Sanità privata “Aiuta il pubblico” “No, toglie soldi e cerca il profitto”
In riferimento alla lettera pubblicata ieri dal vostro giornale, a firma Franco, si ricorda che i musei sono chiusi al pubblico in virtù del decreto dell’8 marzo 2020, ma che è necessario garantirne il presidio di sicurezza al loro interno. L’attuale situazione di emergenza ci costringe, purtroppo, a chiedere al nostro personale uno sforzo per assicurare questo presidio. Ciò nonostante tutte le misure necessarie sono state prese per tutelare il nostro personale e la sicurezza del nostro patrimonio. Riguardo la Galleria Corsini si sottolinea che non è – come indicato dal vostro lettore – sorvegliata esternamente da vigilanza privata, bensì da dipendenti del museo che stanno svolgendo le loro funzioni nel rispetto della legge.
Hanno lucrato su tutto, ora non possiamo piangere i morti
È morta la zia di mia moglie a Treviglio. Era molto anziana, e purtroppo la famiglia numerosissima non potrà né vederla né salutarla, perché non ci sarà nessun funerale. Spero che l’epidemia non porti via più nessun’altra parente. Ora è il momento del lutto, ma posso confessarvi che non riesco a perdonare, pur essendo credente, chi ha sperperato decine di miliardi di euro nella corruzione degli ultimi anni e nello stesso tempo ha tagliato la sanità. La famiglia della zia è formata da lavoratori che hanno sempre pagato le tasse. Non meritano questo trattamento dallo Stato.
Cerchiamo la cura per il virus, non ne vediamo le cause
La pandemia di coronavirus ha già provocato un trauma senza precedenti sul pianeta. Eppure colpisce l’assenza di una valida riflessione sulle sue cause e sulla ripetibilità di rischi di questo genere, come pure l’assenza di una discussione riguardante l’influenza del nostro modello economico e sociale su quanto sta accadendo. Eppure gli eccessi del consumismo capitali
SONO DA ANNI ABBONATO al Fatto Quotidiano, che apprezzo proprio per le sue molte voci fuori dal coro, pur non condividendo alcune posizioni espresse. È il caso del fuoco ad alzo zero che state utilizzando contro la sanità privata in generale, e il cosiddetto modello lombardo in particolare. Chi le scrive ha passato 37 anni nella sanità pubblica, lombarda e veneta, ricoprendo posizioni direttive apicali per 23 anni, e con docenze a contratto universitarie: ho lasciato la sanità pubblica da circa 5 anni, e ricopro attualmente il ruolo di direttore scientifico del dipartimento di Ortopedia e traumatologia del Gruppo Policlinico di Monza. Mi preme puntualizzare due aspetti del vasto mondo sanità: la cosiddetta sanità privata è, per la gran parte, accreditata dal Servizio sanitario nazionale: riceve, per le prestazioni, la stessa remunerazione (Drg) del pubblico, ma offre servizi quasi sempre di qualità superiore riuscendo anche a produrre utili (pressoché costantemente reinvestiti), non deficit che lo Stato annualmente ripiana. In occasione dell’emergenza che stiamo vivendo, il Gruppo Policlinico di Monza ha messo a disposizione la sua struttura principale (Policlinico di Monza), e due altre cliniche (Pinna Pintor di Torino, Città di Alessandria ad Alessandria) per il trattamento di pazienti Covid-19, continuando a garantire l’emergenza /urgenza nelle diverse sedi. La sanità italiana rappresenta, nel suo complesso, un’eccellenza a livello mondiale, non facciamone un facile bersaglio per preconcetto ideologico.
NESSUN PRECONCETTO, caro professore. Semplicemente l’analisi dei fatti. Negli ultimi due decenni, la sanità pubblica, anche in Lombardia, ha perso risorse, chiuso ospedali e dimezzato i posti letto. Intanto sempre più soldi (pubblici) sono affluiti alla sanità privata, messtico hanno già dato prova della sua potenza distruttrice. Sembra proprio che l’idolo della crescita continua sia la cura e non la causa dello sconvolgimento che viviamo: come uscire da questo incubo? Facendo come prima.
Grazie ai giornalisti per il bel ricordo di Mura
Grazie a Coen e Scanzi per il bel ritratto di Gianni Mura, un grande sa sullo stesso piano di quella pubblica, ma con una sua autonomia: sceglie le prestazioni più remunerative e lascia al pubblico le più onerose, perché il suo fine – legittimo – è il profitto; non mette in comune agende e prenotazioni, così i tempi d’attesa del pubblico diventano lunghissimi. Nelle fasi d’emergenza, poi, il sistema rischia di saltare. Le risorse tolte negli anni al sistema pubblico e i posti letto persi pesano, in momenti di crisi come quello che stiamo vivendo. Nella prima settimana d’emergenza Covid-19, i privati erano assenti e sono stati coinvolti con la delibera del 4 marzo del presidente Attilio Fontana, che li ha poi “ringraziati” per essere “entrati” nel “nostro sistema”. Ma non dovrebbero già essere parte integrante del Sistema sanitario nazionale? giornalista che avrebbe meritato di... scrivere anche sul Fatto . Grazie anche a Ziliani, che, pur scrivendo (sempre) male della Juve, è grande pure lui.
Biden vuole candidare una donna, speriamo Michelle
All’indomani delle ultime primarie che lo hanno visto vincere sullo sfidante Bernie Sanders, Joe Biden ha affermato di aver concordato con Obama di presentare la candidatura di una donna alla prossima convention democratica per la carica di vicepresidente. Speriamo che che possa essere proprio Michelle la prima donna a ricoprire questa carica!
DIRITTO DI REPLICA
In merito all’articolo dal titolo “Gli infermieri in tv: mancano i letti per salvare tutti” pubblicato sul Fatto del 23 marzo, precisiamo quanto segue: l’Ospedale Niguarda di Milano sta lavorando incessantemente dal 21 febbraio per riorganizzare i flussi interni e aumentare le unità di Terapia Intensiva al fine di continuare ad accogliere tutti i pazienti che giungono qui con necessità di ricovero. Attualmente presso l’Ospedale Niguarda di Milano non si riscontra la saturazione del reparto di Terapia Intensiva, e c’è ancora disponibilità di posti letto. Le valutazioni cliniche dei pazientii vengono effettuate esclusivamente da medici delle Unità di Terapia Intensiva, Subintensiva, Pronto Soccorso e Degenze mediche dedicate, che stanno lavorando giorno e notte dall’inizio dell’emergenza. Si precisa che ad ogni paziente viene sempre garantita la corretta assistenza e che i criteri di valutazione di valutazione dei pazienti si basano esclusivamente sulle condizioni cliniche e non legate all’età degli stessi.
Alla luce dell’emergenza in corso il ministero della Difesa ha messo a disposizione il proprio personale sanitario, in supporto alle esigenze medico- infermieristiche delle strutture ospedaliere, tra cui l’Ospedale Niguarda. Nel bacino del personale interessato fanno parte anche i due infermieri militari intervistati che, essendo arrivati da soli due giorni a Milano, non dispongono del quadro completo sanitario dell’Ospedale. Si ricorda che la collaborazione tra sanità civile e militare – in atto con il massimo sforzo – intende proprio supportare le strutture ospedaliere affinché continuino ad accogliere e curare in maniera adeguata tutti i pazienti.
Siamo certi che l’ospedale Niguarda stia facendo tutto il possibile e anche di più, secondo le regole e i protocolli clinici, per curare tutti i pazienti in questa terribile emergenza. Siamo altrettanto certi che i due sottufficiali infermieri non abbiano mentito su quanto vissuto nei giorni scorsi. LO DICO AL FATTO