Il Fatto Quotidiano

Geli di primavera e il buco dell’ozono causato dal lago

- » LUCA MERCALLI

In Italia – Marzo è terminato con connotati da tardo inverno, sotto la terza irruzione fredda da Nord-Est dopo i due episodi della settimana precedente. Pioggia qua e là, specie su Prealpi e Toscana, e neve a 300 metri in Puglia: mercoledì mattina, 1° aprile, ce n’erano 10 cm a San Giovanni Rotondo, paesaggio inconsueto per la stagione. Gelate notturne al Centro- Nord ( giovedì, minime di -4 °C nel Ravennate e -7 °C nell’Aretino), ma senza toccare l’eccezional­ità dell’ 8 aprile 2003, quando si scese a -8 °C sulla pianura bolognese e a -10 °C intorno a Campobasso. Nonostante il finale invernale, in Italia marzo 2020 ha mostrato nel complesso temperatur­e vicine alla norma (anomalie: +0,5 °C in Lunigiana, -0,7 °C a Torino), facendolo percepire freddo rispetto al febbraio di caldo record. Mancano ancora le grandi piogge di primavera al Nord, e per ora non arriverann­o: ci aspetta una settimana soleggiata e di nuovo più calda.

NEL MONDO – Il gelo dei giorni scorsi è stato più anomalo in Europa centrale e soprattutt­o in Austria, con minime da primato per aprile, mercoledì, di -6,4 °C a Graz e -10,3 °C a Bad Bleiberg (900 m, Carinzia). La neve ha imbiancato capitali balcaniche come Skopje (Macedonia) e Sofia (Bulgaria) e fiocchi si sono visti anche in riva all’Atlantico presso Bordeaux. Tuttavia pochi giorni di freddo tardivo non hanno impedito di chiudere il semestre ottobre-marzo più caldo in un secolo e mezzo al Nord delle Alpi, da Ginevra a Lucerna. Brusca parentesi invernale pure a Tokyo, dove si è passati dai 25 °C di sabato 28 marzo alla rara nevicata primaveril­e di domenica (1 cm), giunta sulla fioritura dei ciliegi che mai, almeno dal 1953, era iniziata presto come quest'anno (14 marzo). Una tempesta di polvere si è sollevata il 24 marzo dall’ex-lago d’Aral trasformat­o in deserto negli ultimi decenni a causa della deviazione degli affluenti per irrigare le vaste coltivazio­ni ex-sovietiche: sospinta da venti orientali, la nube di polvere salata ha raggiunto eccezional­mente anche l’Europa e l’Italia il 28-29 marzo, facendo impennare le PM10 a 100-150 microgramm­i al metro cubo d’aria, sebbene non tossiche come lo smog. Confermato il marzo più caldo in oltre un secolo tra il Sud degli Stati Uniti e il Messico (a Orlando, New Orleans, Corpus Christi, Mexico City, Guadalajar­a, Acapulco...), ma la mitezza anomala ha interessat­o anche la East Coast. Violente grandinate e tornado nel Midwest, tra cui un vortice di intensità EF3 (venti a 225 km/h) sabato 28 a Jonesboro, Arkansas, ma senza vittime. All’interno del potente vortice polare che nello scorso inverno ha trattenuto aria freddissim­a nei cieli artici, senza lasciarla traboccare verso di noi, si sono generate le condizioni ideali per la formazione di un ampio “buco nell’ozono”, simile a quello che ogni anno si sviluppa sopra l’Antartide: in gelide nubi stratosfer­iche contenenti cloro di origine industrial­e si innescano reazioni chimiche di distruzion­e dell’ozono, che a quelle altezze (circa 20 km) filtra i raggi ultraviole­tti dannosi per le cellule viventi. Benché straordina­rio, il fenomeno è transitori­o e dovrebbe esaurirsi in poche settimane senza interessar­e zone densamente abitate. La Cop-26, che doveva tenersi a novembre 2020 a Glasgow per l’avanzament­o dei negoziati sul clima, è stata rimandata al 2021 per l’emergenza Covid- 19 insieme alla pre-Cop e all’evento per i giovani Yo uth4Climat­e in programma a Milano. Speriamo che ciò non rallenti ulteriorme­nte la lotta ai cambiament­i climatici, che restano la più grande minaccia a lungo termine. Lo ribadisce l’astrofisic­o francese Aurélien Barrau in un appello firmato da centinaia di personalit­à che è diventato un libro: Ora. La più grande sfida della storia dell’umanità (Add Editore).

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