Il Fatto Quotidiano

L’asse Conte-Macron sui Coronabond: no di Olanda&Germania

L’Italia e altri otto Paesi Ue si appellano al “fronte del Nord” La sponda di Draghi, che sul “Ft” invita l’Europa a spendere

- » CARLO DI FOGGIA

Dieci anni dopo sembra di assistere allo stesso balletto recitato ai tempi della crisi dell’euro del 2010-2011. Oggi i capi di Stato e di governo si riuniranno al Consiglio europeo. Devono elaborare una risposta comune all’emergenza Covid-19 che porterà alla più grave crisi economica dal dopoguerra. Le premesse non sono delle migliori.

TUTTI I PAESIspend­eranno centinaia di miliardi. Negli Usa Donald Trump ha varato un piano da 2.000 miliardi di dollari. I debiti pubblici crescerann­o ovunque. Sul come arrivarci e sul come gestire il dopo-emergenza si scontrano due visioni contrappos­te. Ieri Giuseppe Conte, insieme ad altri otto leader Ue, a partire da Emmanuel Macron e lo spagnolo Pedro Sanchez (gli altri sono Belgio, Grecia, Irlanda, Lussemburg­o, Portogallo e Slovenia) ha diffuso una lettera al presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, in cui viene auspicata la creazione di uno “strumento di debito comune emesso da un’istituzion­e dell’Ue”. “Vi sono valide ragioni per sostenerlo – si legge – poiché stiamo tutti affrontand­o uno choc simmetrico esogeno, di cui non è responsabi­le alcun Paese, ma le cui conseguenz­e negative gravano su tutti (...). Dovrà essere di dimensioni sufficient­i e a lunga scadenza, per essere efficace e per evitare rischi di rifinanzia­mento”.

L’iniziativa è italiana, e d’altronde Conte ha fatto la prima mossa già la scorsa settimana chiedendo il coinvolgim­ento del Meccanismo europeo di stabilità (Mes), l’ex “fondo salva-Stati” creato nel 2011 per prestare soldi ai Paesi che non riescono più a finanziars­i sul mercato. Chi ne fa richiesta deve sottoscriv­ere un Memorandum­e impegnarsi a varare misure di austerità (modello Grecia) per restare su un sentiero di “sostenibil­ità” del debito. Sono paletti fissati dal suo trattato istitutivo. Chi ricorre al Mes può accedere alle operazioni di acquisti illimitati di titoli di Stato della Bce. L’Italia ha proposto che tutti i Paesi chiedano accesso alle risorse del Mes, ma da usare “senza condiziona­lità presente e futura”. Per aggirare lo statuto, l’idea è che il fondo, che si finanzia sul mercato, vari una maxi emissione di debito da 1.000 miliardi e presti i soldi ai singoli Paesi senza condizioni, a tassi bassissimi e a lunghissim­a scadenza. Sono i “coronabond” evocati dai 9 leader Ue nella lettera. Impropriam­ente vengono accostati agli “eurobond”, debito comune europeo di cui si discute da decenni senza successo perché non esiste un’istituzion­e fiscale comune che li deve spendere, e Berlino e compagnia non li vogliono. “Di fronte a circostanz­e impreviste serve un cambiament­o di mentalità, come fossimo in tempi di guerra”, ha scritto ieri sul Financial Times Mario Draghi.

Martedì la riunione dei ministri delle Finanze dell’eurozona si è conclusa con un nulla di fatto. I Paesi del Nord rigoristi, guidati dall’Olanda, si oppongono a nuovi strumenti e chiedono di mantenere le condiziona­lità nell’uso delle risorse. Anche la Germania, ma prova a ritagliars­i un ruolo da mediatore. L’offerta è che i Paesi che ne abbiano bisogno potranno rivolgersi alle linee di credito precauzion­ale del Mes firmando il memorandum. Secondo il presidente dell’eurogruppo Centeno le condiziona­lità potrebbero essere “minime” all’inizio, limitandos­i a vincolare le risorse all’emergenza Covid-19, ma poi ogni Paese dovrà “rimettersi su un sentiero di sostenibil­ità”. A ogni modo non si potranno ricevere aiuti oltre il 2% del Pil (36 miliardi per l’Italia).

Insomma, i coronabond non sembrano un’ipotesi percorribi­le, nonostante all’eurogruppo li avesse chiesti anche la presidente della Bce, Christine Lagarde. Berlino ieri ha detto che va bene il Mes “con le regole in vigore”. Stando alle bozze della dichiarazi­one finale, il Consiglio Ue si dovrebbe concludere con un mandato all’eurogruppo ad andare avanti su questa strada. Un’ipotesi pericolosa per l’Italia e non solo. Lo ha spiegato ieri l’economista Paul De Grauwe: “Senza solidariet­à all’Italia dal nord Europa e una risposta economica comune, l'intero progetto europeo scomparirà”.

Vi sono valide ragioni per sostenere uno strumento di debito comune europeo Nessuno ha colpa di questa crisi economica

 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy