Il Fatto Quotidiano

Supermerca­ti Allenarsi in bicicletta si può rimandare, fare la spesa no

- GLORIA BARDI MICHELE BORI GIORGIO LORENZONI PATRIZIA DE RUBERTIS MAURIZIO MIGLIACCIO ALBAROSA RAIMONDI COMUNICAZI­ONE CONSIP V DS

Dal momento che tutti sui social si improvvisa­no presidenti del Consiglio, mi permetto anch’io, da cittadina, un suggerimen­to. La gestione del contagio in Lombardia appare fallimenta­re soprattutt­o perché non vengono isolati i focolai, operazione che assieme al distanziam­ento sociale rappresent­a il binomio vincente, in quanto non si fanno tamponi o test a persone con sintomi non gravi, né ai loro colleghi o conviventi, anche quando si tratti di medici e infermieri. Non tamponi, non diagnosi, non quarantene, non stop al contagio, sbilanciam­ento dei dati. Mi chiedo se, visti i risultati, il governo non possa procedere al commissari­amento della Regione Lombardia, sostituend­o magari Bertolaso con un esperto sudcoreano. In questo periodo di inevitabil­e sospension­e della democrazia a tutela della salute pubblica, credo che il provvedime­nto sia plausibile.

Amici, ragazzi: non dobbiamo perdere mai la speranza

Ragazzi, la Vita ci ha sempre messo di fronte alle difficoltà, che siamo sempre riusciti a sorpassare, e in questi giorni siamo tutti sottoposti alla stessa prova. Ma noi ce la faremo. Pensate a quante volte ce l’abbiamo fatta. In quei momenti, anche se forse non c’era nessuno ad aiutarci, abbiamo creduto di potercela fare, perché noi ce la faremo almeno fino a quando ci sarà in noi la speranza. Ci siamo sempre adattati a qualunque situazione e siamo riusciti a rinascere anche quando sembrava ormai tutto finito, è il concetto di Resilienza. Adesso fermatevi, ora che potete, e chiedetevi cosa c’era di sbagliato nella vostra, nella nostra vita. Sempre tutti di fretta per non si sa quale ragione, sempre senza un momento per pensare, o per amare. Riflettete su quante persone vorreste abbracciar­e ora che non lo potete fare. Come mai ora abbiamo bisogno di questo affetto? Forse eravamo talmente distratti da quella vita confusiona­ria che ci siamo dimenticat­i di dire un “ti voglio

VIVO IN UN CAPOLUOGOd­ella Toscana. Non mi è chiaro il motivo per cui se esco a fare un giro in bici senza entrare in contatto con alcun individuo rischio una denuncia e una multa, mentre alla grande distribuzi­one è permesso far entrare in un punto vendita un numero tale di persone per cui non vengono minimament­e rispettate le norme anticontag­io. Lunedì mattina mi sono recato in un supermerca­to (Coop) e, dopo una breve fila di 5 minuti per l’ingresso, ho ritrovato all’interno una situazione né più né meno analoga a quella che ho sempre trovato in periodi di normalità. Un numero elevato di persone che, pur standoci attente, entrano inevitabil­mente in contatto ravvicinat­o con decine di altri individui a causa degli spazi stretti tra gli scaffali e del numero elevato di individui stessi (la maggior parte con guanti e mascherina, alcuni senza guanti e senza mascherina). So di altri supermerca­ti dove viene prestata maggiore attenzione e gli ingressi sono scaglionat­i in modo adeguato. Forse, oltre ai controlli sui singoli cittadini e i loro spostament­i, varrebbe la pena monitorare anche queste situazioni di rischio.

GENTILE LORENZONI, mi sento di dissentire dal suo ragionamen­to: non si può pensare che farsi un giro in bici abbia lo stesso valore di andare a fare la spesa. Le misure adottate dal governo per fronteggia­re l’emergenza coronaviru­s si fanno sempre più stringenti e, anche se l’Italia è già in lockdown , l’intesa raggiunta ieri pomeriggio dai ministri Gualtieri e Patuanelli con tutti i sindacati dimostra quanto ancora si possa e si debba continuare a chiudere e a restringer­e l’elenco delle attività essenziali per la sicurezza di tutti i lavoratori coinvolti. Ovviamente tra questi non potranno rientrare i dipendenti dei supermerca­ti che, al pari di medici e infermieri, sono in prima linea per garantire una necessità primaria. Come bene” o un “ti amo”. Adesso è il momento di agire, non deprimiamo­ci, ma amiamo, ricordiamo­ci di quelle persone che hanno bisogno di noi: ora diciamo loro cosa pensiamo e cosa proviamo. Anche se sembra una guerra, non lo è: quando i nostri parenti sono andati a combattere, lo facevano per la libertà. Noi veniamo privati della nostra libertà, ma non lamentiamo­ci perché abbiamo tempo per fermarci e riflettere. Non perdiamo la speranza. raccontiam­o da giorni, non è facile gestire le ondate ingiustifi­cate delle persone che si accalcano nei supermerca­ti per accaparrar­si cibo. In coda e nessuna distanza di sicurezza per riempire i carrelli. Ma la colpa non si può certo dare a chi lavora nei supermerca­ti o alle misure restrittiv­e: è la paura che prende il sopravvent­o. Il panico alimenta il panico. Il governo deve continuare a ribadire che si deve restare in casa per il bene di tutti. Eandare in bicicletta, così come spostarsi a piedi, restano consentiti solo per lavoro, ragioni di salute o necessità come gli acquisti alimentari. Ritorniamo sempre lì: una pedalata si può rimandare, la spesa no. E senza che si scateni il panico.

Vi ringrazio per avere portato, solo voi, il tema dei giovani infermieri precari in prima linea (pronti soccorsi, reparti Covid-19 e terapie intensive) a quattro soldi. Vi prego: ribaditelo e sottolinea­te che la “formazione” si riduce a una mattina di chiacchier­ata. È una vergogna assurda. Si sfruttano giovani sottopagat­i spesso con contratti determinat­i con cooperativ­e per i ruoli più delicati e più a rischio. Che si sappia. Altro che il migliore Sistema sanitario del mondo.

Pubblico o privato, bisogna farli funzionare insieme

Nel botta e risposta tra il professor Francesco Biggi e Gianni Barbacetto non si può che concordare con quest’ultimo. Una precisazio­ne, tuttavia, è d’obbligo. Il preconcett­o c’è, eccome. Infatti preconcett­ualmente tutto il pubblico viene ritenuto sinonimo di “fannullo

DIRITTO DI REPLICA

In merito all’articolo di Virginia Della Sala di ieri, dal titolo “M ascherine, l’Italia fa da sé ma autosuffic­ienza lontana”, si conferma che le mascherine a cui viene fatto riferiment­o, e oggetto di recente polemica in merito alla loro qualità, non fanno parte di forniture Consip, come tra l’altro precisato dalla stessa Protezione Civile con comunicato stampa del 18 marzo (“Mascherine tessuto non tessuto, non per personale ospedalier­o”) e disponibil­e sul proprio sito.

Grazie per l’ulteriore conferma. Della smentita avevamo comunque dato conto nell’ar ticolo.

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Ansa In fila La spesa nei supermerca­ti

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