“Parla di Draghi premier chi non ha nulla da fare”
Stefano Bonaccini Il presidente emiliano: “Le polemiche politiche ora sono inutili, bisogna lavorare tutti insieme Conte? Fa il possibile”
Presidente Bonaccini, cosa dicono gli ultimi dati sul Covid-19 in Emilia-Romagna? C’è un ulteriore rallentamento del contagio: tre settimane fa ci muovevano con una crescita sotto la linea del 15%, due settimane fa del 10%, l’ultima sempre sotto il 5%. Non è finita la crescita ma ormai la curva è piatta. Gli accessi ai pronto soccorso e ai servizi in ambulanza registrano un calo importante, ma stiamo pagando un tributo pesante di vittime. Per questo insisto su quanto sia fondamentale continuare a restare a casa.
Il sistema sanitario regionale sta reggendo?
Alle misure restrittive del governo su scala nazionale ne abbiamo affiancate altre, come Regione, ancora più stringenti, d’intesa col ministro Speranza. E in un solo mese abbiamo moltiplicato per sei i posti letto per Covid. Stiamo reggendo grazie alla nostra sanità regionale e grazie al fatto che sia pubblica, universalistica, capillare.
Le tensioni tra Regioni e Stato centrale hanno mostrato i limiti del federalismo in Italia. Perché non c’è stata “leale collaborazione”?
Io ho lavorato fin dal primo minuto perché ci fosse massima unità di intenti. Di fronte all’emergenza si lavora insieme, non c’è spazio per polemiche strumentali.
Altri colleghi – per non fare nomi: il lombardo Attilio Fontana – sono in polemica permanente con il governo.
Da me non avete sentito una sola polemica. Il governo è arrivato a provvedimenti omogenei per tutto il Paese col sostegno di tutte le Regioni. Ci sono state fibrillazioni, ma non vedo fratture. Quando c’è un’epidemia nazionale e globale è sacrosanto che la risposta debba avvenire come sistema Paese.
Lo Stato deve riaccentrare la gestione del servizio sanitario?
Non dico questo. In Emilia- Romagna sarebbe un drammatico passo indietro. Dobbiamo alzare il livello dove è più basso, non il contrario. Peraltro le Regioni intercettano prima sul territorio le criticità. Se avessi dovuto aspettare il governo per istituire la zona rossa nel comune di Medicina oggi avremmo probabilmente l’intera città metropolitana di Bologna fuori controllo e gli ospedali al collasso. Non è una critica, è quasi un’ovvietà.
Quando potremo “riaprire” la Regione, e il Paese? Sono giorni che sento previsioni in libertà sulla riapertura. Io non ne faccio, non mi compete. Nessuna ripartenza è possibile se prima non fermiamo la pandemia.
Il costo sociale però è straziante. Quanto pesa la crisi in Emilia-Romagna?
La nostra regione vive di manifattura avanzata, di innovazione costante, di export e turismo. Qui fermarsi significa pagare un prezzo ancora più alto, ma è necessario, va fatto. Al governo non abbiamo posto il problema di quando riaprire – questo ce lo dovrà indicare la comunità scientifica – ma di come farlo. E co m e s i fa? Liquidità, rivoluzione digitale e big data, investimenti pubblici e sostenibilità: su questi assi portanti si giocherà la ripartenza. L’Emilia-Romagna sarà pronta. Vincendo le elezioni a gennaio, di fatto, ha salvato il governo Conte. Magari oggi avremmo avuto Salvini a Palazzo Chigi. Se l’immagina?
Guardi, non so cosa sarebbe accaduto con un governo di destra ma oggi non vedo molta utilità nell’alimentare polemiche politiche. Mi limito ad una considerazione più generale: dall’Italia oggi stiamo chiedendo tutti risposte a Bruxelles, anche chi fino a ieri predicava muri e chiusura. Purtroppo, sono i sovranisti di altri paesi ad opporsi, confermando la linea dell’auste
rità e dell’egoismo.
La sua avversaria Lucia Borgonzoni aveva promesso che sarebbe rimasta a fare opposizione in Regione, dimettendosi dal Senato. Ha fatto il contrario.
Ognuno si misurerà con le proprie coerenze, ma abbiamo altre priorità che non commentare Borgonzoni.
Come valuta la ge s t i o n e d i Conte? È stato fa t t o t u t t o i l possibile?
Nessun governo o presidente del Consiglio ha mai dovuto affrontare una crisi di questa portata. E col senno di poi tutti sono capaci di trovare soluzioni migliori. Credo che sia stato fatto e che si stia facendo il possibile. La collaborazione istituzionale deve essere massima.
Il premier intanto è sempre più popolare. Per il suo Pd è una buona o una cattiva notizia?
Insisto: non credo sia questo il momento per le analisi politiche. Verrà nuovamente il tempo in cui confrontarci e dividerci, ora dobbiamo pensare a fermare il contagio.
In questi giorni ha fatto il nome di Romano Prodi, in che modo lo coinvolgerà?
In Emilia-Romagna vogliamo provare a ridisegnare il nostro futuro, sapendo che tutto sarà diverso. Sto formando un gruppo che possa lavorare liberamente e con una certa audacia a questo progetto. Ci saranno economisti, filosofi, scienziati, donne e uomini della cultura ed esperti delle nuove tecnologie. Romano Prodi ed Enrico Giovannini ne faranno parte.
Come valuta la manovra per portare Mario Draghi a Palazzo Chigi?
Davvero in questo momento dovremmo occuparci di alchimie di palazzo? Piuttosto, ascoltiamo Mario Draghi e la sua ricetta: va speso tutto quello che è necessario per assicurare liquidità alle imprese, reddito ai lavoratori e alle famiglie, investimenti pubblici. Lascio le fantasie politiche a chi in questo momento non è impegnato né nella gestione dell’emergenza, né nel dover costruire le condizioni della ripartenza.
L’Europa che prova sta dando di sé?
L’Europa che si divide e che non sa essere solidale non serve a nulla. Tradisce se stessa, le ragioni per cui è stata fondata. Non si può spaccare nel momento di fare il passo in avanti decisivo: serve una dose massiccia di liquidità per cittadini, famiglie, imprese, fondi a costo zero e da restituire a lunghissima scadenza. Serve un cambio radicale di paradigma. O ne usciamo tutti insieme o davvero non si salverà nessuno.
LA STRADA È ANCORA LUNGA
“Da giorni sento parole in libertà sulla riapertura Non si può ripartire se prima non si ferma la pandemia”
LA TENUTA DEL SISTEMA
“I numeri registrano un calo importante. Se abbiamo retto è grazie alla sanità pubblica, universale e capillare”
L’IMPORTANZA DELLE REGIONI
Se avessi atteso il governo per istituire la zona rossa a Medicina, oggi Bologna sarebbe fuori controllo, gli ospedali al collasso
LA GRANDE ASSENTE
Se l’Europa si divide e non sa essere solidale, non serve a nulla, tradisce le ragioni per cui è stata fondata. Ci vuole un nuovo paradigma