Il Fatto Quotidiano

Un’altra mutazione è possibile: potrebbe arrivare Sars-CoV-3

L’équipe del professor Clerici della Statale ricostruis­ce le origini del virus, il salto dal pipistrell­o all’uomo e il nuovo scenario

- » DAVIDE MILOSA MARIA RITA GISMONDO

All’origine del virus. Potrebbe essere questo il titolo di un studio dell’Un i v e r s i t à Statale di Milano pubblicato sulla prestigios­a rivista Journal of Virology. In realtà il rapporto scientific­o si intitola: “Inferenza computazio­nale della selezione alla base dell'evoluzione del romanzo coronaviru­s, SarsCov2” e porta la firma del Dipartimen­to di fisiopatol­ogia medico-chirurgica dei trapianti che fa riferiment­o al professore Mario Clerici. Si tratta della prima ricerca internazio­nale che, dopo lo scoppio della pandemia, torna indietro per comprender­e le ca ratt eris tiche filogeneti­che di questo patogeno respirator­io confrontan­dole con il virus individuat­o nei pipistrell­i che a loro volta lo hanno ricevuto da un animale allo stato sconosciut­o. Lo studio dà conto per la prima volta di un dato: SarsCov2, presente originaria­mente in un animale non identifica­to, potrebbe modificars­i e produrre un ennesimo salto di specie verso l’uomo portando sullo scenario mondiale un coronaviru­s simile ma non uguale, che potremmo chiamare SarsCov3. Oltre a questo, lo studio specifico dell’area complessiv­a del virus ha portato i ricercator­i a identifica­re alcune proteine, tra 3 e 5, che non cambiano mai. Un dato confortant­e per la ricerca vaccinale. Lo vedremo. Torniamo però allo Spillover, termine che abbiamo imparato a conoscere nelle ultime settimane anche grazie all’omonimo libro del saggista scientific­o David Quammen.

CHE I CORONAVIRU­S abbiano una passione per il salto di specie è stato già spiegato nel 2015 in uno studio pubblicato sulla rivista Nature. Qui si prendeva atto che questi tipi di patogeni hanno più di altri una forte tendenza allo spillover, ovvero al salto di specie. Questo anche perché sono virus a Rna, ovvero formati da un solo filamento genetico, e hanno una frequenza di replicazio­ne molto

L’ARTICOLO Pubblicato sul Journal of Virology, ricostruis­ce le caratteris­tiche filogeneti­che del SarsCoV2 in relazione ai precedenti Sars del 2003 e Mers del 2012, per ipotizzare un possibile nuovo salto di specie dall’animale all’uomo

GLI AUTORI Sono gli specialist­i del Dipartimen­to di fisiopatol­ogia dei Trapianti guidati dal professor Mario Clerici più rapida e soggetta ad errori che li rendono decisament­e più instabili e sfuggenti. Il lavoro dell’equipe del professor Clerici parte dalla comparazio­ne filogeneti­ca di SarsCov2 e di BatCoVR aTg1 3, ovvero il virus isolato nei Rhinolophu­s affinis, specie di piccoli pipistrell­i presenti anche in Cina. Da qua emerge solo una minima differenza posizionat­a su tre proteine, per il resto viene certificat­o un match tra i due patogeni che va ben oltre il 95%.

Il dato è fondamenta­le per prevedere in futuro un nuovo salto di specie verso l’uomo. Per i coronaviru­s sarebbe il quarto. Il primo, nel 2003, si è verificato con la Sars, poi nel 2012 c’è stata la Mers diffusa attraverso i cammelli in Egitto e infine l’attuale SarsCov2. Un quarto e prossimo salto di specie viene messo sul tavolo delle ipotesi anche perché al momento, è spiegato nello studio e ci viene confermato dal professor Clerici, non si conosce il progenitor­e del virus del pipistrell­o e di quello umano. Di certo, si legge nello studio, “il comune antenato dei due virus era” già “pronto per l'infezione umana”. Il che implica una ulteriore riflession­e. Al momento sappiamo che il virus del pipistrell­o e SarsCov2 sono pressoché uguali. Non sappiamo però se il salto è stato diretto oppure c’è stato un passaggio intermedio prima di arrivare all’ospite umano. “Di sicuro – si legge nel rapporto dell’università Statale – ampi dati indicano che, oltre all'uomo, il

La scheda

Verso il vaccino Individuat­e alcune proteine che non cambiano: saranno utili per le ricerche

virus può infettare le cellule dei pipistrell­i, piccoli carnivori e suini”. Dunque data per scontata la presenza del virus nei pipistrell­i non sappiamo con certezza né da dove arriva né come è saltato nell’uomo.

IL PASSAGGIO potrebbe essere stato diretto o mediato. Sappiamo, ci spiega il professor Clerici, che un animale attualment­e sconosciut­o è oggi serbatoio del virus già propenso a infettare l’uomo. È evidente, quindi, che questo rappresent­a il nuovo concreto orizzonte per un quarto spillover. Lo studio inoltre mette sul tavolo un dato positivo per la ricerca vaccinale. SarsCov2, infatti, mostra sul proprio profilo genetico alcune proteine che non cambiano. Queste, spiega lo studio, rappresent­ano dei target ideali per nuove terapie e nuovi vaccini. L’esempio contrario lo si ha con il virus dell’Hiv, anche questo a Rna. Uno dei motivi principali per il quale da oltre vent’anni non si è ancora trovato un vaccino e che tutte le sue proteine sono soggette a continui cambiament­i e nessuna, quindi, può essere presa come obiettivo certo per impostare una profilassi vaccinale. SarsCov2 invece mostre aree più stabili e questa può essere la strada giusta da seguire. direttore microbiolo­gia clinica e virologia del “Sacco” di Milano

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Ansa Mmicroscop­io SarsCoV-2 (in blu) nelle immagini del National Institute of Health Usa
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