Il Fatto Quotidiano

Conte: “Altri 25 miliardi” Bond, Macron è con lui

Il premier interviene in Parlamento

- DE CAROLIS E DI FOGGIA A PAG. 2 - 3

L’Italia si presenta con la Francia e altri 7 al Consiglio Ue con un’iniziativa sui Corona-bond, sfidando i Paesi del Nord. Alla Camera la promessa di altri miliardi (“minimo 25”) anti-emergenza. Ma le opposizion­i attaccano

Sembra tutto irreale, tranne quella voce che trema all’inizio. La voce del capo del governo che per qualche attimo è solo un uomo che avverte tutto il peso della responsabi­lità, della morte che non si ferma. “Sono giorni terribili, non avremmo mai pensato di vedere sfilare autocarri dell’ese rcito carichi di bare dei nostri concittadi­ni” quasi si sfoga Giuseppe Conte aprendo la sua informativ­a alla Camera, alle sei e qualcosa di un’altra sera di guerra. Si sforza di non cedere alla tensione, il tempo che tutta l’aula di Montecitor­io si alzi in piedi per applaudire le vittime, deputati e ministri. Il tributo di un emiciclo che pare un catino di sopravviss­uti, con un numero contingent­ato di deputati per ovvi motivi di sicurezza.

IL RESTO DELLA CAMERA è sbarrato, mensa e buvette comprese. Ma per i deputati che ne hanno fatto richiesta c’è un cestino da asporto “da consumare presso il proprio domicilio” come recita il messaggio agli eletti, viveri preparati soprattutt­o per i deputati rientrati da fuori Roma. E sono cestini frugali: due panini, un frutto e una bottiglia d’acqua minerale. All’ingresso invece ci sono amuchina, mascherine e guanti per tutti, e molti li indossano anche in Aula. Una mascherina protegge anche il commesso accanto al presidente della Camera Roberto Fico. Sotto di lui i ministri, anche loro disposti a scacchiera, hanno facce come cenci. Il presidente del Consiglio Conte però deve parlare ugualmente, dire che “sono giorni terribili” e che questa “è una crisi senza precedenti per l’Italia e l’Unione europea”.

E a guerreggia­re con il virus, “questo nemico che divide le nostre famiglie e che ci fa sospettare anche di mani amiche” c’è innanzitut­to il suo governo, c’è innanzitut­to lui, che va subito al cuore della questione: “Siamo all’altezza del compito che il destino ci ha riservato? La storia, domani, ci giudicherà”. Nell’attesa, Conte cita il romanzo che è una biografia assurdamen­te attuale della nazione, i Promessi Sposi di Alessandro Manzoni: “Del senno del poi son piene le fosse”. Ed è un passaggio che suona stridulo. Di certo il premier rivendica l’impegno, elenca date e provvedime­nti per sostenere che no, il governo non si è mosso con ritardo o incertezze. “L’esecutivo ha agito con la massima determinaz­ione e con prontezza, all’indomani del primo episodio verificato­si a Roma il 31 gennaio abbiamo proclamato lo stato di emergenza”.

Il ministro della Difesa Lorenzo Guerini si sparge il gel igienizzan­te sulle mani, mentre il premier ricorda che dopo il primo caso di italiano positivo a Codogno, il 21 febbraio, ha convocato un Consiglio dei ministri d’emergenza per varare un decreto. “Non esiste un’esplicita disciplina dello stato di emergenza, abbiamo costruito un metodo mai sperimenta­to prima” ricorda il premier che è avvocato. Rivendica il “percorso normativo per cercare un bilanciame­nto tra tutela della salute e la necessità di presidi democratic­i”. È tutto trincea, e per uscirne il presidente del Consiglio promette il massimo, e soprattutt­o risorse, denaro: “Il prossimo decreto non sarà di importo inferiore del precedente”. Cioè il dl di aprile stanzierà almeno 25 miliardi, come il primo decreto “cura Italia”. Intanto, “manderemo altri medici e 500 infermieri nelle zone più colpite”. Proprio da Codogno, uno degli epicentri della sciagure, proviene il leghista Guido Guidesi, che nel suo Paese ha passato la quarantena. Parla a tono basso, “non voglio fare polemiche”, eppure le parole sono sassi: “Noi delle zone rosse siamo stati i primi a essere abbandonat­i”.

CONTE LO GUARDA con occhi allarmati, si stringe le mani, ha il busto che pare una corda. Prende appunti mentre Guidesi recita un rosario di mancanze del governo, e il capogruppo dem Graziano Delrio lo ascolta quasi riverso su stesso, la barba che pare più bianca del solito. Poco dopo, il dem chiede “un tavolo permanente con le opposizion­i” e difende l’Europa, “che ha messo in campo la Bce”. Giorgia Meloni, in rosso, apre e picchia con la stessa mano: “Se questa è una guerra noi non vogliamo disertare, aiutateci a collaborar­e”. E snocciola i provvedime­nti “che Fratelli d’Italia vi aveva proposto e solo poi avete adottato”. La guardano dritto anche diversi ministri a 5Stelle, anche Luigi Di Maio, mentre punge: “I decreti prima si fanno e poi si annunciano”.

Bordate e frecciate alla comunicazi­one di Palazzo Chigi piovono da più fronti. Ma Conte ha altri problemi. Conte è il primo in fila davanti all’emergenza: la padrona della Camera e di un Paese, in una primavera che non si vede.

“Cura Italia 2”

In Aula l’annuncio di un prossimo decreto con almeno altri 25 miliardi

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Ansa/LaPresse Distanze Ieri Giuseppe Conte ha parlato alla Camera. Questa mattina sarà invece al Senato
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