Contagi stabili, morti in calo In rianimazione 74 in meno
Per la prima volta diminuiscono i pazienti in terapia intensiva, ma c’è sempre un 4% di nuovi casi e i decessi sono 681: in totale 15.362
Il picco non è finito. Tra piccole risalite e quasi impercettibili discese, l’andamento dei contagi in Italia continua su quel “pianoro” individuato dal presidente dell'Iss, Silvio Brusaferro. Nel bollettino pomeridiano della Protezione civile i casi totali di Covid-19 in Italia – comprensivi di persone positive, morti e pazienti dimessi o giudicati guariti – ha toccato quota 124.632: 4.805 in più in 24 ore (+4,01%), in rialzo sui 4.585 di venerdì e ai 4.668 di giovedì.
In una giornata in cui le ombre accennano a rischiararsi, ma non a dissolversi, un flebile spiraglio arriva dalle terapie intensive. Se venerdì i letti occupati nei reparti di rianimazione di tutta Italia erano 4.068, ieri il numero era sceso a 3.994, 74 in meno (1,82%). “È una notizia importante perché consente agli ospedali di respirare. È il primo valore negativo da quando abbiamo avviato la gestione dell’emergenza”, ha spiegato il coordinatore dell'emergenza, Angelo Borrelli. Buona parte dei posti si è liberata in Lombardia: “Siamo a -55 rispetto a ieri (venerdì, ndr) – aveva spiegato poco prima da Milano l’assessore al Welfare, Giulio Gallera – il numero dei dimessi, 222 in più, e dei decessi è superiore a quello dei nuovi ingressi”. Non si arresta, invece, la conta nazionale dei morti. “Ci sono 681 nuovi deceduti (ora sono 15.362, ndr)– ha proseguito Borrelli – ma il numero è in discesa: il 26 marzo avevano raggiunto il massimo con 969 unità”. Dati che Franco Locatelli, presidente del Consiglio Superiore di Sanità, in conferenza definisce “largamente incoraggianti”, perché “dal 27 marzo siamo passati da più di 120 accessi nelle terapie intensive a un saldo negativo di 74 soggetti. E i deceduti erano 12% più del giorno prima, oggi siamo al 5%. Ma non abbiamo scampato proprio nulla. È solo la dimostrazione che quanto è stato fatto è servito a ridurre la diffusione. Secondo uno studio autorevole, le misure di contenimento hanno evitato 30 mila morti”.
Una strada sulla quale accelera la Lombardia, dove un’ordinanza introduce l’obbligo per chi esce di casa di coprirsi il volto con la mascherina. “In questo momento non l'abbiamo ancora data come indicazione – ha commentato Locatelli – La misura fondamentale è quella del distanziamento sociale”.
Il presidente del Css
Il professor Locatelli: “Dati incoraggianti, anche se non abbiamo scampato nulla”