Il Fatto Quotidiano

Benzinai e industrie: il governo prova a evitare gli scioperi

Trattative Confronto fino a notte tra i sindacati e l’esecutivo disponibil­e ad “aggiustame­nti”. Landini: ecco le nostre richieste

- » SALVATORE CANNAVÒ

Incontro lungo, chiuso a tarda sera, quello tra i sindacati e il governo, rappresent­ato dal ministero per lo Sviluppo economico, Stefano Patuanelli. Collegati in videoconfe­renza Cgil, Cisl e Uil hanno cercato per tutta la giornata di rivedere la lista dei lavori essenziali allegata al Dpcm varato dal governo il 23 marzo e che, secondo i sindacati, lascia al lavoro un numero eccessivo di persone. “Qualche aggiustame­nto si può fare” ha risposto Giuseppe Conte con un approccio di mediazione, ma non di modifica sostanzial­e. Anzi, da una parte i sindacati a tagliare la lista e dall’altra il governo ad allungarla, con nelle orecchie le preoccupaz­ioni di Confindust­ria che non vuole che troppe imprese chiudano.

IERI SI È AGGIUNTA anche la protesta dei distributo­ri di benzina che accusano orari troppo lunghi e nessuna tutela da parte del governo, e che hanno annunciato uno sciopero a partire da oggi mercoledì 25, che la ministra ai Trasporti, Paola De Micheli, ha detto di poter scongiurar­e. “Noi, da soli, non siamo più nelle condizioni di assicurare né il necessario livello di sicurezza sanitaria né la sostenibil­ità economica del servizio”, hanno protestato i sindacati Faib Confeserce­nti, Fegica Cisl e Figisc/Anisa Confcommer­ci.

Tra gli accusati anche le concession­arie autostrada­li e compagnie petrolifer­e. I primi su richiesta del ministero, si dicono disponibil­i ad applicare misure provvisori­e di sostegno come la sospension­e del corrispett­ivo contrattua­le da parte dei gestori di carburante e la gestione della pulizia dei piazzali.

Il Garante della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali ha invitato le organizzaz­ioni sindacali a revocare immediatam­ente l’astensione, ribadendo l’invito fino al 30 marzo, per tutte le organizzaz­ioni sindacali, a non effettuare scioperi che coinvolgan­o i servizi pubblici essenziali.

Tornando a Cgil, Cisl e Uil, la loro richiesta al ministro Patuanelli è stata quella di ridurre ai livelli essenziali le attività, soprattutt­o intervenen­do sulle varie derivazion­i delle filiere produttive. Tra le produzioni oggetto delle richieste sindacali il settore industrial­e, quello meccanico, tessile, chimico, del settore della gomma plastica, degli accessori degli autoveicol­i, del commercio all’ingrosso, dei cantieri edili. Ci si è chiesti anche se tutti i call center siano necessari così come se non occ o r r a r e g o l amentare alcuni servizi pubblici come poste, banche e le attività finanziari­e. Un intervento dettagliat­o è stato quello del segretario Cgil, Maurizio Landini, che ha indicato nella genericità dei codici Ateco presi dal governo come riferiment­o dei settori di attività, un generatore di confusione: “Un messaggio che dobbiamo dare tutti assieme è che si sta discutendo di cosa tenere aperto fino al 3 aprile. Non di cosa chiudere da qui all ’ etern ità”. La proposta, quindi, è stata quella di rivedere i codici, di “andare nel dettaglio rimoduland­o la tabella” e di fare attenzione ai particolar­i. “Alcune imprese – ha detto Landini a Patuanelli – stanno cambiando il loro codice Ateco per poter continuare a produrre. Non è possibile giustifica­rle”.

Altro problema è invece “aver introdotto nel decreto la deroga a livello territoria­le per le aziende la cui attività è agganciata a quelle consentite, previa informazio­ne e decisione prefettizi­a”. Sembra che solo a Brescia, nella giornata di lunedì, siano arrivate 600 richieste e a Milano più di mille. Quindi alla lista ufficiale si devono aggiungere migliaia di altre aziende pronte a tenere aperti i cancelli. Altra richiesta, fatta propria anche dalla Cisl, la limitazion­e delle attività aerospazia­li e militari, in larga parte pubbliche. Si può sospendere per qualche giorno la produzione di armi o quella di nuovi sistemi, è stata l’obiezione sindacale.

UNA QUESTIONE

sollevata dai metalmecca­nici è quella dei cicli continui distinguen­do tra la necessità di tenere aperte le attività di mantenimen­to e la produzione stessa. “Ad esempio – ha spiegato Landini – noi pretendiam­o che a Bergamo la produzione di bombole di ossigeno continui e anzi si rafforzi, ma non la produzione di tubi”.

Durante la conferenza stampa del pomeriggio, Giuseppe Conte ha assicurato di voler ascoltare la voce dei sindacati augurandos­i che nessuno voglia scioperare. Ma la proposta, appunto, è stata quella di “aggiustame­nti”.

Proteste diffuse

Indice puntato contro deroghe a livello locale, la produzione bellica, call center e servizi bancari

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Ansa Essenziali Attività ancora in vigore nonostante l’allarme del Coronaviru­s

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