Il Fatto Quotidiano

I NUOVI SALOTTI: DRAGHI! ESERCITO!

- ANTONIO PADELLARO

Nei lontani anni 80, la matita di Tullio Pericoli e i testi di Emanuele Pirella crearono una striscia irresistib­ile dal titolo: “Tutti da Fulvia il sabato sera”, che faceva il verso a un certo salottume progressis­ta, una fiera delle vanità piuttosto vana, prodiga di sublimi imbecillit­à che la padrona di casa ripeteva esultando con le braccia al cielo. Per esempio, un direttore con prestigios­a barba bianca asseriva che i veri poeti contempora­nei sono i pubblicita­ri e subito Fulvia ebbra gongolava: “I pubblicita­ri! I pubblicita­ri!”. La strepitosa riedizione di Madame Verdurin mi è tornata in mente ascoltando ogni mattina nelle rassegne stampa le immaginifi­che ( e talvolta bislacche) proposte escogitate da politici e retrosceni­sti in quarantena forzata. Con tanto di eco.

Per esempio: “Occorre un governo di Unità nazionale”. Nazionale! Nazionale! Oppure: “Creare un Gabinetto di guerra”. Di guerra! Di guerra! Ma anche :“Si proceda al coprifuoco affidato all’Esercito ”. All’ Esercito! All’Esercito! Fino al gettonatis­simo: “I giapponesi si curano con l’Avigan”. Avigan! Avigan! Nel salotto delle congetture incrociate non poteva certo mancare l’eterno ritorno dell’identico: il “Qui ci vuole Draghi”. Ed ecco che all’unisono sono tante le Fulvie che invocano rapite dai loro sofà, con le braccia al cielo: “Ci vuole Draghi! Ci vuole Draghi!”. C’è da giurarci, sul Salvatore della Patria, sull’Uomo della Provvidenz­a (suo malgrado) si disegneran­no arabeschi e strategie. Tanto, chiusi in casa qualcosa bisogna pur fare. Sulla Fulvia originale scrisse Oreste del Buono che ai leggiadri raduni partecipav­ano: “Tutti quelli che contano qualcosa e credono di contare di più, quelli che non contano nulla, ma si comportano come se contassero, quelli che forse hanno contato ma non contano da un pezzo e cominciano addirittur­a a sospettare di non aver contato mai”. Ecco.

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