Mascherine, l’Italia fa da sé ma autosufficienza lontana
La conferenza stampa del commissario straordinario per l’emergenza, Domenico Arcuri, viene indetta di mattina. Niente streaming, dieci giornalisti in sala. Chi si aspettava che il presidente di Invitalia, incaricato di gestire la partita degli approvvigionamenti - dalle mascherine ai ventilatori - intervenisse in diretta alle 18 col capo dipartimento della Protezione Civile, Angelo Borrelli, resta deluso. La sensazione è che quel concertamento auspicato dal maxi- decreto del premier Conte tra le due figure cardine di questo momento storico non ci sia.
ARCURI interviene da solo, annuncia che tra due giorni sarà avviato il lavoro di un consorzio di aziende del settore tessile incaricato di produrre 50 milioni di mascherine “in poco tempo”. L’annuncio c’è, ma le indicazioni sono per forza di cose vaghe anche quando i giornalisti chiedono più volte di definite meglio le tempistiche. Il fabbisogno mensile di mascherine, in Italia, resta di 90 milioni di pezzi. “Dobbiamo garantire la maggior dotazione possibile di dispositivi di protezione al personale sanitario - spiega Arcuri - e su questo devo essere molto chiaro: abbiamo avuto momenti molto difficili, l’Italia non produce mascherine e ventilatori in quantità congrua, solo una parte piccolissima rispetto al fabbisogno”. Gli altri Paesi si preparano ad affrontare i loro picchi “e dove hanno possibilità di produrre internamente, legittimamente se lo tengono per sé - continua Arcuri -. Le mascherine non sono come la pasta, non si vendono nei negozi e non si acquistano in Rete. Siamo dentro una guerra commerciale dura e complicata”. Secondo i numeri del commissario, nei giorni scorsi sono state distribuite 4,9 milioni di mascherine, di cui 1,5 milioni Ffp2 e Ffp3. La media è di 1,8 milioni al giorno. Bastano due conti rapidi per capire che non sono abbastanza. La strategia, in pratica è questa: il consorzio di imprese, a regime, potrebbe produrne 50 milioni al mese e, mentre si inizia, si spera che altre aziende convertano la propria linea di produzione originaria in mascherine (ma anche ventilatori e tutto ciò che serve) utilizzando il fondo da 50 milioni per gli incentivi stanziato dal governo e gestito da Invitalia. Parallelamente, si dovrebbe riuscire ad assicurarsi le forniture dall’estero. Dal 29 marzo dalla Cina dovrebbero essere importate 8 milioni di mascherine Ffp2 ed Ffp3 a settimana (per 8 settimane) e 6 milioni di chirurgiche. Altre saranno recuperate con aerei italiani da chiunque possa metterle a disposizione.
Intanto, da ogni parte d’Italia, arrivano segnalazioni di personale ospedaliero preoccupato per la non adeguatezza e l’insufficienza dei dispositivi di protezione. La situazione va avanti da tempo. Le gare Consip delle scorse settimane non sono riuscite a raccogliere le
Lorenzo
Guerini, ministro della Difesa, al Fatto Quotidianoconferma di aver scritto al Segretario della Difesa Usa Mark Esper, chiedendogli aiuti militari nella lotta contro il Covid-19. A renderlo noto era stata la Cnn. L’Italia ha chiesto attrezzature mediche come mascherine e ventilatori e che il contingente militare Usa in Italia fornisca personale medico e ospedali da campo. In quale misura, però, il Pentagono sia disponibile è tutto da vedere. Lunedì sera Mike Pompeo, in un tweet, ha detto quanto il Dipartimento di stato sia orgoglioso di lavorare con gli amici italiani. Rilanciando la notizia di qualche giorno fa di un ospedale da mascherine necessarie, tanto che sia per il lotto Ffp2 che per quello Ffp3 sono state riaperte. Dopo qualche giorno, è stata riaperta anche quella delle mascherine chirurgiche: la centrale di acquisti della Pa ne cerca 16 milioni ( parallelamente sia la Protezione Civile che il commissario che le Regioni possono rifornirsi autocampo con otto posti per terapia intensiva a Cremona e il sostegno alle iniziative del Gemelli di Roma. Sono in allestimento anche presidi sanitari nelle basi militari, ma sull’arrivo degli arrivi richiesti, però, nulla si sa.
Questo mentre i più noti regimi del mondo (allo stato meno colpiti dalla pandemia) hanno fatto a gara a soccorrere il nostro Paese, che ha chiesto aiuto a nomamente) perché la gara precedente, che era stata considerata chiusa con 24 milioni di pezzi, è risultata invece non conclusa. Una delle aziende aggiudicatarie è stata depennata senza motivi apparenti ed era stato un articolo di Open a raccontare le stranezze dell’impresa, specializzata in prodotti agricoli e con un bactutti, con un’operazione congiunta tra Palazzo Chigi, Farnesina e Difesa. Dalla Cina ogni giorno arrivano vari tipi di aiuti, sabato sono arrivate dall’Egitto di Al Sisi 1,5 milioni di mascherine. E soprattutto Vladimir Putin, in una lunga telefonata con Giuseppe Conte, ci ha tenuto a mettersi in prima fila. Domenica sono atterrati nove aerei militari russi con ventilatori, mascherine e kground non proprio pulito (l’ex proprietario sotto inchiesta per traffico di influenze e noto alle cronache per essere stato taglieggiato dalla ex moglie di un giocatore, nonché il passaggio di proprietà a ridosso dell’assegnazione dell’appalto) mentre il sito Insanitas aveva ipotizzato che le mascherine utilizzate in conferenza stampa dal ministro Boccia e di cui si era lamentato il governatore siciliano Musumeci, origine di molte polemiche, in realtà fossero arrivate proprio dall’accettazione di un ordine sbagliato di Consip che, contattata, ha smentito non fornendo però ulteriori dettagli sulla dinamica della medici destinati alla Lombardia. Così il Cremlino dava notizia della telefonata con Conte: “Il presidente russo ha confermato la disponibilità a fornire il rapido aiuto necessario. In particolare strumenti di protezione personale, sistemi mobili Kamaz per la disinfezione dei veicoli e delle aree, strumenti medici e di altro tipo e l’invio di squadre di specialisti”.
IERI UN CONTINGENTE di medici russi è arrivato a Bergamo, uno è atteso a Brescia. Una settimana fa anche il “Sultano” Erdogan aveva parlato con Conte, garantendo l’arrivo di gara. Nell’emergenza, infatti, il rischio è che le aziende - soprattutto di fronte alla prospettiva di incentivi a fondo perduto - dichiarino capacità di produzione e disponibilità che non hanno.
L’ultimo decreto prevede che Iss e Inail verifichino la conformità alle norme. Inoltre, dovrebbe essere applicato il meccanismo di valutazione di Invitalia che prevede sia il soddisfacimento del requisito soggettivo di chi presenta domanda di accesso al fondo (quindi l’identità dell’impresa) sia si quello oggettivo, ovvero la serietà del bus ine ss plan. Bisogna sperare basti.
I presidi dalla Cina su cui si conta mentre si cerca di accelerare
200 mila mascherine ferme ad Ankara (che però solo in parte sono state sbloccate). Ma ieri sera è arrivata a Bari la prima donazione della Croce Rossa turca a quella italiana con alcuni dispositivi di protezione medica.
Tutto questo attivismo di alcuni tra i regimi meno democratici del mondo, qualche conseguenza geopolitica potrebbe portarla. Potrebbe trasformarsi in un conto da presentare. E non è un caso se il governo ha sollecitato gli alleati Usa a fare la loro parte.
Alcuni aiuti da Germania e Francia sono arrivati nei giorni scorsi, ma non troppo pub
La richiesta
Il ministro della Difesa Guerini ha scritto al Pentagono per chiedere aiuto militare