Geli di primavera e il buco dell’ozono causato dal lago
In Italia – Marzo è terminato con connotati da tardo inverno, sotto la terza irruzione fredda da Nord-Est dopo i due episodi della settimana precedente. Pioggia qua e là, specie su Prealpi e Toscana, e neve a 300 metri in Puglia: mercoledì mattina, 1° aprile, ce n’erano 10 cm a San Giovanni Rotondo, paesaggio inconsueto per la stagione. Gelate notturne al Centro- Nord ( giovedì, minime di -4 °C nel Ravennate e -7 °C nell’Aretino), ma senza toccare l’eccezionalità dell’ 8 aprile 2003, quando si scese a -8 °C sulla pianura bolognese e a -10 °C intorno a Campobasso. Nonostante il finale invernale, in Italia marzo 2020 ha mostrato nel complesso temperature vicine alla norma (anomalie: +0,5 °C in Lunigiana, -0,7 °C a Torino), facendolo percepire freddo rispetto al febbraio di caldo record. Mancano ancora le grandi piogge di primavera al Nord, e per ora non arriveranno: ci aspetta una settimana soleggiata e di nuovo più calda.
NEL MONDO – Il gelo dei giorni scorsi è stato più anomalo in Europa centrale e soprattutto in Austria, con minime da primato per aprile, mercoledì, di -6,4 °C a Graz e -10,3 °C a Bad Bleiberg (900 m, Carinzia). La neve ha imbiancato capitali balcaniche come Skopje (Macedonia) e Sofia (Bulgaria) e fiocchi si sono visti anche in riva all’Atlantico presso Bordeaux. Tuttavia pochi giorni di freddo tardivo non hanno impedito di chiudere il semestre ottobre-marzo più caldo in un secolo e mezzo al Nord delle Alpi, da Ginevra a Lucerna. Brusca parentesi invernale pure a Tokyo, dove si è passati dai 25 °C di sabato 28 marzo alla rara nevicata primaverile di domenica (1 cm), giunta sulla fioritura dei ciliegi che mai, almeno dal 1953, era iniziata presto come quest'anno (14 marzo). Una tempesta di polvere si è sollevata il 24 marzo dall’ex-lago d’Aral trasformato in deserto negli ultimi decenni a causa della deviazione degli affluenti per irrigare le vaste coltivazioni ex-sovietiche: sospinta da venti orientali, la nube di polvere salata ha raggiunto eccezionalmente anche l’Europa e l’Italia il 28-29 marzo, facendo impennare le PM10 a 100-150 microgrammi al metro cubo d’aria, sebbene non tossiche come lo smog. Confermato il marzo più caldo in oltre un secolo tra il Sud degli Stati Uniti e il Messico (a Orlando, New Orleans, Corpus Christi, Mexico City, Guadalajara, Acapulco...), ma la mitezza anomala ha interessato anche la East Coast. Violente grandinate e tornado nel Midwest, tra cui un vortice di intensità EF3 (venti a 225 km/h) sabato 28 a Jonesboro, Arkansas, ma senza vittime. All’interno del potente vortice polare che nello scorso inverno ha trattenuto aria freddissima nei cieli artici, senza lasciarla traboccare verso di noi, si sono generate le condizioni ideali per la formazione di un ampio “buco nell’ozono”, simile a quello che ogni anno si sviluppa sopra l’Antartide: in gelide nubi stratosferiche contenenti cloro di origine industriale si innescano reazioni chimiche di distruzione dell’ozono, che a quelle altezze (circa 20 km) filtra i raggi ultravioletti dannosi per le cellule viventi. Benché straordinario, il fenomeno è transitorio e dovrebbe esaurirsi in poche settimane senza interessare zone densamente abitate. La Cop-26, che doveva tenersi a novembre 2020 a Glasgow per l’avanzamento dei negoziati sul clima, è stata rimandata al 2021 per l’emergenza Covid- 19 insieme alla pre-Cop e all’evento per i giovani Yo uth4Climate in programma a Milano. Speriamo che ciò non rallenti ulteriormente la lotta ai cambiamenti climatici, che restano la più grande minaccia a lungo termine. Lo ribadisce l’astrofisico francese Aurélien Barrau in un appello firmato da centinaia di personalità che è diventato un libro: Ora. La più grande sfida della storia dell’umanità (Add Editore).