Orbán azzera i transgender: no al cambio di sesso
Acolpi di decreto l'ormai onnipotente Orbán svilisce un diritto umano dopo l'altro. A Budapest hanno messo fine al riconoscimento legale delle persone transgender: il sesso di una persona è “biologico, basato sui cromosomi e caratteristiche genetiche”, si legge nel nuovo disegno di legge a firma del vice premier Zsolt Semjen. “Sesso della nascita” è la locuzione che ora apparirà sui documenti al registro civile di un’Ungheria conservatrice, dove la vessata “ideologia gender” e i relativi studi accademici sono da anni già scomparsi da programmi e aule delle università. Inutili le sirene d'allarme della Budapest libertaria e di quell'Europa. “I transgender hanno diritto al riconoscimento legale basato sulla loro autodeterminazione”. Dunja Mijatovic, già attivista bosniaca, poi rappresentante Osce e dal 2018 commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa, ha fatto appello al Orszaghaz, il Parlamento ungherese, che potrebbe essere svuotato dei suoi poteri e spento appena il premier lo riterrà opportuno, grazie a un decreto approvato lunedì scorso che gli affida poteri illimitati a tempo indeterminato. Adesso carte di identità e passaporti non combaceranno con l'apparenza degli individui che le detengono. Sarà drammatico, se non impossibile, trovare un impiego, affittare una casa, avere accesso al sistema sanitario e altri servizi: “I trans saranno in possesso di documenti che non corrispondono alla loro reale i de nt it à”, ha detto Tamas Dombos dell'Alleanza Lgbt ungherese.
Alla condanna perentoria di Bruxelles, Orbán ha risposto che deve “difendere il suo popolo e contenere il contagio del virus”. Non è chiaro dopo il suo golpe bianco chi potrà contenere lui, autocrate magiaro che non ha mai avuto in pugno tanto potere finora.