Il Fatto Quotidiano

La requisizio­ne “finta” in Puglia dei macchinari per il Veneto

- MA. PA.

Tutto è bene quel che finisce bene. Si potrebbe chiudere così la querelle nata dalla minaccia di Michele Emiliano di requisire due macchinari per processare i tamponi prodotti dalla ditta Masmec di Modugno, vicino Bari, e destinati alla Regione Veneto. Il presidente Luca Zaia non l’aveva presa bene (“se sono nostri vado a prenderli di persona”) e la vicenda ha avuto qualche eco sui giornali, ma è stata in sostanza solo teatro: i macchinari non sono mai stati requisiti e lunedì saranno a Verona come previsto.

La cosa è andata così. La Musmec, che lavora molto col colosso Menarini, aveva venduto a quest’ultima quattro macchinari e la Menarini aveva deciso di venderli al Veneto: “Sono destinati a Verona”, ha spiegato Michele Vinci, presidente della Masmec. Qual è il problema? Apparentem­ente nessuno, ma alla Puglia ne servivano due e la minaccia (sguaiata) di Emiliano è servita se non altro a sbloccare la trattativa con Masmec-Menarini, che pareva arenata. La Regione e il suo presidente ritengono, peraltro, di avere un certo diritto di primazia sul prodotto, tanto più che hanno bisogno di aumentare i tamponi fatti in Regione: “La tecnologia è made in Puglia; le ricerche effettuate nel corso degli ultimi anni nella fabbrica che realizza i macchinari sono state fatte grazie ai finanziame­nti della Regione Puglia; le validazion­i di questi macchinari sono state effettuate dall’Istituto di Igiene dell’Università degli Studi di Bari presso il Policlinic­o di Bari”.

Alla fine, non senza la moral suasion del governo, anche le esigenze della Puglia saranno accontenta­te: “Al presidente Emiliano servono altre due macchine e gliele abbiamo trovate”, dice sempre Vinci, “Queste altre due, che saranno acquistate dalla Regione, si aggiungono a quella già donata da Masmec al Policlinic­o di Bari. I macchinari li abbiamo costruiti e glieli consegniam­o martedì o mercoledì”.

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