QUANDO INTERROGA IL PROF. CACCIARI
“MI STA DAVVERO chiedendo se saremo migliori o peggiori? Non cambierà niente”.
MASSIMO CACCIARI INTERVISTATO DAL “CORRIERE DELLA SERA”
AL GINNASIO avevo un professore di Matematica con un metodo infallibile per terrorizzare la classe, e costringerci a studiare le equazioni: le interrogazioni col botto. Più il disgraziato di turno alla lavagna s’impappinava col gessetto a mezz’aria e più il cerbero tamburellava nervosamente con le nocche sulla cattedra finché, a tempo scaduto, il crescendo di percussioni esplodeva con una terrificante manata sulla superficie lignea, in una sentenza inappellabile: il botto. Talché, quando mi capita di incrociare Massimo Cacciari in qualche dibattito televisivo, e la memoria di quel trauma mi sovviene, al primo brontolio con saetta incorporata cerco d’ingraziarmelo con un cauto (e vile) “concordo con il Professore” (sì, dalla laringe mi esce perfino una P maiuscola); quindi ne scruto l’espressione sperando in un cenno di assenso, come davanti a quella lavagna. Pronto a fare dietrofront nel caso mi fossi avventurato su un terreno minato per non rischiare un metaforico scappellotto. Scherzo naturalmente, anche se l’intervistatrice Candida Morvillo merita un plauso per certe domande ardimentose su colore della chioma e immortalità. Cacciari, e qui torno serissimo, ha tra gli altri il dono di incenerire con una parola (o con una smorfia) la retorica melensa “dello stare a casa, dei carrarmati nelle strade, degli Inni di Mameli e via blaterando”. Aggiungerei: i diari intimisti sulle passeggiate nel tinello, e sulla riscoperta dei valori familiari. Quanto a certi interrogativi esistenziali sul “dopo”, il Professore ci dice esattamente quello che potremmo trarre non da Immanuel Kant, ma da una semplice rilettura del sussidiario di Storia: “Non cambierà niente, la maggioranza della gente spera di tornare a vivere come prima e altri sperano, come prima, di vivere un po’ meglio”. Infine: “Pensare come se questa fosse la terza guerra mondiale è un’idiozia”. Applausi. Ci accompagna l’immagine di lui che “ogni tanto tira un colpo al calciobalilla, ed è molto nervoso”. Avercene.