Non c’è solo la Fiera
Oltre Milano, tutta Italia si attrezza contro il Covid-19, solo più in silenzio
Aprirà domani il nuovo ospedale Cov id -19 allestitone i padiglioni della Fiera di Milano. Già disponibili 53 posti letto (saranno 160, assicurano, dopo Pasqua). Pronti 55 ventilatori per la terapia intensiva, 22 dei quali donati dall’Ordine di Malta, 6 da Luxottica, 7 dalla Croce rossa, 17 da Pirelli e 3 Fondazione Fiera. L’ospedale, allestito in soli dieci giorni per contrastare l’emergenza Covid-19, che sta colpendo duramente la Lombardia, è stato orgogliosamente presentato come un miracolo milanese.
Nulla da eccepire, se non fosse – non ce ne voglia la grandeur meneghina – che opere simili sono state portate a termine anche altrove, molto più in silenzio, a cominciare da due regioni confinanti anch’esse duramente colpite dall’epidemia, l’ Emilia- Romagna e il Piemonte.
In Emiliadal 23 marzo è operativo l’ospedale da campo allestito in 72 ore dall’Esercito all’interno dell’ex Arsenale militare di Piacenza, edificio in cui lavorano 80 persone e che attualmente dispone di 37 posti di terapia intensiva e 3 di sub-intensiva (attualmente ne sono occupati 37).
In Piemonte, invece, è stato inaugurato il 31 marzol’ ospedale di Verduno,n elle Langhe cuneesi, struttura in fase di costruzione da anni i cui tempi di apertura sono stati accelerati dalla regione e il centro è diventato Covid hospital. Inaugurato il 31 marzo alle 15.30, ha 55 posti letto. E a Torino, a breve, le ex Officine grandi riparazioni ferroviarie, oggi polo culturale e gastronomico, saranno riconvertite in ospedale da campo. Da domani iniziano i lavori curati dalla Regione e le Ogr dovrebbero essere operative e ospitare i primi dei cento degenti che si conta di poter ricoverare nell’ area (messa a disposizione dalla Fondazione Crt) prossima a essere trasformata in reparto di terapia intensiva.
Per restare nel NordOvest, la Regione Liguria ha realizzato un punto Covid-19 a bordo di un traghetto ormeggiato a Genova. Trenta cabine (altre 25 saranno pronte a breve) sono state attrezzate per ospitare i malati di Coronavirus, pazienti che non richiedono ossigeno se non i rari casi, persone che devono essere monitorate, ancora contagiose, ma che non possono tornare alle loro abitazioni: pazienti, per esempio, che vivono con persone anziane o in comunità. La soluzione nave è stata suggerita dalla difficoltà, nel caso di riconversione di altri reparti ospedalieri, di realizzare un’aerazione separata rispetto al resto dell’ospedale.
L’opzione ospedali dismessi è stata la scelta della Regione Toscana, che ha disposto la riapertura delle vecchie strutture di Lucca, Prato , Pistoia, Massa e Carrara. L’ospedale di Massa era praticamente abbandonato anche se pronto all’uso, quello di Prato in via di demolizione, mentre il Ceppo di Pistoia era stato convertito in Bed&Breakfast. I posti recuperati sono stati 72 a Lucca, 53 a Massa, 20 a Carrara e 40 a Prato.
Nelle Marche, invece, siaspetta che venga terminato l’ ospedale commissionato a Guido Bertolaso ( tempo stimato 12 giorni) alla Fiera di Civitanova Marche, 100 posti di terapia intensiva al costo di 12 milioni di euro frutto di donazioni sul conto della Onlus dei Cavalieri di Malta. A Jesi, intanto, è stato allestito l’ospedale da campo della Marina Militare, 40 posti letto e 4 di terapia intensiva, gestiti da medici e paramedici della Marina. E sono già attivi da settimane i due ospedali da campo della Protezione Civile Marche.
Viaggiando verso Sud, è la Campania di Vincenzo De
Luca a essere particolarmente attiva. Qui sono giorni cruciali per la realizzazione di 120 nuovi posti letto di terapia intensiva distribuiti in tre gran di blocchi ospedalieri. I primi 72 dovrebbero vedere la luce entro il 12 aprile, 48 a Napoli e 24 a Salerno. La regione ha optato per la costruzione di nuove strutture accanto agli ospedali del Mare di Napoli, Ruggi di Salerno, Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta: 72 posti TI nel capoluogo di regione e 24 a testa negli altri due. I progetti prevedono un assemblaggio e montaggio rapido di moduli, i primi già arrivati a Napoli e Salerno. Il tutto “chiavi in mano”, completi di forniture sanitarie, letti e ventilatori. Le piastre di allocazione dei moduli sono già pronte a Napoli e Salerno, domani iniziano i montaggi nei cantieri. C’è un ritardo su Caserta ma si spera di concludere il 23 aprile.
In altre Regioni non si è decisa la riconversione di aree ad altra destinazione d’uso o la riapertura di vecchi ospedali, ma si è scelto di liberare spazi nuovi ospedalieri. Come in Puglia, dove sin dall'inizio sono stati coinvolti sei ospedali pubblici e tre cliniche private per l’attivazione di 173 posti in terapia intensiva, 186 in pneumologia e 352 in malattie infettive.
O in Calabria, dove l’obiettivo – al netto della mancanza dei ventilatori polmonari necessari – è stato quello di aumentare i posti letto di terapia intensiva, soprattutto nei tre ospedali hub di Reggio Calabria, Catanzaro e Cosenza. In Sardegna, invece, tre strutture private ( Mater di Olbia, Policlinico di Sassarie Clinica Città di Quartu per un totale di 35 posti letto in terapia intensiva andranno a sommarsi ai 20 attualmente presenti nella rete ospedaliera pubblica.
In Friuli- Venezia Giulia il 3 aprile sono stati aperti 39 nuovi posti letto di terapia intensiva e sub-intensiva nell’ospedale di Cattinara a Trieste , mentre in Veneto da metà marzo sono stati individuati alcuni Covid Hospital, praticamente uno per provincia, con aree totalmente isolate e una disponibilità di 2.985 posti, rispetto ai 744 ordinari dei reparti terapeutici.
Emilia-Romagna
A Piacenza l’Esercito in 72 ore ha messo in piedi un ospedale da campo nell’ex Arsenale
Piemonte
A Verduno (Cn) aperto il nuovo ospedale, a Torino iniziano domani i lavori alle ex Ogr