Mes, solo “carità” condizionata
All’eurogruppo non passa la linea di Roma di usare il fondo salva-Stati “senza paletti”. No di Berlino & C.: chi lo richiede si deve mettere sotto tutela. Palla al Consiglio Ue
Lo
scenario era previsto e d’altronde le avvisaglie c’erano state già alla vigilia. Dopo due ore di discussione l’Eurogruppo, la riunione dei ministri delle Finanze dell’Eurozona, si chiude senza un accordo sull’utilizzo del Mes, il Meccanismo europeo di stabilità (l’ex Fondo salva-Stati). La palla passa Consiglio europeo di domani. E non è una buona notizia per l’Italia.
IL VERTICE si chiude senza neanche una dichiarazione congiunta. La linea del governo giallorosa non passa. Il mandato molto informale affidato a Roberto Gualtieri, seppure neanche mai in Parlamento, era quello già esplicitato dal premier Giuseppe Conte: usare i fondi del Mes, che ha una capienza residua (molto teorica) di 410 miliardi, senza “condizionalità presente e futura”, permettendo a tutti i Paesi di accedervi. L’attuale statuto del Mes vincola l’uso delle linee di credito a precise “condizionalità”, cioè l’obbligo a firmare un Memorandum che prevede impegni inderogabili a eseguire un programma di “aggiustamento strutturale” (sul modello già visto in Grecia). Lo strumento a cui tutti possono accedere sono le Eccl, Enhanced credit lines, “linee di credito a condizioni rafforzate”.
Per evitare le condizionalità servirebbe uno strumento nuovo. Per questo l’Italia, sostenuta dalla Spagna e, seppure con qualche ambiguità dalla Francia, ha proposto che il Mes emetta i “corona bond” per finanziare le spese necessarie a fronteggiare la crisi economica. I Paesi del blocco nordico sono contrari. Merkel è riluttante, l’asse di quelli inflessibili riuniti intorno all’Olanda chiede che ci siano precise condizionalità. “C’è un ampio sostegno all’Eurogruppo per gli strumenti esistenti del Mes, ad esempio le Enhanced credit lines, con condizionalità vincolate all’emergenza Coronavirus nel breve termine, e nel lungo termine di tornare alla stabilità”, ha detto al termine del vertice il presidente dell’Eurogruppo, Mario Centeno. Tradotto: niente paletti finché c’è l’emergenza, ma dopo i Paesi che fanno richiesta di aiuto devono mettersi sotto la tutela del Mes e rispettare un piano di rientro. Il gran capo del fondo salva-Stati, Klaus Regling, è stato ancora più esplicito: “Le Eccl sono lo strumento adatto. Tramite queste ogni Paese potrà avere un aiuto pari al 2% del suo Pil”, che per l’Italia equivale a un massimo di 36 miliardi, a fronte di una crisi che secondo Gualtieri causerà “un’elevata contrazione del Prodotto interno lordo”, un calo a doppia cifra che equivale a centinaia di miliardi persi. Anche il ministro francese Bruno Le Maire ha confermato che “c’è una convergenza di vedute sul ricorso al Mes”. Il ricorso ai coronabond “potrebbe essere utile per il lungo periodo”. Per ora, ai Paesi con alto debito resta solo il Mes.
Questa linea, ca va sans dire, non è quella italiana e non ha una maggioranza in Parlamento. M5S, Lega, LeU e Fdi sono contrari, e perfino Pd e Forza Italia avrebbero difficoltà a sostenerla. “Il Mes non è lo strumento adatto, serve un intervento forte della Bce”, ha ribadito ieri Luigi Di Maio.
Ipotesi indigeribile
Il capo dell’istituzione Regling: “Massimo 36 miliardi in aiuti” 5Stelle contrarissimi