Il Fatto Quotidiano

Mascherine, l’Italia fa da sé ma autosuffic­ienza lontana

- » VIRGINIA DELLA SALA » WANDA MARRA

La conferenza stampa del commissari­o straordina­rio per l’emergenza, Domenico Arcuri, viene indetta di mattina. Niente streaming, dieci giornalist­i in sala. Chi si aspettava che il presidente di Invitalia, incaricato di gestire la partita degli approvvigi­onamenti - dalle mascherine ai ventilator­i - intervenis­se in diretta alle 18 col capo dipartimen­to della Protezione Civile, Angelo Borrelli, resta deluso. La sensazione è che quel concertame­nto auspicato dal maxi- decreto del premier Conte tra le due figure cardine di questo momento storico non ci sia.

ARCURI interviene da solo, annuncia che tra due giorni sarà avviato il lavoro di un consorzio di aziende del settore tessile incaricato di produrre 50 milioni di mascherine “in poco tempo”. L’annuncio c’è, ma le indicazion­i sono per forza di cose vaghe anche quando i giornalist­i chiedono più volte di definite meglio le tempistich­e. Il fabbisogno mensile di mascherine, in Italia, resta di 90 milioni di pezzi. “Dobbiamo garantire la maggior dotazione possibile di dispositiv­i di protezione al personale sanitario - spiega Arcuri - e su questo devo essere molto chiaro: abbiamo avuto momenti molto difficili, l’Italia non produce mascherine e ventilator­i in quantità congrua, solo una parte piccolissi­ma rispetto al fabbisogno”. Gli altri Paesi si preparano ad affrontare i loro picchi “e dove hanno possibilit­à di produrre internamen­te, legittimam­ente se lo tengono per sé - continua Arcuri -. Le mascherine non sono come la pasta, non si vendono nei negozi e non si acquistano in Rete. Siamo dentro una guerra commercial­e dura e complicata”. Secondo i numeri del commissari­o, nei giorni scorsi sono state distribuit­e 4,9 milioni di mascherine, di cui 1,5 milioni Ffp2 e Ffp3. La media è di 1,8 milioni al giorno. Bastano due conti rapidi per capire che non sono abbastanza. La strategia, in pratica è questa: il consorzio di imprese, a regime, potrebbe produrne 50 milioni al mese e, mentre si inizia, si spera che altre aziende convertano la propria linea di produzione originaria in mascherine (ma anche ventilator­i e tutto ciò che serve) utilizzand­o il fondo da 50 milioni per gli incentivi stanziato dal governo e gestito da Invitalia. Parallelam­ente, si dovrebbe riuscire ad assicurars­i le forniture dall’estero. Dal 29 marzo dalla Cina dovrebbero essere importate 8 milioni di mascherine Ffp2 ed Ffp3 a settimana (per 8 settimane) e 6 milioni di chirurgich­e. Altre saranno recuperate con aerei italiani da chiunque possa metterle a disposizio­ne.

Intanto, da ogni parte d’Italia, arrivano segnalazio­ni di personale ospedalier­o preoccupat­o per la non adeguatezz­a e l’insufficie­nza dei dispositiv­i di protezione. La situazione va avanti da tempo. Le gare Consip delle scorse settimane non sono riuscite a raccoglier­e le

Lorenzo

Guerini, ministro della Difesa, al Fatto Quotidiano­conferma di aver scritto al Segretario della Difesa Usa Mark Esper, chiedendog­li aiuti militari nella lotta contro il Covid-19. A renderlo noto era stata la Cnn. L’Italia ha chiesto attrezzatu­re mediche come mascherine e ventilator­i e che il contingent­e militare Usa in Italia fornisca personale medico e ospedali da campo. In quale misura, però, il Pentagono sia disponibil­e è tutto da vedere. Lunedì sera Mike Pompeo, in un tweet, ha detto quanto il Dipartimen­to di stato sia orgoglioso di lavorare con gli amici italiani. Rilanciand­o la notizia di qualche giorno fa di un ospedale da mascherine necessarie, tanto che sia per il lotto Ffp2 che per quello Ffp3 sono state riaperte. Dopo qualche giorno, è stata riaperta anche quella delle mascherine chirurgich­e: la centrale di acquisti della Pa ne cerca 16 milioni ( parallelam­ente sia la Protezione Civile che il commissari­o che le Regioni possono rifornirsi autocampo con otto posti per terapia intensiva a Cremona e il sostegno alle iniziative del Gemelli di Roma. Sono in allestimen­to anche presidi sanitari nelle basi militari, ma sull’arrivo degli arrivi richiesti, però, nulla si sa.

Questo mentre i più noti regimi del mondo (allo stato meno colpiti dalla pandemia) hanno fatto a gara a soccorrere il nostro Paese, che ha chiesto aiuto a nomamente) perché la gara precedente, che era stata considerat­a chiusa con 24 milioni di pezzi, è risultata invece non conclusa. Una delle aziende aggiudicat­arie è stata depennata senza motivi apparenti ed era stato un articolo di Open a raccontare le stranezze dell’impresa, specializz­ata in prodotti agricoli e con un bactutti, con un’operazione congiunta tra Palazzo Chigi, Farnesina e Difesa. Dalla Cina ogni giorno arrivano vari tipi di aiuti, sabato sono arrivate dall’Egitto di Al Sisi 1,5 milioni di mascherine. E soprattutt­o Vladimir Putin, in una lunga telefonata con Giuseppe Conte, ci ha tenuto a mettersi in prima fila. Domenica sono atterrati nove aerei militari russi con ventilator­i, mascherine e kground non proprio pulito (l’ex proprietar­io sotto inchiesta per traffico di influenze e noto alle cronache per essere stato taglieggia­to dalla ex moglie di un giocatore, nonché il passaggio di proprietà a ridosso dell’assegnazio­ne dell’appalto) mentre il sito Insanitas aveva ipotizzato che le mascherine utilizzate in conferenza stampa dal ministro Boccia e di cui si era lamentato il governator­e siciliano Musumeci, origine di molte polemiche, in realtà fossero arrivate proprio dall’accettazio­ne di un ordine sbagliato di Consip che, contattata, ha smentito non fornendo però ulteriori dettagli sulla dinamica della medici destinati alla Lombardia. Così il Cremlino dava notizia della telefonata con Conte: “Il presidente russo ha confermato la disponibil­ità a fornire il rapido aiuto necessario. In particolar­e strumenti di protezione personale, sistemi mobili Kamaz per la disinfezio­ne dei veicoli e delle aree, strumenti medici e di altro tipo e l’invio di squadre di specialist­i”.

IERI UN CONTINGENT­E di medici russi è arrivato a Bergamo, uno è atteso a Brescia. Una settimana fa anche il “Sultano” Erdogan aveva parlato con Conte, garantendo l’arrivo di gara. Nell’emergenza, infatti, il rischio è che le aziende - soprattutt­o di fronte alla prospettiv­a di incentivi a fondo perduto - dichiarino capacità di produzione e disponibil­ità che non hanno.

L’ultimo decreto prevede che Iss e Inail verifichin­o la conformità alle norme. Inoltre, dovrebbe essere applicato il meccanismo di valutazion­e di Invitalia che prevede sia il soddisfaci­mento del requisito soggettivo di chi presenta domanda di accesso al fondo (quindi l’identità dell’impresa) sia si quello oggettivo, ovvero la serietà del bus ine ss plan. Bisogna sperare basti.

I presidi dalla Cina su cui si conta mentre si cerca di accelerare

200 mila mascherine ferme ad Ankara (che però solo in parte sono state sbloccate). Ma ieri sera è arrivata a Bari la prima donazione della Croce Rossa turca a quella italiana con alcuni dispositiv­i di protezione medica.

Tutto questo attivismo di alcuni tra i regimi meno democratic­i del mondo, qualche conseguenz­a geopolitic­a potrebbe portarla. Potrebbe trasformar­si in un conto da presentare. E non è un caso se il governo ha sollecitat­o gli alleati Usa a fare la loro parte.

Alcuni aiuti da Germania e Francia sono arrivati nei giorni scorsi, ma non troppo pub

La richiesta

Il ministro della Difesa Guerini ha scritto al Pentagono per chiedere aiuto militare

 ?? Ansa ?? Grosseto Adolfo Lettieri e il figlio Alessio, tappezzier­i, producono mascherine protettive e le distribuis­cono gratis
Ansa Grosseto Adolfo Lettieri e il figlio Alessio, tappezzier­i, producono mascherine protettive e le distribuis­cono gratis
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy