Rai e Palazzo Chigi, smania di sceriffi anti-balle
L’esecutivo contro le fake news (ma solo quelle online), la tv di Stato si affida a Di Bella
Se oggi non hai una bella task force contro le fake news, non sei è nessuno. Perché è questa la nuova moda che impazza ai piani alti delle istituzioni. Non bastava quella di cui si è dotata la Rai, composta solo da due persone, il direttore di Rainews Antonio Di Bella e il suo cronista scientifico Gerardo D’Amico. Ora anche Palazzo Chigi ha la sua brava task force contro le fake news da coronavirus.
Intendiamoci: di balle sesquipedali sul virus ne circolano a iosa, soprattutto sui social. Bufale che nel tempo di un battito d’ali (di pipistrello) diventano verità assolute, provocando palpitazioni, ansie e paure a mezzo mondo. L’esigenza di mettere un po’ d’ordine ha una sua logica. Lascia perplessi, però, che a farlo sia il governo, perché, quando l’esecutivo si muove sul terreno minato dell’informazione, subito si sente puzza di censura. “Non si tratta di limitare la libertà. La commissione non si occuperà delle opinioni, che sono sempre libere e inviolabili, ma di individuare quelle fake news pericolose in ambito sanitario che possono danneggiare la salute dei cittadini”, ha precisato ieri Andrea Martella, sottosegretario alla presidenza del consiglio con la delega all’editoria. Colui che, insieme allo staff di Palazzo Chigi, ha avuto l’idea.
La destra ha subito storto il naso. Perché, a vedere i nomi, a loro dire sarebbe troppo di sinistra. “Il governo ha scelto d’imperio gli ‘esperti’ che decideranno cosa si può dire o cosa no. Tra loro non c’è neppure un medico o un virologo. Credo che si stiano limitando le libertà fondamentali e costituzionali con eccessiva disinvoltura”, attacca Giorgia
Meloni. Task force an ti- sovranista, dunque?
A COORDINARLAc’è il giornalista di Repubblica Riccardo Luna. Poi ci sono il direttore di FanpageFrancesco Piccinini e Ruben Razzante, che è docente di diritto dell’informazione alla Cattolica di Milano. E alcuni esperti di fact checking in diversi campi: David Puente, che lo fa per Open di Enrico Mentana, e poi Luisa Verdoliva (ricercatrice alla Federico II di Napoli), Giovanni Zagni (giornalista, direttore di Pagella Politica), Fabiana Zollo (ricercatrice alla Ca’Foscari di Venezia) e Roberta Villa (giornalista esperta di medicina).
Uno dei più scatenati contro l’iniziativa, su Twitter, è Nicola Porro. “La trovo allucinante e pericolosa. Sul Covid gli stessi virologi si dividono, in questi giorni ne sentiamo d i o g n i , e quello che è vero o falso me lo dovrebbe dire una task force del governo? Ma andiamo! Oltretutto web e social sono velocissimi, il loro giudizio arriverebbe comunque a danno fatto”, sostiene il vicedirettore del
Giornale.
Il raggio d’azione della task force governativa, infatti, è il web, non giornali, radio e tv, che quindi possono fare come gli pare. “Se si vuole agire con serietà, allora andrebbe istituita un’a ut h o ri t y in d i pe ndente, non un gruppo che lavora gomito a gomito con l’e
secutivo. Così c’è davvero il rischio di censura”, osserva Carlo Rossella, ex direttore di Stampa e Tg5.
Infine, c’è la task force della Rai, coordinata da Di Bella. Il quale proprio ieri è incappato in un piccolo incidente. Riprendendo l’agenzia russa Ria Novosti, Rainews ha dato la notizia che Boris Johnson fosse stato messo in terapia intensiva. Notizia però smentita dal governo britannico e dallo stesso premier inglese, anche se poi altre testate l’hanno confermata. I dubbi restano, come il fatto che l’accusa di fake news sia sempre dietro l’angolo, anche per chi dirige una task force contro di esse.
Paradosso Ieri Rainews è stata accusata di aver pubblicato una bufala sulle condizioni di Boris Johnson