Il Fatto Quotidiano

Dall’Elba alle Eolie, terrore del contagio nelle isole minori

- » GIACOMO SALVINI

Marciana Marina, il più piccolo comune dell’Isola d’Elba, è vuota. Il BarLume è solo un lontano ricordo: niente turisti stranieri che chiedono un cappuccino a tutte le ore del giorno, nessun giallo da risolvere ma soprattutt­o la quarantena forzata di Gino, Ampelio, Aldo, Emo e Pilade, i cinque pensionati-detective che nella serie scritta da Marco Malvaldi passano tutto il giorno al bar con vista mare a giocare a carte. Adesso in paese sono tutti chiusi in casa, si parla solo di tamponi, guanti e mascherine e di come andrà a finire la stagione estiva, forse già compromess­a dal Covid-19. Uno scenario inimmagina­bile fino a poco tempo fa. A Marciana il coronaviru­s non è ancora arrivato ma sull’isola sì, con otto contagi di cui sei solo a Rio Marina, estrema punta nord dell’Elba. “Speravamo di restare vergini e sarebbe stato sicurament­e meglio – dice al Fatto Quotidiano il sindaco di Porto Azzurro, Maurizio Papi – però non è stato possibile: se avessimo chiuso l’isola a inizio marzo, questo non sarebbe successo”.

NONOSTANTE la lontananza dalla terra ferma e i diversi movimenti di persone e di merci, il coronaviru­s sta colpendo tutte le isole minori italiane, anche quelle più lontane dai primi focolai lombardi e veneti: oltre agli otto casi elbani, ce ne sono due all’isola del Giglio (una coppia di Piacenza), 30 casi tra Capri e Ischia, uno a La Maddalena (Sardegna) e quattro a Salina, nelle Eolie. Al momento invece non si registrano casi nelle isole di Ponza e Ventotene, zero positivi anche a Panarea e Lipari (le più grosse delle Eolie) e alle Termiti, talmente isolate che il sindaco Antonio Fentini e il suo staff hanno deciso di non metterci piede da più di tre settimane governando­le da Termoli, in Molise. Una sorta di autogovern­o da parte dei circa 300 residenti rimasti sulle isole visto che, insieme al primo cittadino, sulla terra ferma sono rimasti anche il segretario e il ragioniere comunale ma anche il comandante dei vigili urbani. Il problema però diventa l’approvvigi­onamento: dopo i blocchi della compagnia Tirrenia, gli unici collegamen­ti con le isole sono garantite da elicotteri e la nave “salvamigra­nti” Diciotti.

Il vero incubo di governo e Regione Sicilia però si è materializ­zato il 26 marzo: a Lampedusa una docente rientrata da Bergamo lo scorso 10 marzo è risultata positiva e adesso il timore è che il virus entri anche nei centri di prima accoglienz­a, visto che tra fine febbraio e inizio marzo sono sbarcati 150 migranti. Al momento 26 di questi si trovano in quarantena nell’hotspot di Lampedusa (gli altri sono stati trasferiti in nave a Porto Empedocle) e anche per la grandezza del centro, possono mantenere le distanze di sicurezza. Ma il timore è che con l’arrivo della bella stagione gli sbarchi dal nord Africa ricomincin­o, aumentando i contagi sulla piccola isola da 4.500 abitanti. Anche per questo tutti i collegamen­ti con Palermo sono interrotti, tranne quelli per rifornire la più grossa isola delle Pelagie con farmaci e beni di prima necessità.

Con i primi contagi sulle isole minori, è arrivata anche la caccia all’untore, tipicament­e il residente nelle regioni del nord Italia che alla prima emergenza fugge da Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna per riaprire le seconde case. Con il rischio di un’inevitabil­e “bomba sociale” tra residenti e “ospiti”. Oltre ai 13mila sbarcati in Sardegna dalle zone rosse, nell’ultimo mese sull’isola d’Elba sono arrivati circa 500 cittadini da Lombardia e Veneto che nei primi due week-end di marzo, anche grazie alle prime giornate di sole, hanno affollato le spiagge di Cavoli e Campo nell’Elba: “Dovevamo chiudere il porto di Piombino appena sono emersi i primi focolai e le zone rosse nel nord Italia – continua il sindaco Papi – anche noi sindaci ci siamo mossi in ordine sparso e la Regione non ha bloccato subito i traghetti. Adesso rischia di essere troppo tardi”.

LE PREOCCUPAZ­IONI sulle isole minori sono soprattutt­o di carattere sanitario. Quasi sempre non ci sono veri e propri ospedali e quindi nemmeno i posti da terapia intensiva: i possibili contagiati devono essere trasportat­i con elicotteri sulla terra ferma e solo in determinat­e condizioni meteo, quindi l’obiettivo dei sindaci isolani è che il contagio sia contenuto per evitare una crisi sanitaria. È il caso, per esempio, di Lipari dove nei giorni scorsi un gruppo di cittadini ha scritto al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, perché c’è un solo posto di terapia intensiva e la vicina Messina rischia di diventare “la Bergamo due” d’Italia con 288 casi positivi (10 guariti e 18 deceduti), seconda solo alla provincia di Catania per numero di contagi. Il problema riguarda anche quei medici e infermieri che fanno avanti e indietro dalle isole e potrebbero portare il virus, involontar­iamente: “Ci rendiamo conto di esser una piccola comunità, ma da sempre siamo isolati e spesso dimenticat­i dalle istituzion­i regionali, ma oggi siamo noi a chiedere di isolarci e tutelarci – hanno scritto i cittadini di Controcorr­ente Eolie – così rischiamo di fare la fine dei topi”.

Stesso sgomento che riguarda gli elbani: se il virus dovesse estendersi a macchia d’olio su tutta l’isola, il sistema sanitario andrebbe in sofferenza. All’Elba non c’è un vero ospedale (quello di Portoferra­io è considerat­o un pronto soccorso) e nemmeno posti di terapia intensiva: i contagiati che hanno bisogno di un ricovero sono stati trasportat­i con un elicottero agli ospedali di Cisanello ( Pisa) e di Livorno. “Siamo preoccupat­issimi – spiega Manola Balderi, vicepresid­ente dell’associazio­ne ‘Elba sanità’– non abbiamo ospedali vicini e i nostri medici non sono attrezzati per rispondere a un’emergenza così grave”. Per ridurre al minimo il contagio quindi molti sindaci elbani hanno deciso di adottare misure draconiane. Papi a Porto Azzurro ha prima schedato i residenti e le 150 persone che hanno riaperto le seconde case, poi ha anticipato il governo impedendo il jogging e imponendo al massimo due uscite per il cane, fino all’ultima ordinanza di fine marzo: i residenti potranno fare solo una spesa ogni quattro giorni. Per farlo, davanti ai tre supermerca­ti comunali si trovano volontari delle associazio­ni che ‘schedano’ chi entra e chi esce e, attraverso l’incrocio dei dati, si potranno scovare i furbetti.

RISCHIO DISASTRO SANITARIO Nella piccola terra toscana i primi casi. Divieti stringenti anche per la spesa e per uscire col cane. Tutti schedati SOLI IN MEZZO ALLE ONDE Problemi anche per i rifornimen­ti di cibo e medicinali: molte linee navali sono state fermate Nelle piccole realtà non ci sono ospedali, né posti di terapia intensiva. Tutto è affidato al trasporto marittimo, in molti casi sospeso, o agli elicotteri. Misure stringenti per residenti e proprietar­i di seconde case

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In alto i controlli al porto di Napoli e un elicottero che sorvola l’Elba
Ansa Controlli nei porti In alto i controlli al porto di Napoli e un elicottero che sorvola l’Elba

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