Il Fatto Quotidiano

“Operatori positivi nelle stanze dei degenti Così è scoppiato il contagio al Don Gnocchi”

Lavoratore dell’Istituto Palazzolo. Nel mese di marzo 87 decessi, di cui ben 27 per Covid

- » VALERIA PACELLI

“Nessun

protocollo di sicurezza applicato e operatori sanitari positivi al coronaviru­s sistemati nelle stanze degli anziani: anche così si è diffuso il virus nell’istituto Palazzolo della Fondazione Don Gnocchi di Milano”. Chi parla è un operatore che per anni ha lavorato proprio in uno dei reparti dedicati ad accogliere gli anziani. Con altri, ha denunciato quelle che ha definito “azioni omissive” e che, a sua detta, avrebbero portato al contagio di molti operatori sanitari nell’Istituto.

Su questo indaga la Procura di Milano mentre la Fondazione da parte sua ha respinto le accuse definendol­e false.

L’operatore che ha deciso di parlare con Il Fatto ma in forma anonima, lavorava proprio a contatto con gli anziani, che adesso dice non essere stati protetti abbastanza. Secondo i dati raccolti dal Fatto nell’istituto Palazzolo nel mese di marzo si sono registrati 87 decessi (583 i posti letto complessiv­i) e di questi 27 “in pazienti con positività o sospetto Covid-19”, come spiegano dalla Fondazione.

La fondazione Don Gnocchi è uno degli istituti che ha risposto alle delibere della Regione Lombardia in cui, in sostanza, si chiedevano posti letto per i casi di coronaviru­s e per i dimessi, per cercare di liberare gli altri ospedali. Nella sede di Milano, com’era la situazione quando sono arrivati pazienti degli altri istituti?

L’epidemia stava già esplodendo, infatti ci chiedevamo per quale motivo avessero accettato di ospitare altri pazienti Covid.

Il 16 marzo però la Fondazione ha aperto un reparto ad hoc per ospitare i pazienti positivi: sono stati messi a disposizio­ne 36 i posti letto nella sede di Milano, 110 in tutta Italia.

Il problema è che quando inaugurano questo nuovo reparto il personale nell’ospedale si stava già dimezzando: c’erano già alcuni operatori sanitari contagiati. Anche io ho fatto il tampone e ho scoperto di essere positivo. E non ero l’unico caso: molti colleghi si erano ammalati già nella settimana precedente, anche se il quadro non era ancora molto chiaro.

La Fondazione ha già smentito queste affermazio­ni spiegando di aver intrapreso da subito tutte le azioni necessarie al contenimen­to dell’epidemia a protezione dei pazienti e degli operatori. Al Fatto, oggi, dall’ente spiegano che il nuovo reparto “è totalmente isolato dal resto della struttura e dalla Rsa”.

Questo è vero. Il punto però è che bisognava applicare il protocollo del reparto Covid

Il 16 marzo hanno aperto un reparto per ospitare persone da altri ospedali, ma il contagio era già all’interno

anche nel resto dell’Istituto. Gli anziani negli altri reparti si contagiava­no comunque perché qui c’erano già persone positive con le quali erano in contatto. Nel reparto dove lavoravo io, per esempio, su 70 anziani ricoverati almeno 23 sono morti nelle ultime settimane. Alcuni accertati Covid, per altri invece il tampone neanche è stato fatto. Ma c’è un’altra problemati­ca.

Quale?

Alcuni operatori che si è scoperto essere positivi nei primi giorni sono stati ricoverati nelle stanze con altri anziani. Solo in un secondo momento quindi sono stati spostati nel reparto Covid. Nel frattempo però il danno era fatto.

DI QUANTO SOSTENUTO dall’operatore Il Fatto ne ha chiesto conto alla Fondazione Don Gnocchi, che ha smentito, compresa l’ultima circostanz­a raccontata: “I casi di positività al Covid-19 rilevati fra gli operatori – spiegano dall’ente – sono stati gestiti e isolati immediatam­ente secondo i protocolli previsti dalle autorità, e in coordiname­nto con le autorità stesse. La Fondazione Don Gnocchi ha attivato presso il convitto, struttura fisicament­e distaccata dall’Istituto, alloggi per operatori non in grado di gestire l’isolamento al proprio domicilio. Oggi ve ne sono ospitati quattro con positività o sospettati Covid-19”.

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LaPresse All’Istituto Palazzolo della Don Gnocchi creati 36 posti letto per accogliere pazienti da altri ospedali

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