Le risposte su Cig, telelavoro e sussidi
Il Fatto prova a chiarire i dubbi
■Molti lettori ci hanno espresso i loro dubbi e interrogativi sulle misure economiche anti-crisi prese dal governo: in questo primo vademecum cerchiamo di risolverli. Aspettiamo le vostre ulteriori domande
Bonus, ammortizzatori, licenziamenti, smart working... Ogni giorno Il Fatto riceve decine di email di lettori che chiedono chiarimenti su come funzionano le misure del decreto “Cura Italia”. In attesa che, come proposto da Antonio Padellaro, ci sia un question timegiornaliero in cui sia il governo a rispondere, proviamo a farlo noi. Scriveteci a lettere@ilfattoquotidiano.it.
REDDITO DI CITTADINANZA
Sono una Partita Iva. Ho chiesto il reddito di cittadinanza che ora è passato da 100 a 250 euro. Perché non si pensa di integrarlo per arrivare a un importo dignitoso per chi è senza lavoro? (M. B.)
Il reddito cit euro integra l’importo per arrivare a 780 euro al mese, ma non si può cumulare con il bonus da 600 euro. La ministra del Lavoro Nunzia Catalfo ha annunciato che è allo studio un rafforzamento del “reddito” limitato ai mesi di crisi più acuta.
BONUS 600 EURO
Mio marito è stato assunto il 2 marzo e non ha diritto a niente: è un nuovo esodato. Chi ha avuto la sfortuna di avere un contratto dopo quella data deve morire di fame? (Lettera firmata)
Per il ricorso agli ammortizzatori sociali, che vanno richiesti all’Inps, è stato previsto il requisito più inclusivo che prevede la condizione di essere in forza al 23 febbraio 2020. Va detto, però, che alcune regioni hanno richiesto al ministero del Lavoro di includere nella Cig in deroga i lavoratori assunti dopo il 23 febbraio: la ministra Catalfo ha promesso che sarà fatto col decreto di aprile.
Siamo circa 200.000 lavoratori dello spettacolo che ci troviamo esclusi da tutte le misure, perché in possesso di contratti di tipo intermittente. Aiutateci. (Lettera firmata).
Questi lavoratori non accedono all’indennità di 600 euro perché il loro contratto è a chiamata e l’art. 38 del Cura Italia prevede che le indennità per i lavoratori dello spettacolo siano circoscritte a coloro che hanno lavorato almeno 30 giornate, ma che alla data del 17 marzo non avessero un rapporto di lavoro dipendente. Problema: chi ha il “contratto a chiamata” risulta essere “dipendente”, benché di fatto gli intermittenti a quella data fossero senza lavoro. Le Regioni potrebbero risolvere la questione concedendo a questi lavoratori la Cassa integrazione in deroga, misurando il lavoro perso in base allo storico dei 12 mesi precedenti. Apripista, per ora, è la Regione Lazio.
Il riconoscimento di un bonus di 600 euro ai lavoratori autonomi è giusto in linea di principio, ma è giusto darlo a chiunque ne faccia richiesta? (Gemma 048)
La domanda per l’ottenimento dell’indennità non si fa tramite autocertificazione ma dimostrando di avere stringenti requisiti che hanno escluso migliaia di persone. Tra le quali anche quelle costrette a lavorare in nero o a chiamata, gli autonomi che guadagnano troppo poco per permettersi una partita Iva, colf, badanti. Ma anche i lavoratori del Terzo settore o educatori e operatori sociali impiegati nei servizi pubblici, sotto diverse forme di esternalizzazione. Per ora la priorità sarebbe consentire a tutti di sopravvivere.
CASSA INTEGRAZIONE
Che differenza c’è tra il pagamento di Cig ordinaria e quella in deroga? Quale conviene? (P.T.)
Non c’è una convenienza ma requisiti necessari per richiederle, con la seconda che è diventato un importante cuscinetto di salvataggio per oltre 2 milioni di lavoratori che altrimenti sarebbe rimasti esclusi. Sul fronte del pagamento con la Cassa ordinaria c’è il conguaglio o il pagamento diretto a richiesta del datore di lavoro; per la Cig in deroga c’è solo il pagamento diretto dell’Inps.
BANCA
Per andare al bancomat più vicino, che non è quello della mia banca, mi hanno addebitato 2 euro di spese: sarebbe opportuno che le banche, almeno in questo periodo, evitassero queste pratiche. (Maurizio Zenga)
Non è ancora previsto per legge che le banche azzerino questo tipo di commissioni, che possono arrivare a 3 euro. Ma c’è da dire che alcuni istituti hanno già agito, come alcune Casse di Risparmio e Banche Popolari. Poi ci sono anche Banca Sella e Intesa SanPaolo: la prima ha previsto l’azzeramento delle commissioni di prelievo presso gli Atm di altre banche; la seconda le ha azzerate fino al 31 luglio solo per quei clienti nel cui Comune le filiali di Intesa sono chiuse ( un po’ poco).
SMART WORKING
Siamo in smart working con i nostri pc e lavoriamo bene. Ma il top management spiega che occorre intervallare lo smart working alle ferie/rol/festività soppresse (forzate) con tutte le conseguenze sulla produttività. Qui si fa cassa ai danni dei lavoratori. (Lettera firmata)
Il datore di lavoro deve ricorrere il più possibile allo smart working e rispondere all’obbligo di tutela della salute del lavoratore. Ma se l’azienda, per comprensibile calo dell’attività, non fosse in grado di far svolgere la normale attività, potrà decidere di utilizzare i ratei di ferie e permessi maturati dagli stessi o di ricorrere agli ammortizzatori sociali. Anche per l’Inps la presenza di ferie pregresse non è ostativa alla domanda di Cigo e Cig in deroga.
VIVAI
Da pochi giorni hanno riaperto le attività florovivaistiche purché in grado di garantire la sicurezza de i clienti. Ma i fiori sono una cosa necessaria? Allora riaprano anche le fiorerie. Io non lavoro da tre settimane. (A.L.)
I negozi di fiori al dettaglio non possono riaprire alla vendita, perché il loro codice Ateco è diverso da quello dei florovivaisti. Possiamo farci portavoce dell’istanza della sua categoria, come i vivaisti hanno spiegato alla ministra delle Politiche agricole, Teresa Bellanova che senza fiori e piante sono a rischio 27mila imprese con 2,5 miliardi di fatturato.
(In collaborazione con Simone Cagliano - Fondazione
Studi Consulenti del Lavoro)