CORONABOND O MES? CHIEDO A BARISTA E MECCANICO
Ieri ho riunito in videoconferenza i miei fornitori abituali e ho chiesto loro: preferite il Fondo salva-Stati o i Coronabond? Rocco, il meccanico con officina sotto sfratto ha risposto che il problema è mal posto poiché in entrambi i casi il rapporto tra debito e Pil rischia di crescere fino a 20 punti percentuali e l’aiuto della Bce forse potrebbe non bastare. Invece secondo Walter, il parrucchiere in ritardo con il pagamento della rata all’usuraio del quartiere, esiste lo spazio per aumentare il debito, ma poi l’Italia deve fare le riforme. Da qui si è acceso il dibattito sulla necessità di proteggere con un Golden power, Enel, Eni, Poste e gli altri gioielli di famiglia. Che Maria la barista, con tre figli disoccupati a carico, ha risolto con l’abituale pragmatismo: io i gioielli della pora mamma me li so’già impegnati. Walter fa affidamento sui 350 miliardi di liquidità di marzo promessi dal governo e, naturalmente, sulla sospensione del Patto di stabilità.
Inevitabile qualche punta polemica sull’eterno dilemma tra sovranismo e solidarietà europea, risolto con il richiamo comune al Manifesto di Ventotene. Per rasserenare gli animi abbiamo parlato della lettura come rifugio e consolazione in questa fase di sospensione del tempo. In tutti ho scoperto una predilezione per Delitto e Castigo di Dostoevskij, forse per certe inconsapevoli pulsioni prodotte dalla coabitazione forzata. Sul modello di famosi attori e intellettuali ho proposto un viaggio alla riscoperta della casa come luogo della condivisione e dello spirito ( con il silenzio rotto solo dal cip cip degli uccellini). Ma Rocco che vive in due camere con moglie, pargoli e un fratello disabile mi ha riposto male.
È il momento della responsabilità, ha detto Walter. Non abbassiamo la guardia, ha soggiunto Rocco. E Maria, donna concreta ha concluso: ce la faremo, vediamoci alla Caritas.