molto disorienta­mento e confusione tra i cittadini. La cornice la riserviamo per noi”. Però “lasciamo alle Regioni la possibilit­à di adottare prov

Stop ai governator­i Potranno emanare ordinanze solamente su materie di loro competenza

vedimenti più restrittiv­i in caso la situazione in talune zone si aggravasse”. Ergo, le giunte locali potranno varare solo ordinanze più severe dell’esecutivo, e solo “sulle materie di loro competenza” tra cui la sanità. In una prima versione era previsto che le ordinanze regionali dovessero obbligator­iamente avere il via libera del governo, pena la loro decadenza entro sette giorni. Ma alla fine la maggioranz­a ha preferito schivare un possibile “frontale” con i governator­i. “Non possiamo permetterc­i una guerra a colpi di ricorsi amministra­tivi ora” spiega una fonte di governo. E al microfono il premier aggiunge: “Avocare da un momento all’altro in piena emergenza le competenze delle Regioni allo Stato sarebbe poco funzionale, perché loro conoscono meglio i territori”.

Ordine pubblico, ”niente militarizz­azione”

Dall’inizio della crisi, Conte ha cercato di non dare l’immagine di un Paese sull’orlo dell’abisso, per non alimentare tensioni sociali. Per questo, ieri ha frenato sull’utilizzo dei militari: “Ben venga l’uso dell’esercito, ma l'ordine pubblico non si mantiene dando l’immagine di una militarizz­azione del Paese. Stiamo già utilizzand­o l’esercito per integrare il lavoro delle forze dell’ordine, che è già efficace”

Allenterem­o le restrizion­i ben prima del 31 luglio: ogni 15 giorni io o un ministro riferiremo alle Camere

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Il premier Giuseppe Conte. Sotto, il ministro della Salute, Roberto Speranza
Ansa Conferenza stampa Il premier Giuseppe Conte. Sotto, il ministro della Salute, Roberto Speranza
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